1)Commenti e riflessioni sulle vicende libiche.

claudiatru
1)Commenti e riflessioni sulle vicende libiche.
2)Quanto è durata la carica di Gheddafi ???

Risposte
giu92d
Gheddafi nel 1968 si iscrisse all'Accademia Militare di Bengasi. Concluse il corso e dopo un breve periodo di specializzazione in Gran Bretagna, fu nominato capitano dell'esercito all'età di 27 anni.

Insoddisfatto del governo guidato dal re Idris I, giudicato da Gheddafi e da numerosi ufficiali troppo servile nei confronti di USA e Francia, il 26 agosto del 1969 guidò un colpo di stato contro il sovrano, che portò il 1º settembre dello stesso anno alla proclamazione della Repubblica, guidata da un Consiglio del Comando della Rivoluzione composto da 12 militari di tendenze panarabe filo-nasseriane.
Gheddafi, che nel frattempo era stato nominato colonnello, si mise a capo del Consiglio instaurando un regime dittatoriale in Libia.

Fece approvare dal Consiglio una nuova Costituzione, da lui definita araba, libera e democratica. In nome del nazionalismo arabo, egli nazionalizzò la maggior parte delle proprietà petrolifere straniere, espropriò ed espulse la comunità italiana e quella ebraica residenti nel paese, chiuse le basi militari statunitensi e britanniche, in special modo la base "Wheelus", ridenominata "Oqba bin Nāfi", dal nome del primo conquistatore arabo-musulmano delle regioni nordafricane.

La politica della prima parte del governo Gheddafi può essere definita come una "terza via" tra comunismo e capitalismo nella quale egli cercò di coniugare i principi del panarabismo con quelli della socialdemocrazia. Espose, in maniera più organica, i suoi principi politici e filosofici nel Libro verde (che rimanda al Libro Rosso di Mao Tse-tung), pubblicato nel 1976. Dal titolo prenderà spunto il colore della seconda bandiera libica gheddafiana, (ma terza per lo stato libico) che infatti è completamente verde, e che richiama la religione musulmana, dato che verde era il colore preferito di Maometto ed il colore del suo mantello.

Fra le primissime iniziative del governo di Gheddafi vi fu l'adozione di misure sempre più restrittive nei confronti della popolazione italiana che ancora viveva nella ex colonia, culminate col decreto di confisca del 21 luglio 1970 emanato per "restituire al popolo libico le ricchezze dei suoi figli e dei suoi avi usurpate dagli oppressori". Gli italiani furono privati di ogni loro bene, compresi i contributi assistenziali versati all'INPS e da questo trasferiti in base all'accordo all'istituto libico corrispondente, e furono sottoposti a progressive restrizioni finché furono costretti a lasciare il Paese entro il 15 ottobre del 1970[3]. Dal 1970, ogni 7 ottobre in Libia si celebra il “giorno della vendetta”, in ricordo del sequestro di tutti i beni e dell’espulsione di 20.000 italiani.
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I sintomi di malcontento nella vasta regione nord africana sono in gran parte diffusi e nascosti, eccetto quando ci sono degli scontri e delle manifestazioni pubbliche che spesso hanno luogo a livello locale. Tra i pochi eventi raccolti dai media occidentali lo scorso anno ci furono i disordini in Egitto causati dall'aumento improvviso del 30% del frumento importato che causò un aumento nel prezzo del pane. Gli scioperi sono stati orchestrati con mezzi insoliti: nello specifico da un intervento su Facebook di una giovane donna. Altrove, singoli eventi, come il recente conflitto scoppiato tra i giovani algerini ed i lavoratori cinesi ad Algeri sono segnalati come incidenti isolati e non come sintomi di un malessere più diffuso.
Quello che sembra essere in crescita, è l'allontanamento della gente comune dai sistemi di governo in carica. Essa non ha più fiducia nelle capacità di cambiamento attraverso le elezioni. Se si permette che questo fenomeno vada alle estreme conseguenze questa mancanza di identificazione popolare con i governi e le istituzioni in carica, potrebbe avere ripercussioni gravi a lungo termine per l'unità sociale e sul consenso residuo, tramite il quale i leader della regione continuano a governare.

Vista la struttura etnica, la scarsa base popolare e la natura claptocratica del regime libico, non è difficile capire come questo sia poco amato dalla popolazione. Ciò però suggerisce uno sviluppo preoccupante: come Saddam in Iraq, Gheddafi ha tutto da perdere. Dunque questi, e i suoi compari, combatteranno fino alla fine. Inoltre, Gheddafi avendo ben pochi amici sia in Medio Oriente che nel resto del mondo, può difficilmente sperare in un esilio più o meno dorato.

Paradossalmente, dunque, se si vuole evitare che le violenze continuino, è necessario intervenire per offrire una protezione a Gheddafi. Ovviamente, c’è un’altra alternativa: si potrebbe colpire le capacità aeronautiche libiche. Non è neppure necessario distruggere la flotta, basterebbe colpire gli aeroporti. Per una tale operazione sarebbe però fondamentale l’intervento americano. La sua Sesta Flotta nel Mediterraneo potrebbe intervenire senza problemi. Su quanto gli Stati Uniti siano disposti ad agire è lecito avere dei dubbi, per le comprensibili ripercussioni politiche e diplomatiche e, soprattutto, per il punto interrogativo che ciò aprirebbe verso il futuro.
L’ultima questione riguarda il petrolio: la Libia produce l’1% della produzione mondiale. Se questa dovesse venire meno, l’Arabia Saudita potrebbe facilmente coprire l’offerta mancante. Il problema è piuttosto un altro: se le proteste si dovessero spostare in Arabia.

:hi

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