Valutare una company
Ciao!
Molto basicalmente, per valutare una company posso basarmi sopratutto su un approccio
A)income based e quindi discounted cash flows
B)P/E price earnings ratio magari usando l'average dell'industry, con relativa conseguente approssimazione
E che altro? Cosa mi sto scordando?(Risposta= Molto)
Insomma, fondamentalmente la mia domanda è: come la imposto partendo da i dati che avrò, come uso bloomberg,.. chi mi fa un brainstorm, vorrei integrare quello che so, vorrei vedere la big picture.
Grazie mille
Molto basicalmente, per valutare una company posso basarmi sopratutto su un approccio
A)income based e quindi discounted cash flows
B)P/E price earnings ratio magari usando l'average dell'industry, con relativa conseguente approssimazione
E che altro? Cosa mi sto scordando?(Risposta= Molto)
Insomma, fondamentalmente la mia domanda è: come la imposto partendo da i dati che avrò, come uso bloomberg,.. chi mi fa un brainstorm, vorrei integrare quello che so, vorrei vedere la big picture.
Grazie mille
Risposte
per le imprese quotate in borsa?
io ne so poco, 2 indicatori borsistici interessanti che mi hanno tirato fuori a lezione sono:
- P/E (che hai già detto tu)
- P/S (price/sales)
purtroppo io di "big pictures" non ne ho da passarti...
Marvin
io ne so poco, 2 indicatori borsistici interessanti che mi hanno tirato fuori a lezione sono:
- P/E (che hai già detto tu)
- P/S (price/sales)
purtroppo io di "big pictures" non ne ho da passarti...
Marvin
se l'azienda è quotata in borsa, il suo valore coincide colla capitalizzazione. Se non lo è, allora ti imbarchi in un tema specialistico, non semplice. Quali sono i dati che pensi di poter avere a disposizione per tale valutazione?
Ti premetto che l'utilizzo di qualunque indicatore basato su dati storici è insufficiente, perché non ti dice nulla delle prospettive dell'azienda. Serve almeno un piano industriale, possibilmente credibile. Se l'azienda è quotata in borsa hai garanzia del fatto che il prezzo delle azioni sconta già tutte le informazioni disponibili (oltre ad una quota parte di volatilità di settore/mercato).
Ti premetto che l'utilizzo di qualunque indicatore basato su dati storici è insufficiente, perché non ti dice nulla delle prospettive dell'azienda. Serve almeno un piano industriale, possibilmente credibile. Se l'azienda è quotata in borsa hai garanzia del fatto che il prezzo delle azioni sconta già tutte le informazioni disponibili (oltre ad una quota parte di volatilità di settore/mercato).
Se l'azienda è quotata in borsa hai garanzia del fatto che il prezzo delle azioni sconta già tutte le informazioni disponibili (oltre ad una quota parte di volatilità di settore/mercato).Non sempre è un bene, visto che talvolta vengono fatte "trapelare" informazioni non propriamente corrette proprio con l'obiettivo di alterare la valutazione di un titolo e consentire una speculazione.
Se si tratta di una valutazione strettamente economica, ad esempio per società non quotate, ne possiamo discutere...
"Cheguevilla":Se l'azienda è quotata in borsa hai garanzia del fatto che il prezzo delle azioni sconta già tutte le informazioni disponibili (oltre ad una quota parte di volatilità di settore/mercato).Non sempre è un bene, visto che talvolta vengono fatte "trapelare" informazioni non propriamente corrette proprio con l'obiettivo di alterare la valutazione di un titolo e consentire una speculazione....
Si, certamente. Ritenevo sottinteso il fatto che, in prima battuta, l'analisi non può che assumere un'assenza di reato sia riguardo i documenti societari sia riguardo la gestione delle comunicazioni. In un secondo tempo, molto probabilmente, in sede di risk analysis si dovrà tener conto di tanti fattori...come l'esperienza suggerisce. Rimane il fatto che, a meno che non si avvii un'attività reale volta all'acquisizione dell'azienda, non si riesce a beneficiare della comprensione che si acquisisce con una due diligence seria.
Allora, non vi seguo più.. fatemi partecipe della vostra discussione con un piano, una specie di schema tipo
Azienda-> 2casi : A) quotata B) non quotata
Caso A) si procede così se... si procede così se ...
E la domanda è così brutta e mal posta, ma purtroppo vera
"Come valuti una company" senza nientaltro detto..
Azienda-> 2casi : A) quotata B) non quotata
Caso A) si procede così se... si procede così se ...
E la domanda è così brutta e mal posta, ma purtroppo vera
"Come valuti una company" senza nientaltro detto..
Insomma, non è così semplice.
Se devo valutare la Giorgi e Rossi S.n.C. seguo una strada, se devo valutare Premuda S.p.A. cambia tutto.
Sono davvero due cose totalmente diverse.
Supponendo di non avere le informazioni derivanti da un mercato regolamentato come può essere la borsa, mi concentrerei su alcuni dati più strettamente funzionali.
I soliti indici funzionano sempre quando si deve dare un giudizio di facciata, ROI, ROE, EBIT, EBITDA.
Questi possono comunque mascherare molte cose, per cui non possono essere presi come oro colato, ma possono essere sufficienti per un primo screening.
Poi suggerisco di vedere la capitalizzazione, se questa non è alta, il rapporto tra debiti a lungo e debiti a breve, confrontato con il rapporto tra costi fissi e variabili.
Poi, potremmo andare avanti a lungo, ma da questo punto in poi (forse anche dal punto precedente) conviene adattare l'ipotesi in base al tipo di impresa che si deve analizzare.
Ad esempio, Hapag Lloyd avrà una struttura molto diversa da BMW...
Se devo valutare la Giorgi e Rossi S.n.C. seguo una strada, se devo valutare Premuda S.p.A. cambia tutto.
Sono davvero due cose totalmente diverse.
Supponendo di non avere le informazioni derivanti da un mercato regolamentato come può essere la borsa, mi concentrerei su alcuni dati più strettamente funzionali.
I soliti indici funzionano sempre quando si deve dare un giudizio di facciata, ROI, ROE, EBIT, EBITDA.
Questi possono comunque mascherare molte cose, per cui non possono essere presi come oro colato, ma possono essere sufficienti per un primo screening.
Poi suggerisco di vedere la capitalizzazione, se questa non è alta, il rapporto tra debiti a lungo e debiti a breve, confrontato con il rapporto tra costi fissi e variabili.
Poi, potremmo andare avanti a lungo, ma da questo punto in poi (forse anche dal punto precedente) conviene adattare l'ipotesi in base al tipo di impresa che si deve analizzare.
Ad esempio, Hapag Lloyd avrà una struttura molto diversa da BMW...
Ah, opzione B: su internet esistono diversi siti, a pagamento, che offrono delle analisi già pronte per molte aziende.
Non so niente su questi siti, su come funzionino e su quanto siano attendibili.
Non so niente su questi siti, su come funzionino e su quanto siano attendibili.
valutare una company
Ciao!
Molto basicalmente, per valutare una company posso basarmi sopratutto su un approccio
A)income based e quindi discounted cash flows
B)P/E price earnings ratio magari usando l'average dell'industry, con relativa conseguente approssimazione
E che altro? Cosa mi sto scordando?(Risposta= Molto)
Insomma, fondamentalmente la mia domanda è: come la imposto partendo da i dati che avrò, come uso bloomberg,.. chi mi fa un brainstorm, vorrei integrare quello che so, vorrei vedere la big picture.
Grazie mille
Premetto che se usi Bloomberg, questo forum non è adatto alle tue domande, ci sono altri forum dove trattano queste tematiche. Non perchè il livello di questo forum sia basso, anzi, ma perchè si tratta di temi molto tecnici.
Seconda premessa: vero è che va molto di moda oggi per gli analisti in una notte valutare il valore di un'azienda in base alla presentazione della società o 3 bilanci e le trimestrali. Il problema è che valutare un'azienda è un arte più che una procedura matematica. Ci sono trattati interi sull'argomento, e i valutatori sono pochi, e il loro giudizio è raramente neutro.
Siccome valutare un'azienda è un'arte, ma nella pratica di mercato non c'è "tempo da perdere", si usano quelle tecniche standard la cui validità è o in pratica bassa (la famiglia dei discounted cash flow, equity cash flow, redditi futuri, etc -> si basa su scommesse di flussi futuri. Da scommesse è difficile ricvare un valore certo. Quando quelli che prendono i soldi ti dicono "noi faremo questo e quello" (leggasi piano industriale) quanto ci si può fidare?) o teoricamente bassa (P/E: aziende possono avere per infiniti motivi politiche di utili diverse, struttura diversa, etc.).
Nella pratica si usa molto il P/E come un primo indicatore, di base, per avere subito un'idea. Ovviamente non bisogna fermarsi lì.
Per quanto riguarda la famiglia dei discounted flussi futuri, che dire, la loro labilità come metodo di calcolo è estrema, per avere una validità devono essere fatti molto bene. A questo proposito ti consiglio di dare un'occhiata al concetto di "capitale economico" sviluppato dal Proff. Guatri. Comunque sul sito di borsa italiana scaricati una valutazione di un impresa qualsiasi , per vedere che metodologie usano.
Da quste considerazione consegue che:
1) tutti gli analisti "della notte" tendono a "copiarsi", poichè utilizzano le stesse metodologie.
2) lo sò che mi ripeto, ma se uno fosse in grado di valutare in modo perfetto le aziende, diventerebbe molto ricco.
Ora questo succede in rari casi (Warren Buffet è uno di questi, per chi non lo conosca consiglio wikipedia per farsi un'idea)
Concludo dicendo ricordando che la valutazione di un'azienda è un arte, un pò come l'analisi tecnica, ci sono analisti che ci prendono spesso e altri mai, utilizzando gli stessi strumenti.
Comunque per avere un'idea nella pratica scaricati le valutazioni degli analisti, per esempio qua:
http://www.borsaitaliana.it/bitApp/comp ... 03&lang=it
(il fatto che sia gente che da fiat a 9 e gente a 30 fa riflettere sulla bontà delle valutazioni in generale

se l'azienda è quotata in borsa, il suo valore coincide colla capitalizzazione. Se non lo è, allora ti imbarchi in un tema specialistico, non semplice.
Il Che (hasta la victoria siempre

2 fattori oggettivi sono:
1) il prezzo di borsa è un prezzo marginale: non si può valutare tutta un'azienda in base al valore con cui si è scambiato l'1% oggi in borsa. Come valutare il prezzo di tutte le case in base a quelle vendute in 1 anno. Giacchè l'inizio delle vendite o degli acquisti a quel prezzo per quantità anch'esse marginali fa immediatamente salire o scendere il prezzo, figuriamoci tutto il capitale azionario.
2) Nei prezzi delle azioni ci sono anche grandezze non direttamente reddituali: il diritto di voto in assemblea. Si guardi a questo proposito la differenza tra prezzo delle ordinarie e le risparmio.
Oltre a questi motivi "oggettivi" ce ne sono altri di natura filosofica: efficenza dei mercati, nel mercato si scommette, il valore non è mai assoluto ma sempre relativo al mondo circostante, e chi vuole aggiungere aggiunga.
....l'obiettivo di alterare la valutazione di un titolo e consentire una speculazione.
Il mercato è speculazione, il capitalismo è speculazione, addirittura la nostra vita è speculazione.
Di non speculativo al mondo ci sono solo 2 cose: la morte e le tasse. Anzi, mi correggo, da noi ne rimane solo una, e non sono le tasse

1) Chiedi ai dipendenti se sono contenti
2) Chiedi ai clienti se sono contenti
3) Conosci colui che prende le decisioni e valutane la cultura
2) Chiedi ai clienti se sono contenti
3) Conosci colui che prende le decisioni e valutane la cultura
Wow. Grazie mille.
E l'ultimo di Injava è fantastico
E l'ultimo di Injava è fantastico

3) Conosci colui che prende le decisioni e valutane la culturaIl nuovo megapresidente della "company" per cui lavoro, fino a ieri, era il megapresidente di una grande impresa produttrice di birra.
Non so cosa abbia da spartire con i container e le navi, ma la sua cultura è simile alla mia...
"SnakePlinsky":se l'azienda è quotata in borsa, il suo valore coincide colla capitalizzazione. Se non lo è, allora ti imbarchi in un tema specialistico, non semplice.
Il Che (hasta la victoria siempre) dice "non sempre": io aggiungo MAI.
2 fattori oggettivi sono:
1) il prezzo di borsa è un prezzo marginale: non si può valutare tutta un'azienda in base al valore con cui si è scambiato l'1% oggi in borsa. Come valutare il prezzo di tutte le case in base a quelle vendute in 1 anno. Giacchè l'inizio delle vendite o degli acquisti a quel prezzo per quantità anch'esse marginali fa immediatamente salire o scendere il prezzo, figuriamoci tutto il capitale azionario.
2) Nei prezzi delle azioni ci sono anche grandezze non direttamente reddituali: il diritto di voto in assemblea. Si guardi a questo proposito la differenza tra prezzo delle ordinarie e le risparmio.
Oltre a questi motivi "oggettivi" ce ne sono altri di natura filosofica: efficenza dei mercati, nel mercato si scommette, il valore non è mai assoluto ma sempre relativo al mondo circostante, e chi vuole aggiungere aggiunga.
Mah...io preferisco guardare queste cose con occhio semplice e concreto.
Allora, quando si parla di valore di qualcosa senza ulteriori attribuzioni (quale emotivo, simbolico, etico etc.), tendo a pensare in prima istanza al prezzo transato; in sua assenza, al prezzo di un possibile scambio. Con riferimento al punto 1, ti chiedo: hai mai visto a quale valore viene fissato generalmente il prezzo di un OPA? Suppongo di sì; bene, concorderai che generalmente viene riconosciuto un premio limitato rispetto a quello di mercato di un periodo non molto lungo, precedente all'OPA stessa. Quello che dici riguardo l'impatto sui prezzi di un'azione di rastrellamento è vero, ed è causato dalla rottura dell'equilibrio tra domanda e offerta. Infatti, per evitare ciò, il rastrellamento lo si fa in un lungo periodo, e non copre mai l'intero capitale (anche per limitazioni normative). Se del caso, si lancia l'OPA totalitaria.
Riguardo al punto 2, non c'è dubbio sul fatto che il prezzo sconti tutta una serie di cose; ma questo ha a che fare con le cause che determinano la formazione del prezzo, e nulla toglie al fatto che sia il prezzo a determinare il valore del bene. Per fare un esempio banale, si possono fare tante considerazioni sulle ragioni per cui un quadro sia stato battuto all'asta a 100 M€. Rimane il fatto che il quadro vale 100 M€, almeno fino a che non sarà scambiato ad un prezzo differente.
Un'ultima considerazione. I prezzi dei beni, tranne il caso in cui sono sottoposti ad una disciplina particolare, non sono mai fissi, e la loro volatilità non è da interpretare coma una inadeguatezza a rappresentare il valore del bene. Questo apparente problema si supera semplicemente ammettendo che il valore di un bene cambia nel tempo, ed ha una sua volatilità. La stessa del prezzo. Secondo me quando si parla del valore di qualcosa non bisogna farsi condizionare dall'incoscia volontà di individuarne un fantomatico valore intrinseco. E' questo che inquina i ragionamenti.
Naturalmente limito l'applicabilità del mio discorso all'ambito economico.
Riflessione conclusiva: ma che c'entra tutto ciò con la matematica?
"Sergio":
[quote="SnakePlinsky"]Il problema è che valutare un'azienda è un arte più che una procedura matematica.
Sono assolutamente d'accordo, anche perché... ho praticato quest'arte per una decina d'anni.
Purtroppo sono anche passati molti anni, ma direi che:
a) una volta capiti alcuni calcoli, alcuni indicatori, ecc. solo l'esperienza derivante dall'analisi di centinaia di bilanci consente di valutare con un minimo di attendibilità una singola azienda (quanto a me, mi ero accorto che qualcosa non andava nella Parmalat fin dalla seconda metà degli anni '80);
b) esiste un metodo a mio parere decisamente più affidabile: la cosiddetta "previsione delle insolvenze".
Non so quanto e cosa si studi ora nelle università, chiedo quindi scusa se magari ripeto cose arcinote.
Si tratta in un metodo nato negli USA dopo la crisi del '29; ci si pose la domanda: "molte aziende sono fallite, ma molte altre no; si poteva prevedere prima quali sarebbero fallite e quali no? cosa distingueva i bilanci delle aziende poi fallite da quelli delle altre?".
Il metodo venne introdotto in Italia da Adalberto Alberici nel libro Analisi di bilancio e previsione delle insolvenze (ISEDI, 1975), poi ripreso dal Servizio Studi della Banca d'Italia e applicato dalla Centrali dei bilanci, ma venne usato molto poco dalle banche.
Ora è tornato d'attualità grazie al nuovo accordo di Basilea sui requisiti patrimoniali delle banche, che, tra l'altro, ha indotto le banche maggiori a dotarsi di un sistema di rating interno per misurare il rischio di credito (e ad assumere matematici e statistici in quantità impensabili fino pochi anni fa).
In sostanza, si tratta di raccogliere dati storici circa le aziende (dati di bilancio, ma anche dati tratti dall'andamento dei rapporti bancari) e vedere cosa ne è stato delle singole aziende. Utilizzando varie tecniche statistiche (lo strumento originario, e credo ancora più diffuso, è l'analisi discriminante) si cerca di individuare i "fattori" che consentono di dividere le aziende in due gruppi: quelle che poi sono andate bene e quelle che poi sono andate male (fallimeto, "sofferenza", ecc.).
Applicando quei "fattori" a dati presenti, si determina una probabilità di insolvenza.
Una continua attività di back testing consente di tenere aggiornati i "fattori".
"kinder":
Riflessione conclusiva: ma che c'entra tutto ciò con la matematica?
La matematica in senso stretto forse poco, ma la statistica, che di matematica è piena, c'entra un bel po'

In verità io preferisco catalogare questa capacità trai mestieri più che tra le arti; nell'arte c'è qualcosa di impalpabile, forse anche di irripetibile. La valutazione di un'azienda no, secondo me. Richiede mestiere.
Sul metodo da te indicato ho qualche riserva, che però devo spiegare. Sicuramente ha un'ambito di validità, e può essere utilmente impiegato da soggetti come le banche, per i quali il problema dell'apertura di linee di credito è di natura statistica, agendo sui grandi numeri, e non potendo investire troppo sforzo ogni volta che devono affidare un'azienda. Necessariamente devono implementare algoritmi (che si concretizzano in procedure e strumenti utilizzati per istruire una pratica d'affidamento, o di altre linee). Non lo ritengo sufficientemente adeguato nell'ambito di private equity o comunque investimenti su aziende. In genere, gli affari non si fanno comprando aziende in salute; in questi casi il più delle volte l'affare lo fa chi vende, non chi compra, il quale si ritrova a pagare un avviamento proporzionale alla qualità dei conti. I maggiori margini di profitto si ritrovano nell'acquisto di aziende che non hanno i conti in ordine, almeno se analizzate coi tipici indicatori di bilancio. Naturalmente anche ciò sottostà alla regola ferrea della finanza che vuole che ad alti guadagni (prospettici) si accompagnino alti rischi. Non voglio farla lunga, e cito solo un esempio importante e difficile da valutare, anzi impossibile, con la sola analisi di bilancio. E' il caso di un'azienda che ha sostenuto uno sforzo ingente in R&D, magari facendo un passo più lungo della gamba rispetto alle sue capacità finanziarie, e si ritrova con uno sviluppo avanzato di una nuova linea di prodotto, dal buon potenziale commerciale. Però si è ritrovata con l'acqua alla gola, e non ha più i mezzi per andare avanti. Ebbene, molto probabilmente una tale azienda è piuttosto indebitata, e non produce cassa sufficiente a far fronte agli impegni. Si intravede, però, analizzando il bilancio, che ha un ingente immobilizzo in R&D capitalizzata. Quale indicatore di bilancio è in grado di evidenziare il potenziale di questo asset? Secondo me nessuno. Però, un'analisi accurata (una due diligence) e condotta de persone competenti del settore industriale in cui l'azienda opera, è in grado di capire se, oppure no, può valer la pena di acquistare l'azienda, finanziare il completamento degli sviluppi e lo start-up del business finché non si manifesti una crescita concreta e misurabile. E' il momento di venderla. Nessuna analisi di bilancio e della struttura patrimoniale può capire, da sola, questo.
Purtroppo le banche, al di la dell'apparente sofisticatezza di strumenti e metodi utilizzati, conducono un'analisi che mira a misurare la capacità dell'azienda di rimborsare i debiti, sulla base di dati storici. E dimenticano il fatto che se uno ha i soldi, non li va a chiedere agli altri. Questo accade in particolar modo in Italia, in cui il project financing è pressoché assente, ed in genere il credito è concesso in cambio di garanzie reali. Tra l'altro, è il rovescio della medaglia, questa è la ragione per cui le banche italiane non si sono compromesse come quelle americane durante il boom edilizio degli ultimi anni.
"Sergio":
[quote="SnakePlinsky"]Il problema è che valutare un'azienda è un arte più che una procedura matematica.
Sono assolutamente d'accordo, anche perché... ho praticato quest'arte per una decina d'anni.[/quote]
Ne dovremo aproffittare
Per kinder:
valore e prezzo sono concetti molto diversi; senza tirare in ballo la semantica; dico che concordo sostanzialmente con te; in borsa gli stupidi sono rari e quando presenti non durano a lungo; tuttavia bisogna stare attenti ad estendere prezzi marginali al totale: é questo l errore di contabilizzazzione che porta in parte ai fenomeni delle bolle speculative: tutti vedono un prezzo sul mercato (un prezzo marginale) e pensano che ogni bene abbia quel valore; vedono il prezzo crescere (un prezzo marginale) e pensano che il valore globale di quel bene stia crescendo; perché non comprare ancora allora? ed ecco che si agisce di nuovo sulla quantit° marginale facendo lievitare il prezzo: siamo in bolla
che si chiami subprime o ventinove o internet o south sea o tulipani il concetto é lo stesso: si fa affidamento su di una quantit° marginale per prezzare il tutto (non pensiate che siano solo i polli a cascarci; nella crisi subprime primarie banche d?affari ci hanno rimesso un sacco di soldi)
arriva il crollo ed ecco che la dicotomia valore prezzo si fa sentire: per tornare al tuo esempio del quadro puoi averlo pagato cento ma quando hai bisogno di soldi per mangiare e nessuno te lo compra arriva lo squalo e te lo prende a dieci e lo stesso vale per le azioni; lo stesso vale per quei furbetti che tra qualche anno in italia rastrelleranno case alle aste giudiziarie;
lo so che questa non é matematica ma il fatto é che la formula matematica per la borsa non puo esistere e riflettere fa solo bene (non parlo di voi ma di certa gente che applica formule senza capirne la ratio)
saluti
P S scusate per la punteggiatura problemi di tastiera
vedo ora il tuo commento: non a caso si parla di arte (nel senso classico rinascimentale del termine) peché non troverai mai due valutatori che ti danno lo stesso prezzo (probabilmente daranno due valori simili se sono entrambi bravi e in situazione di neutralita)
Sui metodi di valutazione dipende dagli obiettivi: conservativo bancario vs proattivo da investitore
il discorso sulle banche é assolutamente condivisibile ma non ne farei un discorso di arretratezza bensi di competizione: le banche italiane guadagnano gia cos^ bene che non hanno spinte al miglioramento; vorrei inoltre sfatare qualche mito sulla crisi subprime: i mercati azionari usa si sono gia ripresi da tempo mentr noi stiamo sotto del venti percento rispetto a loro che la crisi l hanno avuta in casa; la produttivita USA continua a crescere cosi come il Pil (quasi cinque % nell ultimo trimestre) e noi arranchiamo; fate vobis
saluti
Sui metodi di valutazione dipende dagli obiettivi: conservativo bancario vs proattivo da investitore
il discorso sulle banche é assolutamente condivisibile ma non ne farei un discorso di arretratezza bensi di competizione: le banche italiane guadagnano gia cos^ bene che non hanno spinte al miglioramento; vorrei inoltre sfatare qualche mito sulla crisi subprime: i mercati azionari usa si sono gia ripresi da tempo mentr noi stiamo sotto del venti percento rispetto a loro che la crisi l hanno avuta in casa; la produttivita USA continua a crescere cosi come il Pil (quasi cinque % nell ultimo trimestre) e noi arranchiamo; fate vobis
saluti
io ho chiuso la questione del valore/prezzo a favore di quest'ultimo perché mi sembra la soluzione più fisica, nel senso di più misurabile. Non appena ci si allontana da questa metrica si rischia di sconfinare in territori pericolosi, quali il punto di vista soggettivo, l'etica, l'ideologia o, peggio, la metafisica. E sono territori forieri di lunghe ed infruttuose discussioni, ancorché legittime.
Chiedo scusa, ma sto approcciando or ora gli argomenti propri dell'economia e vi sotttoporrei una affermazione da giudicare:
Secondo la teoria economica classica il prezzo di un bene è la misura del suo "valore" naturale, mentre nella teoria neoclassica esso è disgiunto dal valore naturale ed è fissato dai meccanismi di mercato.
Ho detto bene o è una solenne....
Grazie
Secondo la teoria economica classica il prezzo di un bene è la misura del suo "valore" naturale, mentre nella teoria neoclassica esso è disgiunto dal valore naturale ed è fissato dai meccanismi di mercato.
Ho detto bene o è una solenne....
Grazie
io ne so poco di queste cose, quindi ho sbirciato in wikipedia, trovando questo: http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_del_valore
non so se può esserti d'aiuto. Io ne ho tratto la conderma alla mia visione, secondo la quale il prezzo è l'unica misura, il resto metafisica.
non so se può esserti d'aiuto. Io ne ho tratto la conderma alla mia visione, secondo la quale il prezzo è l'unica misura, il resto metafisica.
Sull'ultima questione di Giovanni:
I classici erano convinti che il prezzo corrispondesse esattamente al valore reale della merce, in pratica corrispode ai costi, i profitti non esistono. I neoclassici ammettono i fallimenti di mercato e quindi il prezzo può essere artificiosamente alto, come nei casi di un monopolio.
Fai conto che la mia è una spiegazione a spanne.
I classici erano convinti che il prezzo corrispondesse esattamente al valore reale della merce, in pratica corrispode ai costi, i profitti non esistono. I neoclassici ammettono i fallimenti di mercato e quindi il prezzo può essere artificiosamente alto, come nei casi di un monopolio.
Fai conto che la mia è una spiegazione a spanne.
Vabbè dai, questa è una frecciattina causata da qualche altro mio intervento...
...manco la tua spiegazione è "a spanne", ma la tua arroganza e spocchia è tale che citi autori che nemmeno conosci e che sono assolutamente marginali.
Io ho voluto fare un tentativo in poche righe, come si addice ad un forum che notoriamente non si sostituisce ad un manuale.
Per parlarti chiaro la tua risposta è banale e tautologica...e fammi dire un po' da paraculo...
Con simpatia
Dopo questa frase è probabile che ti sfugga anche il concetto di costo, ma sei troppo impegnato a gonfiare il petto ed a sputare addosso i giovani per accorgerti di questo.
PS
Ho bisogno di qualcuno che corregga le mie bozze, ho pensato a te visto che sei un purista del bello stilo.
...manco la tua spiegazione è "a spanne", ma la tua arroganza e spocchia è tale che citi autori che nemmeno conosci e che sono assolutamente marginali.
Io ho voluto fare un tentativo in poche righe, come si addice ad un forum che notoriamente non si sostituisce ad un manuale.
Per parlarti chiaro la tua risposta è banale e tautologica...e fammi dire un po' da paraculo...
Con simpatia

non dato genericamente "dai costi", ma dal tempo di lavoro necessario per la produzione
Dopo questa frase è probabile che ti sfugga anche il concetto di costo, ma sei troppo impegnato a gonfiare il petto ed a sputare addosso i giovani per accorgerti di questo.
PS
Ho bisogno di qualcuno che corregga le mie bozze, ho pensato a te visto che sei un purista del bello stilo.