Tema sull anziano
tema sul anziano
Risposte
Gli anziani ci sono sempre stati... Tuttavia, la situazione ha subito una profonda evoluzione quantitativa e qualitativa: una volta: i vecchi rappresentavano i sopravvissuti abbastanza rari di un'ecatombe che colpiva le popolazioni più giovani (mortalità perinatale, epidemie, guerre, malattie acute...) e inoltre vivevano in un mondo dove la vulnerabilità era un destino comune. Non è il caso di idealizzare quel tempo, in cui i bambini nascevano molto spesso quando erano già morti i quattro nonni e perciò quando la famiglia non poteva essere multigenerazionale.
L'invecchiamento della popolazione, frutto del progresso medico e sociale, pone quindi dei problemi nuovi alla famiglia, che ne risulta profondamente trasformata. Ora, la risposta della famiglia è largamente influenzata dalla cultura dominante della nostra epoca, dominata dal primato dell'oggettivazione, dalla volontà di dominio e dal prestigio dell'approccio medico. Questa ideologia comporta un'oscillazione, che da una parte nega la vecchiaia, sempre evitata e rinviata, nella esaltazione dell'attivismo e dell'utilitarismo, e d'altra parte riduce la vecchiaia a una malattia che deve essere curata con la medicina, quando sopraggiunge l'ineluttabile vecchiaia stessa. Vedremo che questa ipermedicalizzazione della problematica della vecchiaia provoca paradossalmente un aggravamento dei fenomeni patologici, tramite la rottura della solidarietà familiare e amicale, l'incomprensione delle dinamiche affettive e l'espropriazione dell'anziano mediante meccanismi di oggettivazione.
Se la famiglia vuol essere un luogo per «vivere, amare e morire», deve considerare l'anziano in maniera differente, con una visione del problema che non lo chiuda più in se stesso, ma si apra all'altro come persona. Ciò si può realizzare unicamente in una profonda interdipendenza fra l'anziano, la sua famiglia e gli altri in una società solidale. L'avanzamento negli anni esige che l'individuo vada oltre l'immagine di se stesso, accetti questa perdita mediante un «processo di lutto» in cui abbandona le sue identificazioni e si apre ai nuovi avvenimenti. Senza dubbio, tale evoluzione sarà possibile solo se è accompagnata e sostenuta dalla famiglia e dall'ambiente sociale. Questo dialogo con l'anziano nel suo progressivo evolversi provocherà a sua volta effetti sui parenti in una sorta di pedagogia del non-dominio e dell'interdipendenza. Solo un atteggiamento di esclusione o di negazione dell'anziano permette agli altri di illudersi sul loro pseudo-dominio e sulla loro indipendenza narcisistica.
Questo rimettere in causa i nostri desideri di dominio e le nostre comodità narcisistiche è particolarmente violento nei casi di pazienti detti «dementi», con tutte le riserve che impone questo termine generico. Tale contatto può essere talmente sconvolgente da suscitare differenti reazioni di rigetto o di fuga. Quegli stati contrassegnano effettivamente i limiti della nostra razionalità, della nostra affettività e delle nostre convinzioni. Una riflessione sull'invecchiamento non può ignorare né quegli individui che vivono la «grande prova», né le loro famiglie che si dibattono in problemi materiali, psicologici ed etici. In simili momenti di solitudine, limitatezza e incertezza estrema, s'impone più che mai la necessità della solidarietà fra l'individuo, la sua famiglia e la società, attraverso umili atti creatori di umanità più profonda.
FONTI: YAHOO
L'invecchiamento della popolazione, frutto del progresso medico e sociale, pone quindi dei problemi nuovi alla famiglia, che ne risulta profondamente trasformata. Ora, la risposta della famiglia è largamente influenzata dalla cultura dominante della nostra epoca, dominata dal primato dell'oggettivazione, dalla volontà di dominio e dal prestigio dell'approccio medico. Questa ideologia comporta un'oscillazione, che da una parte nega la vecchiaia, sempre evitata e rinviata, nella esaltazione dell'attivismo e dell'utilitarismo, e d'altra parte riduce la vecchiaia a una malattia che deve essere curata con la medicina, quando sopraggiunge l'ineluttabile vecchiaia stessa. Vedremo che questa ipermedicalizzazione della problematica della vecchiaia provoca paradossalmente un aggravamento dei fenomeni patologici, tramite la rottura della solidarietà familiare e amicale, l'incomprensione delle dinamiche affettive e l'espropriazione dell'anziano mediante meccanismi di oggettivazione.
Se la famiglia vuol essere un luogo per «vivere, amare e morire», deve considerare l'anziano in maniera differente, con una visione del problema che non lo chiuda più in se stesso, ma si apra all'altro come persona. Ciò si può realizzare unicamente in una profonda interdipendenza fra l'anziano, la sua famiglia e gli altri in una società solidale. L'avanzamento negli anni esige che l'individuo vada oltre l'immagine di se stesso, accetti questa perdita mediante un «processo di lutto» in cui abbandona le sue identificazioni e si apre ai nuovi avvenimenti. Senza dubbio, tale evoluzione sarà possibile solo se è accompagnata e sostenuta dalla famiglia e dall'ambiente sociale. Questo dialogo con l'anziano nel suo progressivo evolversi provocherà a sua volta effetti sui parenti in una sorta di pedagogia del non-dominio e dell'interdipendenza. Solo un atteggiamento di esclusione o di negazione dell'anziano permette agli altri di illudersi sul loro pseudo-dominio e sulla loro indipendenza narcisistica.
Questo rimettere in causa i nostri desideri di dominio e le nostre comodità narcisistiche è particolarmente violento nei casi di pazienti detti «dementi», con tutte le riserve che impone questo termine generico. Tale contatto può essere talmente sconvolgente da suscitare differenti reazioni di rigetto o di fuga. Quegli stati contrassegnano effettivamente i limiti della nostra razionalità, della nostra affettività e delle nostre convinzioni. Una riflessione sull'invecchiamento non può ignorare né quegli individui che vivono la «grande prova», né le loro famiglie che si dibattono in problemi materiali, psicologici ed etici. In simili momenti di solitudine, limitatezza e incertezza estrema, s'impone più che mai la necessità della solidarietà fra l'individuo, la sua famiglia e la società, attraverso umili atti creatori di umanità più profonda.
FONTI: YAHOO