NPV o Valore attuale netto di un investimento
Nello studiare il Net Present Value di un investimento mi sono reso conto di non aver capito a pieno il motivo per cui i cash flow Ricavi(t)-Costi(t) devono essere attualizzati ad un prefissato saggio di interesse. Non dovrebbe essere l'esborso inziale essere sottoposto a interesse a causa dell'indebitamento necessario per attuarlo invece che i profitti successivi? Vi ringrazio anticpatamente.
Risposte
domanda sensata, direi
risposta breve: fa lo stesso...
risposta lunga:
se interpreto bene la tua domanda, la risposta è che puoi scegliere a tuo piacimento la data alla quale calcoli il NPV
esempio banale (lo si potrebbe complicare a piacimento):
oggi sgancio 1000
tra un anno incamero 1200
supponiamo il tasso d'interesse unitario pari a 0.1
NPV(t=0) = -1000 + 1200 * (1.1)^(-1)
NPV(t=1) = -1000 * 1.1 + 1200
come si vede, NPV(t=1) = NPV(t=0) * 1.1
non è quindi che il NPV sia uguale, se calcolato a date diverse
ma noto che sia il NPV ad una data, da lì ci si riporta ad una qualsiasi altra data, attualizzando o calcolando il montante
ciao e benvenuto
risposta breve: fa lo stesso...
risposta lunga:
se interpreto bene la tua domanda, la risposta è che puoi scegliere a tuo piacimento la data alla quale calcoli il NPV
esempio banale (lo si potrebbe complicare a piacimento):
oggi sgancio 1000
tra un anno incamero 1200
supponiamo il tasso d'interesse unitario pari a 0.1
NPV(t=0) = -1000 + 1200 * (1.1)^(-1)
NPV(t=1) = -1000 * 1.1 + 1200
come si vede, NPV(t=1) = NPV(t=0) * 1.1
non è quindi che il NPV sia uguale, se calcolato a date diverse
ma noto che sia il NPV ad una data, da lì ci si riporta ad una qualsiasi altra data, attualizzando o calcolando il montante
ciao e benvenuto
Grazie per la risposta, volevo chiedere un'altra cosa, il mio libro dice che il tasso a cui si attualizza è il saggio di mercato, ora mi chiedo ma il tasso di interesse che uso per attualizzare deve essere un tasso di interesse lato debitore o per esempio il tasso di interesse di un investimento alternativo?
a naso direi "il tasso di mercato" relativo alla tipologia di investimento (latu sensu) o progetto di finanziamento che stai considerando
ma lascio rispondere (se vuole) a chi ha un naso più allenato del mio
ma lascio rispondere (se vuole) a chi ha un naso più allenato del mio
vi rispondo in base a come si fà in azienda: si usa il cosiddetto WACC (Weighet Average Costo of Capital) che, tradotto in italiano, significa costo medio ponderato del capitale. E' la media ponderata dei costi del capitale, nelle sue componenti di capitale conferito a titolo di rischio (patrimonio netto) e quello a titolo di credito (posizione finanziaria netta). Come si vede, dipende oltre che dai tassi di mercato e dall'andamento dell'economia (tramite i tassi risk-free, la volatilità dei mercati e tassi abbligazionari/bancari), anche dalla struttura patrimoniale dell'azienda, e cambia da un'azienda all'altra.
giusto una precisazione per bb155
non so se la definizione di cash flow come differenza tra ricavi e costi ti viene presentata nel libro/dispensa o se è una tua interpretazione. In quest'ultimo caso, fai attenzione al fatto che al cash flow, mi limito a quello operativo, contribuiscono anche le seguenti voci:
- saldo netto tra acquisti e vendite di beni patrimoniali (coi segni cambiati)
- quota ammortamento (si somma all'utile operativo)
- variazione del capitale circolante netto (col segno cambiato).
La precisazione non vuole essere accademica: il NPV si utilizza tipicamente per valutare investimenti. In generale, questi hanno un'importante componente di start-up, nel corso della quale c'è un forte sbilanciamento tra economia e finanza del progetto. Tipicamente la fase iniziale è caratterizzata dagli esborsi indotti dall'investimento, che in genere non trovano rappresentazione nel conto economico (se non per eventuali quote d'ammortamento), perché i relativi valori vengono capitalizzati. Però l'esborso c'è, e può essere significativo. Un'altra componente importante di cash out è indotta dalla formazione del capitale circolante indotta dal progetto, che deve essere uguamente finanziato. Le voci che ti ho indicato, sono di gran lunga quelle dominanti nelle fasi iniziali di un investimento, quando la differenza tra ricavi e costi può essere prossima a zero. Per non sbagliare, ti suggerisco di riferirti al cash flow come differenza tra incassi ed esborsi.
non so se la definizione di cash flow come differenza tra ricavi e costi ti viene presentata nel libro/dispensa o se è una tua interpretazione. In quest'ultimo caso, fai attenzione al fatto che al cash flow, mi limito a quello operativo, contribuiscono anche le seguenti voci:
- saldo netto tra acquisti e vendite di beni patrimoniali (coi segni cambiati)
- quota ammortamento (si somma all'utile operativo)
- variazione del capitale circolante netto (col segno cambiato).
La precisazione non vuole essere accademica: il NPV si utilizza tipicamente per valutare investimenti. In generale, questi hanno un'importante componente di start-up, nel corso della quale c'è un forte sbilanciamento tra economia e finanza del progetto. Tipicamente la fase iniziale è caratterizzata dagli esborsi indotti dall'investimento, che in genere non trovano rappresentazione nel conto economico (se non per eventuali quote d'ammortamento), perché i relativi valori vengono capitalizzati. Però l'esborso c'è, e può essere significativo. Un'altra componente importante di cash out è indotta dalla formazione del capitale circolante indotta dal progetto, che deve essere uguamente finanziato. Le voci che ti ho indicato, sono di gran lunga quelle dominanti nelle fasi iniziali di un investimento, quando la differenza tra ricavi e costi può essere prossima a zero. Per non sbagliare, ti suggerisco di riferirti al cash flow come differenza tra incassi ed esborsi.
"kinder":
giusto una precisazione per bb155
non so se la definizione di cash flow come differenza tra ricavi e costi ti viene presentata nel libro/dispensa o se è una tua interpretazione. In quest'ultimo caso, fai attenzione al fatto che al cash flow, mi limito a quello operativo, contribuiscono anche le seguenti voci:
- saldo netto tra acquisti e vendite di beni patrimoniali (coi segni cambiati)
- quota ammortamento (si somma all'utile operativo)
- variazione del capitale circolante netto (col segno cambiato).
La precisazione non vuole essere accademica: il NPV si utilizza tipicamente per valutare investimenti. In generale, questi hanno un'importante componente di start-up, nel corso della quale c'è un forte sbilanciamento tra economia e finanza del progetto. Tipicamente la fase iniziale è caratterizzata dagli esborsi indotti dall'investimento, che in genere non trovano rappresentazione nel conto economico (se non per eventuali quote d'ammortamento), perché i relativi valori vengono capitalizzati. Però l'esborso c'è, e può essere significativo. Un'altra componente importante di cash out è indotta dalla formazione del capitale circolante indotta dal progetto, che deve essere uguamente finanziato. Le voci che ti ho indicato, sono di gran lunga quelle dominanti nelle fasi iniziali di un investimento, quando la differenza tra ricavi e costi può essere prossima a zero. Per non sbagliare, ti suggerisco di riferirti al cash flow come differenza tra incassi ed esborsi.
Grazie a tutti, per quanto riguarda questa ultima cosa mi sono espresso male io ma intendevo proprio quello detto da te incassi meno esborsi. In più se non sbaglio va messo anche l'incasso finale derivante dalla cessione per esempio dell'impianto o dell'"oggettoi" dell'investimento nell'anno finale tuttavia non mi è molto chiaro perchè questo, che usualmente è detto V(T) debba essere attualizzato.
"In più se non sbaglio va messo anche l'incasso finale derivante dalla cessione per esempio dell'impianto o dell'"oggettoi" dell'investimento nell'anno finale tuttavia non mi è molto chiaro perchè questo, che usualmente è detto V(T) debba essere attualizzato."
Facciamo un esempio. (Suppongo un tasso di inflazione nullo, per far prima).
Ho 1000 talleri e li potrei investire al tasso di mercato del 10% annuo.
Ma ho un'idea di un investimento grandiosa.
Mi compro per 1000 talleri uno spremidraghi. E' una macchina molto robusta, che praticamente non si usura col tempo.
Ok, poi dopo 10 anni in cui non ho spremuto nessun drago (cash flow = 0), decido di venderla. Visto che è praticamente nuova la vendo a 900 talleri.
Ora, tu non attualizzeresti quei 900 talleri?
Pensi che quel furbastro che ha fatto quell'investimento ha perso solo 100 talleri?
ciao
Facciamo un esempio. (Suppongo un tasso di inflazione nullo, per far prima).
Ho 1000 talleri e li potrei investire al tasso di mercato del 10% annuo.
Ma ho un'idea di un investimento grandiosa.
Mi compro per 1000 talleri uno spremidraghi. E' una macchina molto robusta, che praticamente non si usura col tempo.
Ok, poi dopo 10 anni in cui non ho spremuto nessun drago (cash flow = 0), decido di venderla. Visto che è praticamente nuova la vendo a 900 talleri.
Ora, tu non attualizzeresti quei 900 talleri?
Pensi che quel furbastro che ha fatto quell'investimento ha perso solo 100 talleri?
ciao
bb155,
il simpatico esempio di Fioravante mette in luce una prospettiva da cui guardare la questione dell'attualizzazione, cioé quella del costo-opportunità del capitale. Un altro potrebbe essere quello opposto, cioé di considerare il caso in cui tu hai acquistato la macchina spremidraghi contraendo un mutuo al tasso del 10%: in questo caso dovresti imputare all'iniziativa anche i costi associati alla quota in conto interessi contenuta nella rata di mutuo. In sintesi, sia che tu impieghi soldi tuoi sia se te li fai prestare, comunque devi associare al tempo un valore. Il fattore che ne tiene conto è proprio il tasso di sconto.
Questa è una regola fondamentale della finanza: 1 € oggi è equivalente ad 1 € moltiplicato per 1+r (r essendo il tasso di sconto) fra un anno.
A proposito del tasso di sconto, c'é da aggiungere una cosa rimasta finora implicita (anche se contenuta nella mia citazione del WACC). Oltra alla remunerazione del capitale si deve tener conto del fatto che quando si valuta un business plan, si considerano flussi di cassa futuri che sono solo una previsione, soggetta a tutti gli errori e le incertezze che le previsioni implicano. In particolare modo, una parte rilevante ce l'hanno quelle grandezze quali dimensione e tendenza del mercato, market-share, prezzi etc., la cui previsione può essere ardua. Ciò si traduce in un rischio associato alla effettiva performance dell'investimento, che rientra nel rischio di impresa, che non consente di utilizzare come tasso di sconto per il calcolo del DCF il mero tasso ufficiale o tassi risk-free. Questo si riflette, tornando al WACC, in una valutazione del Cost of Equity di almeno 6-7 punti % maggiore del tasso risk-free. Si capisce facilmente il perché di ciò. Investire 1 € in titoli di stato o in un'azienda non è la stessa cosa. La maggiore rischiosità di quest'ultima è accettabile solo a fronte di una prospettiva di remunerazione maggiore: ecco il Cost of Equity.
il simpatico esempio di Fioravante mette in luce una prospettiva da cui guardare la questione dell'attualizzazione, cioé quella del costo-opportunità del capitale. Un altro potrebbe essere quello opposto, cioé di considerare il caso in cui tu hai acquistato la macchina spremidraghi contraendo un mutuo al tasso del 10%: in questo caso dovresti imputare all'iniziativa anche i costi associati alla quota in conto interessi contenuta nella rata di mutuo. In sintesi, sia che tu impieghi soldi tuoi sia se te li fai prestare, comunque devi associare al tempo un valore. Il fattore che ne tiene conto è proprio il tasso di sconto.
Questa è una regola fondamentale della finanza: 1 € oggi è equivalente ad 1 € moltiplicato per 1+r (r essendo il tasso di sconto) fra un anno.
A proposito del tasso di sconto, c'é da aggiungere una cosa rimasta finora implicita (anche se contenuta nella mia citazione del WACC). Oltra alla remunerazione del capitale si deve tener conto del fatto che quando si valuta un business plan, si considerano flussi di cassa futuri che sono solo una previsione, soggetta a tutti gli errori e le incertezze che le previsioni implicano. In particolare modo, una parte rilevante ce l'hanno quelle grandezze quali dimensione e tendenza del mercato, market-share, prezzi etc., la cui previsione può essere ardua. Ciò si traduce in un rischio associato alla effettiva performance dell'investimento, che rientra nel rischio di impresa, che non consente di utilizzare come tasso di sconto per il calcolo del DCF il mero tasso ufficiale o tassi risk-free. Questo si riflette, tornando al WACC, in una valutazione del Cost of Equity di almeno 6-7 punti % maggiore del tasso risk-free. Si capisce facilmente il perché di ciò. Investire 1 € in titoli di stato o in un'azienda non è la stessa cosa. La maggiore rischiosità di quest'ultima è accettabile solo a fronte di una prospettiva di remunerazione maggiore: ecco il Cost of Equity.
@Fioravante Patrone:[size=200]BASTA TALLERI!
DAL 1/1/2007 ANCHE IN SLOVENIA USANO L'EURO!!![/size]
DAL 1/1/2007 ANCHE IN SLOVENIA USANO L'EURO!!![/size]
Ho seguito il discorso fino ad ora, vi espongo delle risposte per come ho appreso io la faccenda:
Prima di buttarsi sui numeri credo sia necessario capire la filosofia su cui si basa questo procedimento.
L'utilità di una moneta oggi è maggiore dell'utilità della stessa moneta domani. La ragione più banale è l'aumento del prezzo dei beni nel tempo, ma si aggiungono avversione al rischio, il presupposto che il consumo di oggi sia più utile del consumo di domani ecc ecc.
Nel valutare un investimento, quindi dobbiamo utilizzare dei coefficienti che permettano di misurare la perdita di valore numerario del capitale utilizzato.
La scelta del tasso di interesse non è così banale come sembra, in realtà è molto difficile.
L'ipotesi teoricamente corretta è che il tasso i sia interpretato come costo-opportunità del capitale. Dato che è difficile fare riferimento al costo-opportunità come miglior investimento alternativo possibile, in pratica si utilizzano indicatori finanziari stabili come i tassi sui titoli a lunga scadenza.
Ultima avvertenza: non so se è chiaro che i è un tasso di interesse attivo e non passivo, mi sembrava giusto sottolinearlo dato che spesso si interpreta come costo delle risorse finanziarie mentre il costo-opportunità è attivo.
Nello studiare il Net Present Value di un investimento mi sono reso conto di non aver capito a pieno il motivo per cui i cash flow Ricavi(t)-Costi(t) devono essere attualizzati ad un prefissato saggio di interesse.
Prima di buttarsi sui numeri credo sia necessario capire la filosofia su cui si basa questo procedimento.
L'utilità di una moneta oggi è maggiore dell'utilità della stessa moneta domani. La ragione più banale è l'aumento del prezzo dei beni nel tempo, ma si aggiungono avversione al rischio, il presupposto che il consumo di oggi sia più utile del consumo di domani ecc ecc.
Nel valutare un investimento, quindi dobbiamo utilizzare dei coefficienti che permettano di misurare la perdita di valore numerario del capitale utilizzato.
ora mi chiedo ma il tasso di interesse che uso per attualizzare deve essere un tasso di interesse lato debitore o per esempio il tasso di interesse di un investimento alternativo?
La scelta del tasso di interesse non è così banale come sembra, in realtà è molto difficile.
L'ipotesi teoricamente corretta è che il tasso i sia interpretato come costo-opportunità del capitale. Dato che è difficile fare riferimento al costo-opportunità come miglior investimento alternativo possibile, in pratica si utilizzano indicatori finanziari stabili come i tassi sui titoli a lunga scadenza.
Ultima avvertenza: non so se è chiaro che i è un tasso di interesse attivo e non passivo, mi sembrava giusto sottolinearlo dato che spesso si interpreta come costo delle risorse finanziarie mentre il costo-opportunità è attivo.
Con attivo intendi derivante per esempio da investimenti alternativi come titoli ecc.? Ma se io mi indebito per fare l'investimento, i costi derivanti dagli oneri finanziari dove li includo nell'NPV?
secondo la metodologia che mi è stata insegnata gli OF vanno inseriti nei costi.
riassumendo in breve la metodologia :
devo valutare un investimento su t anni : primo passo è identificare il CASO BASE e il CASO INVESTO.
ora per il calcolo del NPV ci si basa su un'analisi differenziale, ovvero le voci vanno calcolate come :
CASO INVESTO - CASO BASE :
per ogni anno seguo la seguente metrica :
delta RICAVI = RICAVI inv - RICAVI cb
delta COSTI = COSTI inv - COSTI cb => in questa voce vanno inseriti gli OF
delta CAPITALE CIRCOLANTE NETTO = delta CREDITI - delta DEBITI + delta SCORTE =>
CASH FLOW LORDO = delta RICAVI - delta COSTI - delta CAPITALE CIRCOLANTE NETTO
delta REDDITO IMPONIBILE = delta RICAVI - delta COSTI - delta AMMORTAMENTI
delta IMPOSTE = delta REDDITO IMPONIBILE * pressione fiscale
NET CASH FLOW (t) = delta REDDITO IMPONIBILE - delta IMPOSTE - INVESTIMENTO (se c'è) + VALORE TERMINALE (se c'è)
alla fine si attualizzano tutti i NCF con la ben nota formula del NPV.
il metodo di operare che mi hanno insegnato per la valutazione degli investimenti attraverso il NPV è questo, se ti dovesse interessare particolarmente fammi sapere.
Marvin
riassumendo in breve la metodologia :
devo valutare un investimento su t anni : primo passo è identificare il CASO BASE e il CASO INVESTO.
ora per il calcolo del NPV ci si basa su un'analisi differenziale, ovvero le voci vanno calcolate come :
CASO INVESTO - CASO BASE :
per ogni anno seguo la seguente metrica :
delta RICAVI = RICAVI inv - RICAVI cb
delta COSTI = COSTI inv - COSTI cb => in questa voce vanno inseriti gli OF
delta CAPITALE CIRCOLANTE NETTO = delta CREDITI - delta DEBITI + delta SCORTE =>
CASH FLOW LORDO = delta RICAVI - delta COSTI - delta CAPITALE CIRCOLANTE NETTO
delta REDDITO IMPONIBILE = delta RICAVI - delta COSTI - delta AMMORTAMENTI
delta IMPOSTE = delta REDDITO IMPONIBILE * pressione fiscale
NET CASH FLOW (t) = delta REDDITO IMPONIBILE - delta IMPOSTE - INVESTIMENTO (se c'è) + VALORE TERMINALE (se c'è)
alla fine si attualizzano tutti i NCF con la ben nota formula del NPV.
il metodo di operare che mi hanno insegnato per la valutazione degli investimenti attraverso il NPV è questo, se ti dovesse interessare particolarmente fammi sapere.
Marvin
"bb1552":
Con attivo intendi derivante per esempio da investimenti alternativi come titoli ecc.? Ma se io mi indebito per fare l'investimento, i costi derivanti dagli oneri finanziari dove li includo nell'NPV?
Risposta:
[quote"Marvin"]delta COSTI = COSTI inv - COSTI cb => in questa voce vanno inseriti gli OF [/quote]
Nel saldo finanziario sono già contenuti i costi di rimborso e di remunerazione degli interessi per i prestatori di fondi.
Nel mio post precedende mi sono espresso male: come tasso di interesse intendevo il tasso di attualizzazione che è presente direttamente nella formula del NPV.
Riprendendo la domanda iniziale quindi ti dovrebbe essere ormai chiaro il motivo per cui nel NPV i saldi finanziari devono essere attualizzati, ovvero per il motivo da me già descritto (costo opportunità).
Ora ho capito che confondi il tasso (i) presente nella formula del NPV con il costo dell'indebitamento e quindi del pagamento dell'interesse ai creditori. Il primo è il costo opportunità dell'investimento (rappresentato per comodità dai tassi di interesse di lungo periodo dei titoli senza rischio), il secondo è il costo del finanziamento già calcolato negli esborsi finanziari e quindi nel saldo.
Ricordati che lo scopo del NPV non è calcolare quanto costa il denaro, ma valutare un investimento.
mi sembra che sul tasso di sconto utilizzato per il calcolo del NPV ci sia ancora qualche incomprensione. Tale tasso non è il tasso risk-free, né il ROD. E' quello indicato nel mondo anglosassone come WACC, di cui ho trattato in un post più sopra.
Ogni azienda ha il suo, e lo calcola ogni anno, su base budget, in relazione alle previsioni di struttura patrimoniale media nell'esercizio, dei tassi attivi, passivi e al cost-of-equity. Non fate confusione su questo punto, perché è importante per capire il funzionamento di un'azienda.
Un'azienda ha due principali capital providers:
1) gli azionisti: apportano capitale a titolo di rischio;
2) i finanziatori a titolo di credito (obbligazionisti, banche etc.).
Quindi il suo costo del capitale risulta da una media ponderata dei costi del capitale che sono generati dalla remunerazione dei capital providers (quelli citati). Ai primi si riconosce il cost-of-equity, ai secondi il ROD. Anche quest'ultimo è il risultato di una media ponderata dei costi di finanziamento che variano a seconda della fonte, del livello di indebitamento dell'azienda, delle garanzie offerte, della natura del debito, etc.
Quando si valuta un'ipotesi di investimento, imlicitamente si suppone che il progetto chieda quattrini all'azienda (alla tesoreria), la quale li dà senza attribuire a tali quattrini la fonte che li ha messi a disposizione. In altre parole, non è possibile dire se il progetto è stato finanziato con soldi dell'azionista o delle banche. Una volta entrati in cassa, i soldi perdono il loro marchio di origine, e diventano tutti uguali.
Riguardo, invece, il raffronto tra performance dell'investimento e costo del capitale, si utilizza l'IRR (la radice dell'equazione $NPV(i)=0$), il cui spread rispetto al WACC dà l'effettivo "guadagno" generato dall'investimento. Se non ricordo male Cheguevilla in qualche topic ha parlato di questo importante indicatore (più importante del NPV): andatevelo a leggere.
Ogni azienda ha il suo, e lo calcola ogni anno, su base budget, in relazione alle previsioni di struttura patrimoniale media nell'esercizio, dei tassi attivi, passivi e al cost-of-equity. Non fate confusione su questo punto, perché è importante per capire il funzionamento di un'azienda.
Un'azienda ha due principali capital providers:
1) gli azionisti: apportano capitale a titolo di rischio;
2) i finanziatori a titolo di credito (obbligazionisti, banche etc.).
Quindi il suo costo del capitale risulta da una media ponderata dei costi del capitale che sono generati dalla remunerazione dei capital providers (quelli citati). Ai primi si riconosce il cost-of-equity, ai secondi il ROD. Anche quest'ultimo è il risultato di una media ponderata dei costi di finanziamento che variano a seconda della fonte, del livello di indebitamento dell'azienda, delle garanzie offerte, della natura del debito, etc.
Quando si valuta un'ipotesi di investimento, imlicitamente si suppone che il progetto chieda quattrini all'azienda (alla tesoreria), la quale li dà senza attribuire a tali quattrini la fonte che li ha messi a disposizione. In altre parole, non è possibile dire se il progetto è stato finanziato con soldi dell'azionista o delle banche. Una volta entrati in cassa, i soldi perdono il loro marchio di origine, e diventano tutti uguali.
Riguardo, invece, il raffronto tra performance dell'investimento e costo del capitale, si utilizza l'IRR (la radice dell'equazione $NPV(i)=0$), il cui spread rispetto al WACC dà l'effettivo "guadagno" generato dall'investimento. Se non ricordo male Cheguevilla in qualche topic ha parlato di questo importante indicatore (più importante del NPV): andatevelo a leggere.
Le incomprensioni sono dovute al modo in cui si interpreta il tasso di sconto (i) nella formula del NPV.
Io lo interpreto come costo opportunità (ed utilizzo un indicatore stabile come i tassi sui titoli a lunga scadenza), Kinder ed altri come costo medio del capitale (utilizzando il WACC).
Le due interpretazioni non sono mutualmente errate, semplicemente ognuna presenta dei pro e dei contro.
Io lo interpreto come costo opportunità (ed utilizzo un indicatore stabile come i tassi sui titoli a lunga scadenza), Kinder ed altri come costo medio del capitale (utilizzando il WACC).
Le due interpretazioni non sono mutualmente errate, semplicemente ognuna presenta dei pro e dei contro.
Davide11
non sono un cultore dell'economia, quindi non sto proponendo un'interpretazione del tasso disconto. Sto solo spiegando come si fa in un'azienda che opera nel settore industriale. Credo possa interessare, per lo meno a chi ha in prospettiva un lavoro in azienda, o con essa un rapporto di consulenza o simili. In azienda non si fanno interpretazioni; queste vengono demandate agli accademici. Se un ragazzo va a fare un colloquio per essere assunto nel Finance di un'azienda, gli conviene sapere ciò che all'azienda interessa che lui sappia. E' un consiglio d'amico.
non sono un cultore dell'economia, quindi non sto proponendo un'interpretazione del tasso disconto. Sto solo spiegando come si fa in un'azienda che opera nel settore industriale. Credo possa interessare, per lo meno a chi ha in prospettiva un lavoro in azienda, o con essa un rapporto di consulenza o simili. In azienda non si fanno interpretazioni; queste vengono demandate agli accademici. Se un ragazzo va a fare un colloquio per essere assunto nel Finance di un'azienda, gli conviene sapere ciò che all'azienda interessa che lui sappia. E' un consiglio d'amico.
"kinder":
In azienda non si fanno interpretazioni; queste vengono demandate agli accademici.
Parole sante...