Concetto di progresso di Baudelaire
Qualcuno può spiegarmi il concetto di progresso di Baudelaire? quando parla per esempio di americanizzazione... Grazie!
Risposte
Giu92 è un copia e incolla questo? Non puoi rispondere a una domanda facendo copia e incolla. La prossima volta che rispondi a una domanda prendendo la risposta da un sito per cortesia posta direttamente il link. Grazie! :)
M
M
Ciao
Insieme a Barbey d'Aurevilly e a Oscar Wilde, Charles Baudelaire è considerato il massimo vate del dandismo ottocentesco, attento ad ogni regola e ad ogni particolare. Baudelaire sceglie di vestirsi sempre di nero, perchè è "in lutto per l'umanità"; è il primo a predirre la crescente 'americanizzazione' dell'Europa; diede scandalo colla raccolta di poesie "Les Fleurs du Mal", che gli costò un lungo processo è una condanna più psicologica che pecuniaria ma, nonostante questo, continuò a pubblicare le poesie accusate di immoralità clandestinamente; con la sua opera "Il Pittore della Vita Moderna" abbozza elegantemente la figura del dandy, e delle sue regole di vita: teorizza per primo l'innaturalità come fattore principale dell'essere dandy, l'odio per il convenzionale, l'indifferenza verso la morale, la politica, la sorte dell'umanità. Egli è "l'ammalato di spleen" per eccellenza, e sotto il peso di questa malattia, scrive poesie intense e allo stesso tempo fredde - dandy, insomma. Fedele a Dio quanto poi a Satana, ma infine, forse, si trattava solo di supporti per crearsi la sua malefica reputazione di cui godeva a Parigi. Oppiomane e dedito all'ashish, scrisse un lungo trattato su queste droghe che consumò fino al momento della sua morte (e forse anche loro consumarono lui); le sue ultime parole furono: "Orco Dio, orco Dio!". Dopo la morte del padre, la madre di Charles si risposò col generale Aupick, che non sopportava il giovine poeta; e, quando questi si mise a dilapidare coscenziosamente tutto il patrimonio ereditato, il generale gli affibiò l'avvocato Ancelle per controllare le sue spese. E a ragione: quando si pensa a una persona con' le mani bucate' non si avrà che una vaga idea della predisposizione alla spesa di Baudelaire; dal sarto era capace di dilapidare tutto lo stipendo che Ancelle gli elargiva mensilmente. Baudelaire era anche un noto critico d'arte, scrisse infatti parecchi articoli sui Salons di Parigi, ai quali partecipavano tutti gli artisti della nazione, e anche oltre, e dei saggi su Constantin Guy e su Delacroix, artisti ch'egli ammirava profondamente. Baudelaire porta avanti un dandismo spinto al limite: "[...] l'esercizio ancor troppo utilitario del mestiere artistico diventa il puro cerimoniale della toeletta; il culto del bello che produce opere stabili e durature si cambia in amore dell'eleganza, perchè l'eleganza è effimera, sterile e peritura; l'atto creativo del pittore o del poeta, svuotato della sua sostanza, prende forma di atto strettamente gratuito, nel senso gidiano, e persino assurdo; l'invenzione estetica si trasforma in mistificazione; la passione di creare si congela in insensibilità. [...] Di pari passo, quel gusto della morte e della decadenza per cui Baudelaire preannuncia Barrés, e che accompagna in lui il culto dell'individualità, lo spinge a rifiutare ciò che Flaubert reclama: non vuol sapere d'una società che duri quanto la specie umana. Affinchè essa abbia un'impronta di rarità e di unicità, bisogna che sia, nel seno stesso dell'umanità, votata a scomparire. Ecco perchè il dandismo sarà 'l'ultimo bagliore d'eroismo nelle decadenze, un sole al tramonto'. In una parola, al di là della società aristocratica ma 'secolare' degli artisti, Baudelaire istituisce un'ordine che rappresenta spiritualità pura [...]" (Jean-Paul Sartre, in "Baudelaire", 1947).
Se fosse solo per il lungo abito nero, il largo colletto bianco, un grosso papillon di seta (fattosi tagliare appositamente di sbieco), i guanto rosa pastello, i capelli tinti di biondo e raccolti a boccoli dietro le orecchie, scambieremmo Baudelaire più per un pederasta che per un dandy, ma il suo sguardo freddo e intenso e la sua andatura altera ci rivelano il suo intenso desiderio d'apparire il più artificiale possibile, il più innaturale possibile, perchè la natura è opera di Dio, e Charles odia Dio con tutte le sue forze; Dio e la folla: la folla che guarda, la folla che osserva, che giudica, che ride, la folla che attira sempre e respinge sempre il dandy; non bisogna dimenticare che per il dandy "Sarebbe dolce essere contemporaneamente vittima e carnefice" (Ch. Baudelire, Diari Intimi).
Charles Pierre Baudelaire (Parigi, 9 aprile 1821 – Parigi, 31 agosto 1867) è stato un poeta, scrittore, critico letterario e traduttore francese.
Charles Baudelaire Nacque dall'unione di Joseph-François Baudelaire, capo degli uffici amministrativi del Senato sessantenne ex-sacerdote con la passione per la pittura, e la ventisettenne Caroline Archimbaut-Dufays, sposata dal padre dopo essere rimasto vedovo, il 9 aprile 1821 in una casa del quartiere latino, in rue Hautefeuille. All'età di sei anni restò orfano del padre, sepolto nel cimitero di Montparnasse. Caroline decise così di sposare Jacques Aupick, un tenente colonnello che, a causa della sua rigidità, si guadagnò ben presto l'odio del giovane Charles. Nel 1833 viene iscritto dal padre al Collegio reale di Lione, dato che lì si era trasferita la famiglia a causa del mestiere del padre. Nel 1836 la famiglia ritorna a Parigi e lì Baudelaire inizia a frequentare il collegio " Louis-le Grand" Nel 1839 fu espulso dal liceo Louis-le-Grand di Parigi, nonostante il suo buon profitto ( nel 1937, infatti, ottenne il secondo premio di composizione in versi latini ) per indisciplina. Si era infatti rifiutato di consegnare al professore un biglietto che un compagno gli aveva passato in classe. Comunque, pochi mesi dopo riesce a conseguire il diploma " baccalauréat" Nel 1941 a causa della frequentazione di cattivi ambienti e del suo stile di vita dissoluto, su decisione del consiglio di famiglia fu imbarcato su una nave diretta in India Paquebot des Mers du Sud. Non decide comunque di portare a termine il viaggio e quindi si imbarca sulla nave " Alcide" e ritorna in Francia.Da questa esperienza nacque la passione per l'esotismo che si rifletterà in seguito nella sua opera di maggior successo: I fiori del male.
Dieci mesi dopo la sua partenza per l'India, quindi, Baudelaire fa rientro a Parigi dove, grazie all'eredità paterna, inizia una vita bohemien di grande libertà. Nel 1842 si avvicina a Gautier prendendolo a modello sia nell'ambito spirituale che in quello artistico e nello stesso periodo incontra Jeanne Duval con la quale avvia una appassionata storia d'amore che diverrà per il poeta fonte di notevoli spunti letterari. La vita di Baudelaire intanto si evolveva: prendeva alloggio al centralissimo Hotel de Pimodan sull'isola di Saint-Louis e, nello studio, teneva il proprio ritratto, opera di Pierre Dufay, frutto della sua repentina celebrità come dandy; le tende oscuravano solo la parte inferiore della finestra sulla Senna, così da lasciar vedere esclusivamente il cielo.
I generosi dispendi economici del suo tenore di vita intaccarono rapidamente la metà del patrimonio paterno costringendo la madre, dietro consiglio del patrigno, ad interdire il giovane ed affidare il suo patrimonio ad un notaio. Fu l'anno successivo che Baudelaire tentò per la prima volta il suicidio. Il 1846 lo vede esordire come poeta con l'opera A una signora creola e, contemporaneamente, collaborare con riviste e giornali attraverso articoli e saggi e critiche d'arte. Passano tre anni e, nel 1848, Baudelaire prende parte ai moti rivoluzionari parigini. Nel 1850 inizia ad amare la musica di Richard Wagner (dopo aver ascoltato il preludio del Lohengrin) e lo scrittore Edgar Allan Poe, a cui dedicherà diversi articoli e personali traduzioni in francese. Il suo impegno giornalistico si determina anche nelle varie critiche d'arte, pagine di grande modernità ed originalità che si fondono profondamente con l'estetica del tempo e con la poetica dei suoi versi.
:hi
Insieme a Barbey d'Aurevilly e a Oscar Wilde, Charles Baudelaire è considerato il massimo vate del dandismo ottocentesco, attento ad ogni regola e ad ogni particolare. Baudelaire sceglie di vestirsi sempre di nero, perchè è "in lutto per l'umanità"; è il primo a predirre la crescente 'americanizzazione' dell'Europa; diede scandalo colla raccolta di poesie "Les Fleurs du Mal", che gli costò un lungo processo è una condanna più psicologica che pecuniaria ma, nonostante questo, continuò a pubblicare le poesie accusate di immoralità clandestinamente; con la sua opera "Il Pittore della Vita Moderna" abbozza elegantemente la figura del dandy, e delle sue regole di vita: teorizza per primo l'innaturalità come fattore principale dell'essere dandy, l'odio per il convenzionale, l'indifferenza verso la morale, la politica, la sorte dell'umanità. Egli è "l'ammalato di spleen" per eccellenza, e sotto il peso di questa malattia, scrive poesie intense e allo stesso tempo fredde - dandy, insomma. Fedele a Dio quanto poi a Satana, ma infine, forse, si trattava solo di supporti per crearsi la sua malefica reputazione di cui godeva a Parigi. Oppiomane e dedito all'ashish, scrisse un lungo trattato su queste droghe che consumò fino al momento della sua morte (e forse anche loro consumarono lui); le sue ultime parole furono: "Orco Dio, orco Dio!". Dopo la morte del padre, la madre di Charles si risposò col generale Aupick, che non sopportava il giovine poeta; e, quando questi si mise a dilapidare coscenziosamente tutto il patrimonio ereditato, il generale gli affibiò l'avvocato Ancelle per controllare le sue spese. E a ragione: quando si pensa a una persona con' le mani bucate' non si avrà che una vaga idea della predisposizione alla spesa di Baudelaire; dal sarto era capace di dilapidare tutto lo stipendo che Ancelle gli elargiva mensilmente. Baudelaire era anche un noto critico d'arte, scrisse infatti parecchi articoli sui Salons di Parigi, ai quali partecipavano tutti gli artisti della nazione, e anche oltre, e dei saggi su Constantin Guy e su Delacroix, artisti ch'egli ammirava profondamente. Baudelaire porta avanti un dandismo spinto al limite: "[...] l'esercizio ancor troppo utilitario del mestiere artistico diventa il puro cerimoniale della toeletta; il culto del bello che produce opere stabili e durature si cambia in amore dell'eleganza, perchè l'eleganza è effimera, sterile e peritura; l'atto creativo del pittore o del poeta, svuotato della sua sostanza, prende forma di atto strettamente gratuito, nel senso gidiano, e persino assurdo; l'invenzione estetica si trasforma in mistificazione; la passione di creare si congela in insensibilità. [...] Di pari passo, quel gusto della morte e della decadenza per cui Baudelaire preannuncia Barrés, e che accompagna in lui il culto dell'individualità, lo spinge a rifiutare ciò che Flaubert reclama: non vuol sapere d'una società che duri quanto la specie umana. Affinchè essa abbia un'impronta di rarità e di unicità, bisogna che sia, nel seno stesso dell'umanità, votata a scomparire. Ecco perchè il dandismo sarà 'l'ultimo bagliore d'eroismo nelle decadenze, un sole al tramonto'. In una parola, al di là della società aristocratica ma 'secolare' degli artisti, Baudelaire istituisce un'ordine che rappresenta spiritualità pura [...]" (Jean-Paul Sartre, in "Baudelaire", 1947).
Se fosse solo per il lungo abito nero, il largo colletto bianco, un grosso papillon di seta (fattosi tagliare appositamente di sbieco), i guanto rosa pastello, i capelli tinti di biondo e raccolti a boccoli dietro le orecchie, scambieremmo Baudelaire più per un pederasta che per un dandy, ma il suo sguardo freddo e intenso e la sua andatura altera ci rivelano il suo intenso desiderio d'apparire il più artificiale possibile, il più innaturale possibile, perchè la natura è opera di Dio, e Charles odia Dio con tutte le sue forze; Dio e la folla: la folla che guarda, la folla che osserva, che giudica, che ride, la folla che attira sempre e respinge sempre il dandy; non bisogna dimenticare che per il dandy "Sarebbe dolce essere contemporaneamente vittima e carnefice" (Ch. Baudelire, Diari Intimi).
Charles Pierre Baudelaire (Parigi, 9 aprile 1821 – Parigi, 31 agosto 1867) è stato un poeta, scrittore, critico letterario e traduttore francese.
Charles Baudelaire Nacque dall'unione di Joseph-François Baudelaire, capo degli uffici amministrativi del Senato sessantenne ex-sacerdote con la passione per la pittura, e la ventisettenne Caroline Archimbaut-Dufays, sposata dal padre dopo essere rimasto vedovo, il 9 aprile 1821 in una casa del quartiere latino, in rue Hautefeuille. All'età di sei anni restò orfano del padre, sepolto nel cimitero di Montparnasse. Caroline decise così di sposare Jacques Aupick, un tenente colonnello che, a causa della sua rigidità, si guadagnò ben presto l'odio del giovane Charles. Nel 1833 viene iscritto dal padre al Collegio reale di Lione, dato che lì si era trasferita la famiglia a causa del mestiere del padre. Nel 1836 la famiglia ritorna a Parigi e lì Baudelaire inizia a frequentare il collegio " Louis-le Grand" Nel 1839 fu espulso dal liceo Louis-le-Grand di Parigi, nonostante il suo buon profitto ( nel 1937, infatti, ottenne il secondo premio di composizione in versi latini ) per indisciplina. Si era infatti rifiutato di consegnare al professore un biglietto che un compagno gli aveva passato in classe. Comunque, pochi mesi dopo riesce a conseguire il diploma " baccalauréat" Nel 1941 a causa della frequentazione di cattivi ambienti e del suo stile di vita dissoluto, su decisione del consiglio di famiglia fu imbarcato su una nave diretta in India Paquebot des Mers du Sud. Non decide comunque di portare a termine il viaggio e quindi si imbarca sulla nave " Alcide" e ritorna in Francia.Da questa esperienza nacque la passione per l'esotismo che si rifletterà in seguito nella sua opera di maggior successo: I fiori del male.
Dieci mesi dopo la sua partenza per l'India, quindi, Baudelaire fa rientro a Parigi dove, grazie all'eredità paterna, inizia una vita bohemien di grande libertà. Nel 1842 si avvicina a Gautier prendendolo a modello sia nell'ambito spirituale che in quello artistico e nello stesso periodo incontra Jeanne Duval con la quale avvia una appassionata storia d'amore che diverrà per il poeta fonte di notevoli spunti letterari. La vita di Baudelaire intanto si evolveva: prendeva alloggio al centralissimo Hotel de Pimodan sull'isola di Saint-Louis e, nello studio, teneva il proprio ritratto, opera di Pierre Dufay, frutto della sua repentina celebrità come dandy; le tende oscuravano solo la parte inferiore della finestra sulla Senna, così da lasciar vedere esclusivamente il cielo.
I generosi dispendi economici del suo tenore di vita intaccarono rapidamente la metà del patrimonio paterno costringendo la madre, dietro consiglio del patrigno, ad interdire il giovane ed affidare il suo patrimonio ad un notaio. Fu l'anno successivo che Baudelaire tentò per la prima volta il suicidio. Il 1846 lo vede esordire come poeta con l'opera A una signora creola e, contemporaneamente, collaborare con riviste e giornali attraverso articoli e saggi e critiche d'arte. Passano tre anni e, nel 1848, Baudelaire prende parte ai moti rivoluzionari parigini. Nel 1850 inizia ad amare la musica di Richard Wagner (dopo aver ascoltato il preludio del Lohengrin) e lo scrittore Edgar Allan Poe, a cui dedicherà diversi articoli e personali traduzioni in francese. Il suo impegno giornalistico si determina anche nelle varie critiche d'arte, pagine di grande modernità ed originalità che si fondono profondamente con l'estetica del tempo e con la poetica dei suoi versi.
:hi