Aiuto urgentissimo riassunto penelope e telemaco Odissea
salve a tutti sono nuovo avrei bisogno del riassunto di "Penelope e Telemaco" dell Odissea , versi 325-380
riassunto il prima possibile please
qui sotto c'è la parafrasi
Il cantore famoso cantava tra di loro, ed essi erano seduti in silenzio: narrava il ritorno funesto degli Achei, dovuto all’ira di Pallade Atena. Dalle stanze superiori ne sentì il canto Penelope, figlia di Icario: scese dall’alta scala della sua camera, accompagnata da due ancelle. Quando arrivò tra i pretendenti si fermò vicino ad un pilastro, tenendo il lucido scialle davanti alle guance: da ciascun lato c’era un ancella. Piangendo si rivolse al divino cantore: “ Femio, tu conosci molte altre imprese di uomini e di dei, che affascinano gli uomini e i cantori le celebrano: cantane una tra esse, seduto tra di loro, essi in silenzio devono il vino; smetti questo triste canto, che sempre mi logora il cuore, dopo che mi colpì il crudele dolore. Questa persona infatti desidero, ricordandola sempre, un uomo famoso per tutta la Grecia:”
Le rispose saggiamente Telemaco: “ Madre mia, perché non vuoi che il fedele cantore ci allieti come la mente lo ispira? I cantori non sono colpevoli, responsabile è Zeus, che assegna a ciascun uomo il destino che vuole. Femio non va biasimato se canta la sfortunata sorte dei greci: gli uomini ammirano il canti più nuovo. Il tuo cuore e il tuo animo sopportino di ascoltare: perché a Troia non perì solo Odisseo, ma anche molti altri. Va nella tua stanza, comanda alle ancelle di occuparsi del lavoro: la parola spetterà agli uomini, a me soprattutto, perché ho il potere qui in casa.”
Lei era tornata stupita nella sua stanza: pensava al saggio discorso del figlio. E salita di sopra con le ancelle, pianse Odisseo, il marito, finché Atena le concesse il sonno.
riassunto il prima possibile please
qui sotto c'è la parafrasi
Il cantore famoso cantava tra di loro, ed essi erano seduti in silenzio: narrava il ritorno funesto degli Achei, dovuto all’ira di Pallade Atena. Dalle stanze superiori ne sentì il canto Penelope, figlia di Icario: scese dall’alta scala della sua camera, accompagnata da due ancelle. Quando arrivò tra i pretendenti si fermò vicino ad un pilastro, tenendo il lucido scialle davanti alle guance: da ciascun lato c’era un ancella. Piangendo si rivolse al divino cantore: “ Femio, tu conosci molte altre imprese di uomini e di dei, che affascinano gli uomini e i cantori le celebrano: cantane una tra esse, seduto tra di loro, essi in silenzio devono il vino; smetti questo triste canto, che sempre mi logora il cuore, dopo che mi colpì il crudele dolore. Questa persona infatti desidero, ricordandola sempre, un uomo famoso per tutta la Grecia:”
Le rispose saggiamente Telemaco: “ Madre mia, perché non vuoi che il fedele cantore ci allieti come la mente lo ispira? I cantori non sono colpevoli, responsabile è Zeus, che assegna a ciascun uomo il destino che vuole. Femio non va biasimato se canta la sfortunata sorte dei greci: gli uomini ammirano il canti più nuovo. Il tuo cuore e il tuo animo sopportino di ascoltare: perché a Troia non perì solo Odisseo, ma anche molti altri. Va nella tua stanza, comanda alle ancelle di occuparsi del lavoro: la parola spetterà agli uomini, a me soprattutto, perché ho il potere qui in casa.”
Lei era tornata stupita nella sua stanza: pensava al saggio discorso del figlio. E salita di sopra con le ancelle, pianse Odisseo, il marito, finché Atena le concesse il sonno.