Tesina su Pirandello (85903)

liba
Ciao a tutti mi servirebbe una tesina su luigi pirandello breve con accenni alla sua opera " la patente" grazie in anticipo
ps: è urgente ho l'esame orale domani

Risposte
Luigi93_
Di niente..^^

liba
Grazie milleeeeee!!!

Luigi93_
Pirandello nasce ad Agrigento nel 1867 (allora Girgenti, antica colonia dell’impero bizantino) nella tenuta di famiglia chiamata “Caos”.
La vita familiare apparentemente serena, era dominata dalla forte personalità del padre: per questo il poeta concepiva la famiglia come una trappola.Si laureò nel 1891 a Bonn, con una tesi in lingua tedesca sui suoni del dialetto agrigentino. Tornato in Sicilia accettò di sposare Antonietta Portulano, figlia di un socio in affari del padre; donna bellissima ma psicologicamente fragile. Grazie all’aiuto economico del padre la coppia visse a Roma dove Pirandello che aveva gia composto il romanzo “L’Esclusa”, conobbe intellettuali tra cui Capuana, che lo incoraggiò nel suo mestiere di scrittore.Gli inizi del matrimonio furono felici ed ebbero tre figli. Successivamente una frana distrusse la miniera di zolfo dove lavorava il padre, causando un disastro finanziario che compromise la salute mentale della moglie per tutta la vita. Questo fu il periodo in cui Pirandello scrisse il “Fu Mattia Pascal”, il più celebre dei suoi romanzi.Nel 1908 scrisse il saggio più importante “L’Umorismo”, entrando in polemica con Benedetto Croce per il quale la realtà è razionale e sicuramente comprensibile.Intanto la malattia della moglie peggiorava.Sotto richiesta di alcuni capocomici cominciò a scrivere opere teatrali e nel 1917 fece rappresentare “Così è se vi pare”, nella quale è rappresentata l’impossibilità di giungere a una verità che sia uguale per tutti.
Nel 1919 la moglie fu internata in una clinica, dove rimase fino alla morte.Nel 1921 scrisse “Sei personaggi in cerca d’autore” che principalmente venne criticato ma dopo pochi mesi divenne un trionfo in Europa a New York e a Tokyo.Si tratta del suo primo esperimento di teatro nel teatro. In seguito scrisse un altro capolavoro “Enrico IV” interpretato da Ruggero Ruggeri.Questo fu il periodo durante il quale cominciò a viaggiare all’estero per seguire le compagnie teatrali che rappresentavano le sue commedie.Nel 1924 dopo il delitto Matteotti, s’iscrisse al partito fascista, questo però non fece sì che egli diventasse uno strumento del regime.L’ultima stagione creativa fu il “teatro dei miti”; si tratta di un teatro che tenta di fondare valori, di trovare soluzioni al problema del vivere umano attraverso la religione e l’arte. Egli volle definirlo una trilogia (La nuova colonia, Lazzaro e I giganti della montagna), nella quale l’autore si chiedeva se i valori potessero risolvere i problemi dell’uomo.Nel 1926 scrisse “Uno, nessuno, centomila”.Nel 1934 ricevette il premio Nobel per la letteratura.Morì nel 1936 per un attacco di polmonite, mentre stava realizzando la cinematografia del “Fu Mattia Pascal”.

liba
si su questo si però mi servirebbe anche la sua biografia breve

Luigi93_
Prima dovresti parlare della vita e poi fai riferimento alla novella. La novella si apre con la figura del giudice D’Andrea che, entrato nel suo studio, sistema il suo cardellino nella gabbiola del suo ufficio, ancor prima di levarsi il cappello e il soprabito. Alla richiesta del giudice all’usciere Marranca di invitare Rosario Chiàrchiaro nel suo ufficio, l’usciere fa un balzo indietro, facendo atti di scongiuro. Infatti Chiàrchiaro, un povero padre di famiglia, cui è stato misteriosamente attribuito il potere di jettatore, ha sporto denuncia contro il figlio del sindaco del paese e contro l’assessore Fazio, dopo aver visto questi ultimi compiere dei gesti di scongiuro alla sua vista. Quando Marranca esce per adempiere l’incarico, tre giudici amici di D’Andrea entrano nello studio di quest’ultimo e, urlando, compiono atti di spavento e di scongiuro, quando sentono il nome del disgraziato. Questi comportamenti sono interrotti dalla comparsa della sedicenne Rosinella, una delle figlie di Chiàrchiaro, che prega il giudice D’Andrea affinchè convinca il padre a ritirare la querela, in quanto non avrebbe potuto far altro che aggravare le condizioni della già povera famiglia di Chiàrchiaro. Il colloquio è interrotto improvvisamente dalla visita di quest’ultimo, il cui aspetto trasandato provoca il rimprovero del giudice, che non crede alla sua fama di jettatore. Ma, dopo un lungo equivoco, D’Andrea comprende che il povero Chiàrchiaro non vuole vincere la causa e neppure perderla: consapevole della sua fama negativa, vuole il riconoscimento della stessa attraverso una “patente”, con la quale pretendere il pagamento di una tassa che la gente, che non desidera la sua presenza, debba pagare. Quando Chiàrchiaro spiega il motivo di tale decisione, asserendo le brutte condizioni economiche della famiglia, il giudice lo abbraccia e si congratula con lui: ma, alla presenza dei tre giudici, il vento fa sbattere la finestra dello studio, che fa cadere la gabbia del cardellino. Allora Chiàrchiaro ne approfitta per profetizzare la morte di tutti i presenti che non gli pagheranno la tassa per farlo andare via, e così inizia la sua nuova professione di jettatore.in quest'atto unico vi è la sfortunata storia di Rosario Chiàrchiaro, un disgraziato padre di famiglia cui è stato misteriosamente attribuito il potere di iettatore. Licenziato dal lavoro in seguito a questa fama, al colmo della disperazione, egli "non può vivere" "se non codificando la sua fama di jettatore, facendosi riconoscere ufficialmente come possessore di un potere funesto e invincibile" e ottenere in tal modo la sua "patente".
Spero di esserti stato d'aiuto..^^

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