Ricerca e dottorato.

_GaS_11
La domanda è principalmente rivolta a matematici, fisici o aspiranti tali.
Poiché non ne so molto mi sembra una buona occasione per saperne di più.
- In un dottorato che cosa si studia in più rispetto ad una laurea magistrale?
- So che il dottorato è una specie di '' addestramento '' per ricercatori, ma come si lavora esattamente?
- Cosa vuol dire fare ricerca? Come funziona? Ovvero chi decide su quali problemi indagare?
È una scelta personale su quale argomento concentrarsi, oppure è l'università ( o non so chi o cos'altro ) ad attribuire i lavori sui quali ricercare?
- Domanda banale, che però mi interessa: come si può garantire che entro un certo tempo la propria ricerca darà frutti?
Ho le idee confuse a riguardo; ho posto la domanda proprio per questo.

Risposte
_GaS_11
Chiaro. :-)
Ti ringrazio.

Luca.Lussardi
In generale un matematico, a differenza di un ingegnere o di un fisico, per esempio, è interessato alla risoluzione di problemi provenienti dalle applicazioni (ingegneria, fisica, biologia, economia, ecc...) i quali necessitano, per essere risolti, dell'utilizzo di una matematica di livello molto alto, che solo un professionista conosce. Ad esempio, se un problema di ingegneria viene modellizzato come un'equazione alle derivate parziali, qui interviene il matematico poiché di norma solo un professionista dell'analisi matematica padroneggia gli strumenti giusti per dare una soluzione ad un problema di questo tipo. E per risolvere questi problemi il matematico usa la sua cassetta degli attrezzi. Ogni tanto succede che però la cassetta degli attrezzi non sia abbastanza e ci vogliono altri attrezzi: solo i matematici migliori riescono a creare dei nuovi attrezzi, cioe' delle nuove teorie generali che vanno ad aggiungersi a quelle note. Questo fatto però non deve affatto sminuire il lavoro fatto dai matematici "standard": io conosco parecchi matematici molto bravi, dal momento che faccio ricerca da tanti anni, ma quelli che considero davvero capaci di creare nuova teoria sono una decina.

_GaS_11
Ecco! Allora ci sono dei problemi ( diciamo ) tecnici ai quali alle volte un ricercatore può dedicarsi.
Però di che cosa si tratta, dato che non riguardano la costruzione di un sistema? Quando è necessario indagare su questi problemi tecnici?
Personale opinione: data la sempre più alta complessità che si raggiunge nella matematica e nella fisica teorica, penso che sia pressoché impossibile trovare qualcuno che da solo riesca a generare una rivoluzione. Ovviamente anche secoli fa era cosa molto rara, ma secondo me col progredire del tempo diventa sempre più rara, se non nulla. Essenzialmente c'è chi aggiunge tasselli più o meno grandi, ma dei '' pezzi interi '' penso che sia ormai impossibile. Se avvengono delle rivoluzioni è per il contributo di tutti i ricercatori ( anche se chi più, chi meno ), per la cooperazione ( quando si confrontano i vari risultati ottenuti ).
Non so quale delle seguenti frasi sia più appropriata :-) :
- È meraviglioso essere un ricercatore, ma è dura.
- È dura, ma essere un ricercatore è meraviglioso.

Luca.Lussardi
Si, intendevo risultati già pubblicati dal dottorando stesso e che poi vengono inseriti nella tesi. Per quanto riguarda il concetto di originale, c'è da fare una distinzione importante: ci sono due fondamentalmente due tipi di matematico, uno (pochi al mondo) arriva davvero in alto e contribuisce in modo essenziale allo sviluppo della matematica teorica e i suoi risultati finiranno sui libri, mentre il resto della massa dei matematici (la maggior parte) risolve problemi matematici, anche tecnicamente molto difficili, sfruttando la teoria a disposizione che solo un matematico professionista conosce e padroneggia.

Autogestirsi è una cosa che si apprende dopo parecchio tempo e esperienza, ed è essenziale mantenersi informato, per questo motivo un ricercatore periodicamente è in giro per il mondo per convegni e/o scuole di aggiornamento.

_GaS_11
Ti ringrazio,davvero esauriente.
:-k
Sui risultati originali:
- Scrivi di risultati già pubblicati, però in questo caso come possono essere originali se le pubblicazioni sono lavoro altrui? A meno che io non abbia capito male, ovvero che in realtà le pubblicazioni apparterrebbero al dottorando stesso.
oppure, se proprio non ce la si fa, ovviamente non è colpa del dottorando e dunque il supervisor potrebbe in ogni caso proporre l'ammissione del dottorando alla discussione finale della tesi;

- Ok, quindi anche se un problema non è definitivamente risolto, possono essere apprezzati i metodi con i quali il dottorando ha affrontato la questione.
- Ma un risultato originale ( o pubblicazione ) si tratta necessariamente di qualcosa '' di grande ''? O è più probabile che si tratti di un tassello che va ad aggiungersi nella struttura di un campo di ricerca?
Sul ricercatore:
Infine, sulla garanzia dei risultati vale infatti la stessa risposta di prima: l'abilità del ricercatore consiste anche nel capire quali problemi matematici non banali possono essere risolti con gli strumenti che egli ha a disposizione.

Capisco, prima o poi giunge ad autogestirsi. Ovviamente è fondamentale che si mantenga informato costantemente sulle novità del suo campo di ricerca. Affronterà ciò che ritiene necessario.

Luca.Lussardi
Andiamo con ordine. Per quanto riguarda un dottorato, di norma la tesi di dottorato, redatta al termine dei 3 anni (più eventuale proroga anche non retribuita) deve essere originale, ovvero deve contenere risultati che sono o già stati pubblicati o perlomeno validi per una o più pubblicazioni da estrarre dalla tesi: questo ultimo caso viene certificato dal referee che si occupa di valutare la tesi di dottorato. Se la ricerca però non dà i frutti sperati per insuperabili difficoltà i casi possono essere due: o ci si accorge che il lavoro è troppo difficile e si cambia argomento in tempo oppure, se proprio non ce la si fa, ovviamente non è colpa del dottorando e dunque il supervisor potrebbe in ogni caso proporre l'ammissione del dottorando alla discussione finale della tesi; personalmente non mi è mai capitato di vedere gente che si dottora in matematica con una tesi non originale, per cui la scelta del problema di cui occuparsi viene fatta in modo molto oculato da parte dei supervisors.

Dopo il dottorato in genere un neo-dottore di ricerca si appoggia ancora per alcuni anni a supervisors, è il periodo del cosiddetto "post-doc", ovvero si fanno 6 mesi da una parte, 3 dall'altra parte del mondo e così via... diciamo che grosso modo il settore iniziato col dottorato viene portato avanti ma possono esserci varianti, anzi è anche meglio variare un po'.

In Italia, poi, per poter fare questo lavoro in modo permanente la strada è una sola, ovvero la carriera accademica, per cui si cerca di vincere un concorso per ricercatore prima e per professore poi. All'estero ci sono realtà non-universitarie nelle quali si può portare avanti un'attività di ricerca in stile accademico.

Infine, sulla garanzia dei risultati vale infatti la stessa risposta di prima: l'abilità del ricercatore consiste anche nel capire quali problemi matematici non banali possono essere risolti con gli strumenti che egli ha a disposizione.

_GaS_11
Ti ringrazio per l'esauriente risposta. Scusa se ho messo in '' generale '', effettivamente '' orientamento '' è la sezione adatta.
Quindi in un dottorato si studiano le novità in un certo campo ( un '' aggiornamento '' necessario per il futuro ricercatore ), mentre nella magistrale ciò che è ormai consolidato. Inoltre si aggiunge anche il lavoro personale.
:-k
- Ma se la ricerca fallisce ( nel senso che il problema non viene risolto ), il pretendente non può ottenere il dottorato alla fine? O magari basta constatare che ci siano stati dei buoni spunti per una possibile soluzione del problema, per ottenerlo? Oppure basta aver superato gli esami con relativa prova finale?
So che dev'essere difficilissimo affrontare i problemi aperti in un certo ambito.
- La ricerca dopo il dottorato. Invece per un ricercatore vero e proprio che cosa significa fare ricerca come lavoro? Ovvero decide lui stesso quale argomento affrontare, o il lavoro viene affidato da un superiore?
- Essere un ricercatore significa dover lavorare per l'università necessariamente?
- Ci si occupa esclusivamente di costruire matematica o fisica nuove? O vengono talvolta affidati problemi '' più tecnici '' ( anche se non ho la minima idea di quale tipo ) su cui indagare?
- Si possono garantire risultati? Mi aspetto la stessa risposta di prima. Però che cosa accade se un ricercatore non riesce ad ottenere risultati al fine di far progredire una certa teoria?
Che ci siano difficoltà è comprensibile, dato il livello di complessità raggiunto.

Luca.Lussardi
Sposto in orientamento. Per quanto riguarda il dottorato si tratta di un percorso, di norma di 3 anni, retribuito con borsa al quale si accede per concorso pubblico. Oltre a completare la propria preparazione di base, in genere vengono fatti esami su corsi di avviamento alla ricerca, per farsi il background necessario. Dopo il primo anno in genere si sceglie il proprio supervisor di dottorato il quale propone l'argomento di ricerca da sviluppare. Nessuno però ti può garantire che la ricerca darà dei frutti. Questo è vero soprattutto per un matematico: non si può sapere prima se un problema potrà essere risolto o no, a meno che il supervisor assegni al suo allievo di dottorato un problema per il quale conosce già, a grandi linee, la strada da percorrere per la sua soluzione, ma anche in tal caso gli intoppi sono sempre dietro l'angolo quando si fa della matematica nuova, per cui una garanzia totale nessuno te la può dare.

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