Aiuto compito a casa
scusate ragazzi ho fatto già un tema sulla pietà di Antigone , nella stessa traccia però m kiede di riportare esempi tratti da eventi di attualità o episodi bellici in cui si evinca la tematica di onorare i nemici ed avere pietà di loro.
Al momento però non me ne sovviene nessuno e vi chiedo gentilmente di aiutarmi grazie
Al momento però non me ne sovviene nessuno e vi chiedo gentilmente di aiutarmi grazie
Risposte
http://cronologia.leonardo.it/storia/a1918z.htmmonumento ai caduti (non italiani) della 1 guerra mondiale:
Ma anche verso i Caduti nemici l'Italia fu, come sempre, maestra di generosità.
Ai valorosi di qualsiasi campo é patria il cielo, che avvolge immenso la piccola terra. I monti si appianano con la morte, i confini si cancellano, e gli odii placati si confondono in un unico amore, che é luce universa.
Questo I' Italia sente; e per ciò ha iscritto sul cimitero di Bove:
"Oltre il rogo non vive ira nemica ! ».
http://cronologia.leonardo.it/storia/a1849g.htm
1 guerra d'indipendenza:
"I Francesi stupivano di tanta audacia e rientrarono nel loro campo. Ma altri gli surrogavano, nell'atto che le artiglierie decimavano le nostre file. Il recinto Aureliano fu preso e ripreso con varia fortuna. Il campo era pieno di cadaveri e di feriti: e più le nostre disordinate bande si assottigliavano, e più gente il generale nemico ci cacciava addosso, impaziente degli indugi e voglioso di occupare la piazza. Garibaldi rivelava in quel giorno qual uomo egli era. Ruotando d'ogni lato la spada, faceva morder la polvere ai volenterosi nemici che si spingevano innanzi. Pareva Leonida antico alle Termopili. Pareva Ferruccio nel castello della Gavinana. Io tremava che dovesse cadere da un istante all'altro. Ma quello resisteva al destino".
Un destino che era ormai segnato per molti; per i tanti e tanti caduti da entrambe le parti. A mezzogiorno fu stipulata una reciproca breve tregua per raccogliere i propri morti e i feriti.
Ma anche verso i Caduti nemici l'Italia fu, come sempre, maestra di generosità.
Ai valorosi di qualsiasi campo é patria il cielo, che avvolge immenso la piccola terra. I monti si appianano con la morte, i confini si cancellano, e gli odii placati si confondono in un unico amore, che é luce universa.
Questo I' Italia sente; e per ciò ha iscritto sul cimitero di Bove:
"Oltre il rogo non vive ira nemica ! ».
http://cronologia.leonardo.it/storia/a1849g.htm
1 guerra d'indipendenza:
"I Francesi stupivano di tanta audacia e rientrarono nel loro campo. Ma altri gli surrogavano, nell'atto che le artiglierie decimavano le nostre file. Il recinto Aureliano fu preso e ripreso con varia fortuna. Il campo era pieno di cadaveri e di feriti: e più le nostre disordinate bande si assottigliavano, e più gente il generale nemico ci cacciava addosso, impaziente degli indugi e voglioso di occupare la piazza. Garibaldi rivelava in quel giorno qual uomo egli era. Ruotando d'ogni lato la spada, faceva morder la polvere ai volenterosi nemici che si spingevano innanzi. Pareva Leonida antico alle Termopili. Pareva Ferruccio nel castello della Gavinana. Io tremava che dovesse cadere da un istante all'altro. Ma quello resisteva al destino".
Un destino che era ormai segnato per molti; per i tanti e tanti caduti da entrambe le parti. A mezzogiorno fu stipulata una reciproca breve tregua per raccogliere i propri morti e i feriti.
per esempio, c'è un libro IL SERGENTE NELLA NEVE, dove i russi combattono una guerra.
Durante una sparatoria, molti di loro vengono feriti, ed alcuni chiamano disperatamente MAMMA, MAMMA e i loro avversari li risparmiano.
Questo è un fatto vero perchè l'autore del libro ha partecipato alla guerra ed è un DIARIO DI VIAGGIO. Spero di averti aiutato...
Aggiunto 1 minuti più tardi:
Mi sono dimenticato, per cercare meglio altre informazioni leggi su google la trama del libro. L'ho letto per scuola l'anno scorso , non mi ricordo un gran che...
Durante una sparatoria, molti di loro vengono feriti, ed alcuni chiamano disperatamente MAMMA, MAMMA e i loro avversari li risparmiano.
Questo è un fatto vero perchè l'autore del libro ha partecipato alla guerra ed è un DIARIO DI VIAGGIO. Spero di averti aiutato...
Aggiunto 1 minuti più tardi:
Mi sono dimenticato, per cercare meglio altre informazioni leggi su google la trama del libro. L'ho letto per scuola l'anno scorso , non mi ricordo un gran che...
bho nn so ke dirti leggi questo e prendi sunto da questo testo cosi e + facile:
ANTIGONE La pieta' contro la legge
I comandamenti divini che ci spingono a disubbidire allo Stato " Una norma razzista non diventa giusta neanche se votata da un parlamento regolarmente eletto " " La storia esige che tante donne anche oggi seppelliscano fratelli e figli stroncati dalla violenza umana "
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ CLASSICI L' eroina di Sofocle si ribello' a Creonte per rispettare un ordine morale superiore. Perche' quella tragedia, dopo 2500 anni, e' ancora attuale TITOLO: La pieta' contro la legge I comandamenti divini che ci spingono a disubbidire allo Stato "Una norma razzista non diventa giusta neanche se votata da un parlamento regolarmente eletto" "La storia esige che tante donne anche oggi seppelliscano fratelli e figli stroncati dalla violenza umana" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Si apre a Bled, in Slovenia, il convegno del Pen club internazionale dedicato ad Antigone. Pubblichiamo parte della relazione di Claudio Magris. Negli ultimi due secoli si sono succedute, nella letteratura di tutto il mondo, innumerevoli Antigoni. Ogni rielaborazione, commento e ripresa sono un' interpretazione del nodo centrale dell' immortale tragedia di Sofocle, il conflitto fra la legge dello Stato . in questo caso rappresentata dal decreto di Creonte, che proibisce di dar sepoltura al cadavere di Polinice, morto mentre combatteva contro la sua citta' e la sua patria . e le "leggi non scritte degli de' i", il comandamen to etico assoluto che impone ad Antigone di seppellire il fratello caduto nella guerra fratricida, di osservare l' eterna legge dell' amore fraterno e universale, e della pietas dovuta ai morti, legge che nessun diritto positivo puo' infrangere senza perdere la sua legittimita' . Certo, l' Antigone non e' solo questo; e' anche, nota George Steiner . autore di un mirabile libro sulle Antigoni (Garzanti) . una summa di tutti gli essenziali rapporti e conflitti umani: fra vecchiaia e giovinezza, societa' e individuo, mondo dei vivi e mondo dei morti, uomini e divinita' , ethos maschile e femminile, amore e sacrificio, sfera dell' intimita' privata e sua profanazione pubblica, martirio del cuore esposto alla piazza. E la piu' nota espressione dei valori femminili, elevati a una universalita' che li trascende ma nasce da essi. Ma l' Antigone e' in primo luogo conflitto fra Antigone e Creonte, fra le due leggi che, nelle loro persone, si affrontano. Creonte non e' solo un tiranno, perche' se fosse tale, dice Heidegger, non sarebbe neppure degno di essere contrapposto all' eroina. Hegel, cosi' turbato dalla sublime figura di Antigone che egli accostava a quella di Cristo, vede nella sua ribellione all' ordine di Creonte non solo un comandamento universale, ma anche un culto della famiglia e dei legami di sangue e dunque un culto sotterraneo, infero, inferiore, una morale personale e privata cui lo Stato non puo' sottomettersi, ma che lo Stato, pur tributandole un religioso onore, deve sottomettere alla propria piu' alta e oggettiva realizzazione dell' universale umano; la famiglia non puo' sovrapporsi allo Stato senza provocare una regressione. Tragedia non significa, da questo punto di vista, contrapposizione del bene al male, di una pura innocenza a una truce colpa, ma e' un conflitto nel quale non e' possibile assumere una posizione che non comporti inevitabilmente, anche nell' eroismo del sacrificio, pure una colpa. La grandezza di Antigone, secondo Hegel infinitamente superiore a Creonte, consiste nel fatto che lei sa che la sua altissima scelta e' anche colpevole, mentre Creonte lo ignora, almeno finche' la sventura non travolge pure lui. Va aggiunto che la pietas di Antigone diventa un valore universale . come in realta' accade, credo, nella tragedia di Sofocle, quasi in risposta anticipata alle critiche di Hegel . solo se essa si estende, dai fratelli di sangue, a tutti gli uomini sentiti come fratelli, superando cosi' ogni ethos tribale nazionale. Per Holderlin, che traduce e riscrive Sofocle con risultati di incomparabile potenza poetica, l' Antigone e' la tragedia dell' incontro fra il divino e l' umano, incontro che e' altezza suprema ma anche lotta devastante, in cui fatalmente l' uomo, essere limitato, trascende e sfonda distruttivamente i suoi limiti, scatenando una forza vitale illimitata che lo porta all' autodistruzione. Le eta' rivoluzionarie sono un aspetto storico di questa tragedia liberatrice e distruttiva, in cui la redenzione che l' eroe individuale porta nel mondo, abbattendo il suo vecchio ordine oppressivo e instaurandone o facendone intravvedere uno nuovo e spiritualmente superiore, comporta una colpa, che il redentore colpevole deve pagare con la morte. La tragedia e' dunque conflitto fra legge e comandamento morale, i quali hanno entrambi un loro valore. Ma l' Antigone e' la tragedia, perennemente attuale, del nostro dovere di scegliere tra questi valori, con tutte le difficolta' , gli errori e anche le colpe che questa scelta, nelle singole circostanze storiche, implica. La legge positiva, di per se' , non e' legittima, nemmeno quando nasce da un ordinamento democratico o dal sentimento e dalla volonta' di una maggioranza, se calpesta la morale; per esempio, una legge razzista, che sancisca la persecuzione o lo sterminio di una categoria di persone, non diventa giusta, neanche se viene votata democraticamente da una maggioranza in un parlamento regolarmente eletto, cosa che potrebbe accadere o e' accaduta. Una violenza inflitta a un individuo non diventa giusta solo perche' il cosiddetto sentire comune l' approva, come vorrebbe farci credere una sociologia malintesa. L' antisemitismo in Germania all' epoca del nazismo o la violenza contro i neri nell' Alabama corrispondevano certo al sentire di una larga, forse larghissima parte delle popolazioni di quei Paesi, ma non per questo erano giusti. Talvolta puo' essere vero quello che grida il dottor Stockmann nel Nemico del popolo di Ibsen: "La maggioranza ha la forza, ma non la ragione!". E allora bisogna obbedire alle "non scritte leggi degli de' i" cui obbedisce Antigone, anche se tale obbedienza . ovvero disobbedienza alle inique leggi dello Stato . possa avere delle conseguenze tragiche per noi, e pure per gli altri. Ma a questo punto sorge un interrogativo terribile, a sua volta tragico: come si fa a sapere che quelle leggi non scritte sono degli de' i, ossia sono dei principi universali, e non invece arcaici pregiudizi, cieche e oscure pulsioni del sentimento, condizionate da chissa' quali vincoli atavici? Noi tutti siamo convinti che l' amore cristiano del prossimo, i postulati dell' etica kantiana che ammonisce a considerare ogni individuo sempre come un fine e mai come un mezzo, i valori illuministi e democratici di liberta' e tolleranza, gli ideali di giustizia sociale, l' uguaglianza dei diritti di tutti gli uomini in tutti i luoghi della Terra siano fondamenti universali che nessun Creonte, nessuno Stato puo' violare. Ma sappiamo anche che spesso le civilta' . anche la nostra . hanno imposto con violenza ad altre civilta' dei valori che esse ritenevano universali umani e che invece erano il prodotto secolare della loro cultura, della loro storia, della loro tradizione, che era semplicemente piu' forte dei valori di altre civilta' . Quando un Dio parla al nostro cuore, bisogna essere pronti a seguirlo a ogni costo, ma solo dopo essersi interrogati con la massima lucidita' possibile se a parlare e' un Dio universale o un idolo dei nostri oscuri gorghi interiori. Se la maggioranza non ha ragione, come grida Stockmann, e' facile cadere nella tentazione di imporre con la forza un' altra ragione, che a sua volta ha solo la forza. La disubbidienza a Creonte comporta spesso tragedie non solo per chi disobbedisce, ma anche per altri innocenti, travolti dalle conseguenze. La tragedia, ma anche la dignita' umana consistono nel fatto che a questo dilemma non c' e' una risposta precostituita; c' e' solo una difficile ricerca, non esente da rischi, anche morali. Sappiamo tutti che e' illecito imporre o vietare con la forza la professione di una fede religiosa, costringere o impedire col fucile di andare a Messa, ma quando, per esempio, dinanzi al seguace di una setta che vorrebbe lasciar morire il suo bambino piuttosto che fargli una trasfusione di sangue, noi siamo pronti a intervenire per imporre con la forza quella trasfusione di sangue che salva il bambino, sappiamo di esser nel giusto, ma sappiamo anche che quell' intervento e' il primo passo su una strada che potrebbe portarci a imporre tutte le nostre convinzioni morali con la forza. Non ci si puo' sottrarre alla responsabilita' di scegliere un valore quale universale e di comportarsi in conseguenza; se si rinuncia a questa assunzione di responsabilita' , in nome di un relativismo culturale oggi dominante che pone ogni atteggiamento sullo stesso piano, si tradiscono le "non scritte leggi degli de' i" di Antigone e ci si fa complici della barbarie. Ma occorre renderci conto di quanto pesante, tragica sia questa responsabilita' e di quanto difficile sia risolvere tale contraddizione. Todorov ravvisa in Montesquieu una ideale via di mezzo fra il giusto relativismo culturale, rispettoso delle diversita' , e il quantum necessario di universalismo etico senza il quale non e' pensabile una vita politica, civile e morale. Questo e' il nodo di sempre e piu' che mai di oggi, della nostra epoca drammaticamente chiamata, come prima nessun' altra, a conciliare la fede nell' universale col rispetto delle diversita' . Ancora una volta l' Antigone, dopo 2500 anni, parla a una generazione del suo presente, parla a noi del nostro presente. Il diritto naturale, con i suoi inviolabili principi universali umani, si contrappone alla norma positiva ingiusta; la legittimita' nega la legalita' iniqua. Lo Stato e' servitore del bene comune e quand' esso invece lo opprime l' ubbidienza alle sue leggi ingiuste diventa una colpa . un peccato, dicono i teologi . e la ribellione un dovere. Ma, per non cadere in un' altra colpa, ossia per non travolgere la legalita' . insostituibile tutela civile e democratica dell' individuo . con una legittimita' che, proprio perche' vaga e giuridicamente infondata, non sarebbe altro che un' ideologia potenzialmente totalitaria come ogni ideologia, c' e' un' unica strada, come ricorda Norberto Bobbio: battersi per creare una legalita' piu' giusta senza limitarsi a contrapporre le "voci del cuore" alle norme positive, ma facendo diventare norme, nuove norme piu' giuste, quelle voci del cuore, trasformandole e sottoponendole alla verifica della coerenza logica e delle ripercussioni sociali; verifica propria a ogni norma e alla sua creazione. Un grande giurista, Tullio Ascarelli, vedeva nell' Antigone non l' astratta contrapposizione della coscienza individuale alla norma giuridica positiva, del singolo allo Stato, bensi' la lotta della coscienza per tradursi in norme giuridiche positive piu' giuste, per creare uno Stato piu' giusto. Creonte, alla fine, assume consapevolezza che la sua legge era iniqua ed e' pronto . anche se troppo tardi . a cambiarla. Le "non scritte leggi degli de' i" vengono scritte in leggi umane piu' giuste, anche se la loro trascrizione e' interminabile e sempre, a ogni legge positiva, la coscienza oppone l' esigenza di una legge piu' alta. La tragedia non e' che questo processo sia interminabile, questa sua perenne perfettibilita' e' semmai la sua gloria; noi abbiamo piuttosto tante ragioni per temere che il processo s' interrompa e che paurose ricadute inumane facciano regredire la storia alla barbarie, la civilta' alla ferocia, la convivenza all' odio. La tragedia e' che anche i passi in avanti dell' umanita' esigono il sacrificio di innumerevoli Antigoni, che anche oggi, in questo momento, mentre scrivo queste parole, continuano a seppellire fratelli, figli, padri, compagni stroncati dalla violenza degli uomini.
ANTIGONE La pieta' contro la legge
I comandamenti divini che ci spingono a disubbidire allo Stato " Una norma razzista non diventa giusta neanche se votata da un parlamento regolarmente eletto " " La storia esige che tante donne anche oggi seppelliscano fratelli e figli stroncati dalla violenza umana "
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ CLASSICI L' eroina di Sofocle si ribello' a Creonte per rispettare un ordine morale superiore. Perche' quella tragedia, dopo 2500 anni, e' ancora attuale TITOLO: La pieta' contro la legge I comandamenti divini che ci spingono a disubbidire allo Stato "Una norma razzista non diventa giusta neanche se votata da un parlamento regolarmente eletto" "La storia esige che tante donne anche oggi seppelliscano fratelli e figli stroncati dalla violenza umana" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Si apre a Bled, in Slovenia, il convegno del Pen club internazionale dedicato ad Antigone. Pubblichiamo parte della relazione di Claudio Magris. Negli ultimi due secoli si sono succedute, nella letteratura di tutto il mondo, innumerevoli Antigoni. Ogni rielaborazione, commento e ripresa sono un' interpretazione del nodo centrale dell' immortale tragedia di Sofocle, il conflitto fra la legge dello Stato . in questo caso rappresentata dal decreto di Creonte, che proibisce di dar sepoltura al cadavere di Polinice, morto mentre combatteva contro la sua citta' e la sua patria . e le "leggi non scritte degli de' i", il comandamen to etico assoluto che impone ad Antigone di seppellire il fratello caduto nella guerra fratricida, di osservare l' eterna legge dell' amore fraterno e universale, e della pietas dovuta ai morti, legge che nessun diritto positivo puo' infrangere senza perdere la sua legittimita' . Certo, l' Antigone non e' solo questo; e' anche, nota George Steiner . autore di un mirabile libro sulle Antigoni (Garzanti) . una summa di tutti gli essenziali rapporti e conflitti umani: fra vecchiaia e giovinezza, societa' e individuo, mondo dei vivi e mondo dei morti, uomini e divinita' , ethos maschile e femminile, amore e sacrificio, sfera dell' intimita' privata e sua profanazione pubblica, martirio del cuore esposto alla piazza. E la piu' nota espressione dei valori femminili, elevati a una universalita' che li trascende ma nasce da essi. Ma l' Antigone e' in primo luogo conflitto fra Antigone e Creonte, fra le due leggi che, nelle loro persone, si affrontano. Creonte non e' solo un tiranno, perche' se fosse tale, dice Heidegger, non sarebbe neppure degno di essere contrapposto all' eroina. Hegel, cosi' turbato dalla sublime figura di Antigone che egli accostava a quella di Cristo, vede nella sua ribellione all' ordine di Creonte non solo un comandamento universale, ma anche un culto della famiglia e dei legami di sangue e dunque un culto sotterraneo, infero, inferiore, una morale personale e privata cui lo Stato non puo' sottomettersi, ma che lo Stato, pur tributandole un religioso onore, deve sottomettere alla propria piu' alta e oggettiva realizzazione dell' universale umano; la famiglia non puo' sovrapporsi allo Stato senza provocare una regressione. Tragedia non significa, da questo punto di vista, contrapposizione del bene al male, di una pura innocenza a una truce colpa, ma e' un conflitto nel quale non e' possibile assumere una posizione che non comporti inevitabilmente, anche nell' eroismo del sacrificio, pure una colpa. La grandezza di Antigone, secondo Hegel infinitamente superiore a Creonte, consiste nel fatto che lei sa che la sua altissima scelta e' anche colpevole, mentre Creonte lo ignora, almeno finche' la sventura non travolge pure lui. Va aggiunto che la pietas di Antigone diventa un valore universale . come in realta' accade, credo, nella tragedia di Sofocle, quasi in risposta anticipata alle critiche di Hegel . solo se essa si estende, dai fratelli di sangue, a tutti gli uomini sentiti come fratelli, superando cosi' ogni ethos tribale nazionale. Per Holderlin, che traduce e riscrive Sofocle con risultati di incomparabile potenza poetica, l' Antigone e' la tragedia dell' incontro fra il divino e l' umano, incontro che e' altezza suprema ma anche lotta devastante, in cui fatalmente l' uomo, essere limitato, trascende e sfonda distruttivamente i suoi limiti, scatenando una forza vitale illimitata che lo porta all' autodistruzione. Le eta' rivoluzionarie sono un aspetto storico di questa tragedia liberatrice e distruttiva, in cui la redenzione che l' eroe individuale porta nel mondo, abbattendo il suo vecchio ordine oppressivo e instaurandone o facendone intravvedere uno nuovo e spiritualmente superiore, comporta una colpa, che il redentore colpevole deve pagare con la morte. La tragedia e' dunque conflitto fra legge e comandamento morale, i quali hanno entrambi un loro valore. Ma l' Antigone e' la tragedia, perennemente attuale, del nostro dovere di scegliere tra questi valori, con tutte le difficolta' , gli errori e anche le colpe che questa scelta, nelle singole circostanze storiche, implica. La legge positiva, di per se' , non e' legittima, nemmeno quando nasce da un ordinamento democratico o dal sentimento e dalla volonta' di una maggioranza, se calpesta la morale; per esempio, una legge razzista, che sancisca la persecuzione o lo sterminio di una categoria di persone, non diventa giusta, neanche se viene votata democraticamente da una maggioranza in un parlamento regolarmente eletto, cosa che potrebbe accadere o e' accaduta. Una violenza inflitta a un individuo non diventa giusta solo perche' il cosiddetto sentire comune l' approva, come vorrebbe farci credere una sociologia malintesa. L' antisemitismo in Germania all' epoca del nazismo o la violenza contro i neri nell' Alabama corrispondevano certo al sentire di una larga, forse larghissima parte delle popolazioni di quei Paesi, ma non per questo erano giusti. Talvolta puo' essere vero quello che grida il dottor Stockmann nel Nemico del popolo di Ibsen: "La maggioranza ha la forza, ma non la ragione!". E allora bisogna obbedire alle "non scritte leggi degli de' i" cui obbedisce Antigone, anche se tale obbedienza . ovvero disobbedienza alle inique leggi dello Stato . possa avere delle conseguenze tragiche per noi, e pure per gli altri. Ma a questo punto sorge un interrogativo terribile, a sua volta tragico: come si fa a sapere che quelle leggi non scritte sono degli de' i, ossia sono dei principi universali, e non invece arcaici pregiudizi, cieche e oscure pulsioni del sentimento, condizionate da chissa' quali vincoli atavici? Noi tutti siamo convinti che l' amore cristiano del prossimo, i postulati dell' etica kantiana che ammonisce a considerare ogni individuo sempre come un fine e mai come un mezzo, i valori illuministi e democratici di liberta' e tolleranza, gli ideali di giustizia sociale, l' uguaglianza dei diritti di tutti gli uomini in tutti i luoghi della Terra siano fondamenti universali che nessun Creonte, nessuno Stato puo' violare. Ma sappiamo anche che spesso le civilta' . anche la nostra . hanno imposto con violenza ad altre civilta' dei valori che esse ritenevano universali umani e che invece erano il prodotto secolare della loro cultura, della loro storia, della loro tradizione, che era semplicemente piu' forte dei valori di altre civilta' . Quando un Dio parla al nostro cuore, bisogna essere pronti a seguirlo a ogni costo, ma solo dopo essersi interrogati con la massima lucidita' possibile se a parlare e' un Dio universale o un idolo dei nostri oscuri gorghi interiori. Se la maggioranza non ha ragione, come grida Stockmann, e' facile cadere nella tentazione di imporre con la forza un' altra ragione, che a sua volta ha solo la forza. La disubbidienza a Creonte comporta spesso tragedie non solo per chi disobbedisce, ma anche per altri innocenti, travolti dalle conseguenze. La tragedia, ma anche la dignita' umana consistono nel fatto che a questo dilemma non c' e' una risposta precostituita; c' e' solo una difficile ricerca, non esente da rischi, anche morali. Sappiamo tutti che e' illecito imporre o vietare con la forza la professione di una fede religiosa, costringere o impedire col fucile di andare a Messa, ma quando, per esempio, dinanzi al seguace di una setta che vorrebbe lasciar morire il suo bambino piuttosto che fargli una trasfusione di sangue, noi siamo pronti a intervenire per imporre con la forza quella trasfusione di sangue che salva il bambino, sappiamo di esser nel giusto, ma sappiamo anche che quell' intervento e' il primo passo su una strada che potrebbe portarci a imporre tutte le nostre convinzioni morali con la forza. Non ci si puo' sottrarre alla responsabilita' di scegliere un valore quale universale e di comportarsi in conseguenza; se si rinuncia a questa assunzione di responsabilita' , in nome di un relativismo culturale oggi dominante che pone ogni atteggiamento sullo stesso piano, si tradiscono le "non scritte leggi degli de' i" di Antigone e ci si fa complici della barbarie. Ma occorre renderci conto di quanto pesante, tragica sia questa responsabilita' e di quanto difficile sia risolvere tale contraddizione. Todorov ravvisa in Montesquieu una ideale via di mezzo fra il giusto relativismo culturale, rispettoso delle diversita' , e il quantum necessario di universalismo etico senza il quale non e' pensabile una vita politica, civile e morale. Questo e' il nodo di sempre e piu' che mai di oggi, della nostra epoca drammaticamente chiamata, come prima nessun' altra, a conciliare la fede nell' universale col rispetto delle diversita' . Ancora una volta l' Antigone, dopo 2500 anni, parla a una generazione del suo presente, parla a noi del nostro presente. Il diritto naturale, con i suoi inviolabili principi universali umani, si contrappone alla norma positiva ingiusta; la legittimita' nega la legalita' iniqua. Lo Stato e' servitore del bene comune e quand' esso invece lo opprime l' ubbidienza alle sue leggi ingiuste diventa una colpa . un peccato, dicono i teologi . e la ribellione un dovere. Ma, per non cadere in un' altra colpa, ossia per non travolgere la legalita' . insostituibile tutela civile e democratica dell' individuo . con una legittimita' che, proprio perche' vaga e giuridicamente infondata, non sarebbe altro che un' ideologia potenzialmente totalitaria come ogni ideologia, c' e' un' unica strada, come ricorda Norberto Bobbio: battersi per creare una legalita' piu' giusta senza limitarsi a contrapporre le "voci del cuore" alle norme positive, ma facendo diventare norme, nuove norme piu' giuste, quelle voci del cuore, trasformandole e sottoponendole alla verifica della coerenza logica e delle ripercussioni sociali; verifica propria a ogni norma e alla sua creazione. Un grande giurista, Tullio Ascarelli, vedeva nell' Antigone non l' astratta contrapposizione della coscienza individuale alla norma giuridica positiva, del singolo allo Stato, bensi' la lotta della coscienza per tradursi in norme giuridiche positive piu' giuste, per creare uno Stato piu' giusto. Creonte, alla fine, assume consapevolezza che la sua legge era iniqua ed e' pronto . anche se troppo tardi . a cambiarla. Le "non scritte leggi degli de' i" vengono scritte in leggi umane piu' giuste, anche se la loro trascrizione e' interminabile e sempre, a ogni legge positiva, la coscienza oppone l' esigenza di una legge piu' alta. La tragedia non e' che questo processo sia interminabile, questa sua perenne perfettibilita' e' semmai la sua gloria; noi abbiamo piuttosto tante ragioni per temere che il processo s' interrompa e che paurose ricadute inumane facciano regredire la storia alla barbarie, la civilta' alla ferocia, la convivenza all' odio. La tragedia e' che anche i passi in avanti dell' umanita' esigono il sacrificio di innumerevoli Antigoni, che anche oggi, in questo momento, mentre scrivo queste parole, continuano a seppellire fratelli, figli, padri, compagni stroncati dalla violenza degli uomini.
Ma forse potresti parlare della guerra di quando vengono presi gli ostaggi e poi vengono rilasciati (Anche se qui nn vedo molto onore dei nemici)