Identità Greca?

Fatalally
Avete delle informazioni sull'identità greca? Non ne trovo da nessuna parte.
Parlo nella Grecia Antica

Risposte
Francy1982
Ho trovato questo dimmi se va bene:
Ma il valore dell’individuo, per i Greci, non arriva a indagarne come valore autonomo la pura soggettività. Forse siamo ancora Greci. Non abbiamo potuto, saputo essere altro. Ma i Greci non avevano alcuna idea del soggetto come valore in sé. La pòlis e il suo destino prevalevano sulle vite individuali. Greci e Romani, su questo punto cruciale, coincidono. Il cristianesimo è passato su di noi e dentro di noi. Ha creato risentimenti e contraddizioni. Ma non ha scalfito la struttura economica degli interessi individuali né le posizioni di relativo privilegio. Ha evocato l’eguaglianza, la comune paternità di Dio. Ma gli stessi cristiani, eguali in cielo, sono rimasti profondamente diseguali in terra. Il cristianesimo è vissuto dalle grandi maggioranza come un rimorso, la cattiva coscienza dell'infanzia ormai lontana, la nostalgia della fede e dell'innocenza perdute o forse come un puro rito abitudinario per cui "non possiamo non dirci cristiani". Siamo ancora Greci. Ma forse non Romani, se è vero che i Romani furono il solo popolo che potesse vivere e costruire senza una filosofia, da autentici pragmatisti, per cui è vero ciò che funziona e il giudizio di valore si confonde, e si nasconde, nel dato di fatto. Siamo ancora Greci e dunque Nietzsche, nelle "Considerazioni intempestive" e in "Umano, troppo umano", aveva ragione. Veramente? Che cosa significa? Qualche dubbio in proposito è lecito. Abbiamo già osservato che i Greci non avevano un’idea della soggettività in senso moderno. Nietzsche ha dunque ragione e torto nello stesso tempo. L’Uomo del Rinascimento è un individuo che ha valore in sé per sé. Ma l’individuo greco compiva il suo destino nella pòlis. Il rifiuto di Socrate di andarsene esule a Tebe per sfuggire alla cicuta è pieno di senso. L’individuo greco vive e si sviluppa nella sua comunità. Non è un fllâneur. E’ un individuo radicato. Non avrebbe avuto bisogno di leggere "L’Enracinement" di Simone Weil per convincersene. Ricordo la poesia di Costantino Kavafis, "Nello stesso posto", così attenta e nello stesso tempo così modesta nel rivalutare le proprie, personali "radici", quella zona vitale o Lebensraum in cui ognuno ritrova la trama della propria quotidianità


(Di Franco Ferrarotti)

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