Ranking, si o no?

Grands
Buongiorno

Avrei una domanda in merito alle università italiane e alla loro qualità di didattica e ricerca, per il momento sto guardando soprattutto ala prima, ma sono due ambiti collegati.

Su internet ho trovato varie classifiche delle università, ho guardato soprattutto a quelle internazionali.
Ebbene, se le classifiche mondiali in merito agli atenei italiani indicato dati che si assomigliano tra di loro, con posizioni che variano al massimo di 100 posizioni ( probabilmente dovuto al diverso peso date alle varie caratteristiche che un ateneo deve possedere), noto una certa incongruenza tra le classifiche italiane, censis e ilsole24ore e quelle internazionali.

Questo so che è un argomento molto delicato, ho visto che è stato trattato anche altre volte nel forum e spesso la conclusione è stata quella che non è bene seguire le classifiche in quanto spesso non sono veritiere o danno peso a criteri inutili.
Seppur ritenga questa teoria non del tutto errata, non penso abbia veridicità generale.
Di ciò può essere prova il fatto che le classifiche internazionali, pur dando un peso diverso ai vari criteri, non si discostano più di tanto.

Considerando che si vive in un mondo globalizzato, e che all'estero potrebbero essere interessati anche all'ateneo di provenienza, in caso si voglia lavorare in un ambito molto specifico, non è più idoneo immatricolarsi a un ateneo che è più riconosciuto e apprezzato?

Per come la vedo io, ogni dipartimento di ogni ateneo dovrebbe focalizzare la sua ricerca su un determinato target, di modo che concentri tutte le risorse su un solo ambito per riuscire a ottenere ottimi risultati, primeggiare e essere famosi anche per un settore ( in ambito internazionale).
In questo modo chi è interessato alla ricerca su un certo argomento dovrebbe recarsi presso tale ateneo, ciò significherebbe avere tanti poli di eccellenze divisi per ambiti.

Vi ringrazio per l'aiuto.

Risposte
Grands
Non c'è ne è uno specifico, intendo quelli che potrei raggiungere da pendolare, vi ho citato precedentemente le posizioni che questi occupano.

Weierstress
Giusto per rendere il discorso più concreto, qual è questo ateneo vicino a casa che ogni tanto citi?

Grands
Qualcuno prima ha citato McKinsey, voi sapete se questa azienda offre veramente tantissimo a un neolaureato?

Per quanto riguarda Caterpillar sapete qualcosa?

Grands
Assolutamente sì, aver studiato in un ateneo non di eccellenza, non segna la tua carriera. Non è bianco o nero.

Beh no, però il problema è anche il fatto che ogni ateneo ha i suoi corsi, ovvero lo stesso cdl può cambiare da ateneo a ateneo e questo magari può cambiare la qualità del corso in modo sostanziale.


Un'altra cosa, scegliere un'università non deve essere solo una questione di nome. Ogni università ha quasi sempre la sua storia e il suo metodo. Se studi in Olanda, piuttosto che in Francia o in UK, i metodi di insegnamento saranno completamente diversi.

Argomento interessante, al momento però sono concentrato sul panorama universitario italiano.

Credo che la cosa che ha più valore in assoluto, e dico sopratutto a livello di apprendimento personale, è fare almeno due esperienze estere durante i 5 anni in due paesi diversi. Non solo s'impara a dare valore al diverso, s'impara a confrontarsi, ma s'impara anche un metodo di lavoro differente.

Qui secondo me il discorso ranking torna in ballo, ho esaminato i vari rapporti che le università italiane hanno con quelle estere, e non so se è un caso, ma gli ateneo più quotati hanno i rapporti migliori.
Ci sono alcuni atenei in rapporto con università per esempio del'Argentina.
Non che abbia qualcosa contro l'Argentina, e non conosco nulla di quello che sta accadendo in Sud America, ma non credo che siano più avanti di noi.

Come ho già detto, la questione principale del topic è quanto conviene a livello economico spendere una cifra in più per andare fuori sede, rispetto a fare un ateneo vicino casa.
E' chiaro che una volta che si va fuori sede, conviene puntare sugli atenei più quotati, se il costo è lo stesso.

A volte mi chiedo se il motivo del fatto che i miglior atenei italiani hanno maggiori alunni famosi sia dovuto anche alle dimissioni dell'ateneo stesso.
Ovvero, più studenti vuol dire più probabilità di trovare uno studente bravo, che farà carriera.

Studente Anonimo
Studente Anonimo
Assolutamente sì, aver studiato in un ateneo non di eccellenza, non segna la tua carriera. Non è bianco o nero.
Prendiamo Ferrari ad esempio, livelli altissimi. Posso confermare che assumono sia ingegneri da Modena che ingegneri del Poli o ingegneri da università europee.
Detto questo, studiare in un ateneo di eccellenza aiuta, questo senz'altro. Aiuta se le tue ambizioni sono del tipo, voglio fare strada, voglio diventare presidente del consiglio, voglio diventare CEO di questo posto qui, ecc. In questi termini sia il modo in cui vieni formato, sia il network che ti crei, sia il cv, sia le esperienze di stage (all'estero) che ti fornisce un ateneo di eccellenza aiutano molto.

Ma se tutto ciò non ti interessa, e semplicemente vuoi diventare un bravo ingegnere, o un bravo fisico, o un bravo matematico, in Italia ti formi bene quasi ovunque.
Un'altra cosa, scegliere un'università non deve essere solo una questione di nome. Ogni università ha quasi sempre la sua storia e il suo metodo. Se studi in Olanda, piuttosto che in Francia o in UK, i metodi di insegnamento saranno completamente diversi.
Credo che la cosa che ha più valore in assoluto, e dico sopratutto a livello di apprendimento personale, è fare almeno due esperienze estere durante i 5 anni in due paesi diversi. Non solo s'impara a dare valore al diverso, s'impara a confrontarsi, ma s'impara anche un metodo di lavoro differente.

Grands
Quello che voglio dire è che, a seconda del settore e di chi fa la classifica, le top 10/50 cambiano. Ora, non è che ogni anno una multinazionale taglia i rapporti con una università perché ha perso 10/15/50 posti. Sono legami di lunga durata tra partner che sono riconosciuti come top nel loro settore (ma questo vale indipendentemente dal ranking).


Succede che un ateneo perda delle posizioni di 10-15-50 posti, ma io parlavo di differenze sostanziali di 300-400 posti sia in classifica generale, sia in quella di uno specifico corso di laurea.

Tor Vergata è una buona università per la preparazione che ti dà (almeno per ingegneria gestionale) ma come strutture e servizi (non tanto il placement) non è a livello di università riconosciute come top.

Tor vergata non è al top come ranking, ma penso che ha una buona posizione in classifica rispetto a tante altre realtà italiane, che sono sotto di almeno 400 posizioni.
Tor Vergata infatti si trova tra le prime 400-500 nel mondo, ci sono atenei italiane che stanno tra le posizioni 700-800, e secondo me c'è una grande differenza.
Ci sono alcuni corsi nelle università italiane che non vengono nemmeno presi in considerazione nelle classifiche è questo secondo me può essere un deficit per un laureato.

Insomma, anche senza uscire da Harvard si può tranquillamente iniziare un'ottima carriera in Italia e/o all'estero.

Sono d'accordo che non bisogna aver per forza frequentato il MIT o Harvard per fare un'ottima carriera ( poi ognuno ha la propria percezione soggettiva di cosa significhi ottima carriera), ma nel panorama universitario italiano sostengo che ci sia una grande discrepanza tra gli atenei, e che non tutti offrano la stessa preparazione e diano le stesse opportunità.
Contradditemi se pensate che non sia così.

Fra le aziende che ti ho citato in precedenza e Philip Morris c'è un abisso sulla selezione. Conosco persone respinte (laureate e non) a calci dalle due aziende del settore elettrico prese senza nessun problema dalla multinazionale americana.

Non conosco tutti i meccanismi di tutte le aziende, ma quello che volevo dire è che secondo me le aziende selezionano i curriculum in base all'ateneo di provenienza.
E non c'è da stupirsi, se arrivano tanti CV, come fanno le aziende a mettere alla prova ciascun candidato prima di assumerlo?

civamb
Fra le aziende che ti ho citato in precedenza e Philip Morris c'è un abisso sulla selezione. Conosco persone respinte (laureate e non) a calci dalle due aziende del settore elettrico prese senza nessun problema dalla multinazionale americana.

Intermat
"Grands":
Non conosco la politica di assunzioni di Philip Morris però ti assicuro che entrare ad Enel non è per nulla difficile con una qualsiasi laurea in ingegneria. Su Eni e Terna non ho conoscenze dirette però credo abbiano una politica abbastanza standard.


Come ho ciò detto prima, a mio parere, è molto importante specificare anche il ruolo che si ricopre in queste aziende, non solo entrarci.
Si può essere assunti come direttore, manager, addetto alla produzione etc..
Ad esempio come direttore dell'Enel, sul settore dell'America Latina, si trova un laureato alla normale con un MBA.

Si ma da neolaureato entri sempre (più o meno) con le stesse posizioni. Gli stipendi possono variare sensibilmente in base a dove e chi ti assume ma di certo non entri come manager. Per essere assunto come manager di Enel per il Sud America dovresti avere (immagino) 15 anni di esperienza in una multinazionale IT in una posizione manageriale. Quindi il fatto che tu abbia studiato a Poggibonsi o ad Harvard incide meno. Il fatto che tu sia uscito da Poggibonsi incide sul fatto che, mediamente, uscendo da Harvard anche i primi impieghi sono in società importanti mentre nell'altro caso è più facile che ti assuma una media impresa o una multinazionale per la sua sede italiana (magari piccola e/o marginale). In ogni caso facendo carriera nella prima impresa non ti viene negato di trovare un ottimo impiego in un'altra società importante. Magari il percorso è più lungo, in ogni caso saranno molto più le conoscenze e gli appoggi che troverai durante gli anni successivi a farti fare carriera, non il semplice fatto di essere uscito da XXXX.
"Grands":

Questo legame, spesso, è completamente sconnesso dal ranking dell'università.

Non ne sono molto sicuro che sia sconnesso.
Sicuramente non è un fattore che ha un grande peso nel ranking, però ho visto che le università più prestigiose hanno non solo più rapporti con grande aziende, ma anche con grandi università, come il MIT e Harvard.
Lo stesso vale per i programmi Erasmus.

Quello che voglio dire è che, a seconda del settore e di chi fa la classifica, le top 10/50 cambiano. Ora, non è che ogni anno una multinazionale taglia i rapporti con una università perché ha perso 10/15/50 posti. Sono legami di lunga durata tra partner che sono riconosciuti come top nel loro settore (ma questo vale indipendentemente dal ranking).
"Grands":

E io ho studiato a Tor Vergata, non di certo nella Ivy League.

Ma infatti Tor Vergata è quotata bene in ranking ( rispetto alle altre università italiane).


Non ho mai dato troppo peso al ranking, ho guardato qualche classifica ma senza poi trarne conclusioni. Tor Vergata è una buona università per la preparazione che ti dà (almeno per ingegneria gestionale) ma come strutture e servizi (non tanto il placement) non è a livello di università riconosciute come top. Questo non mi ha impedito di fare una esperienza di lavoro all'estero con la possibilità, se avessi voluto, di rimanerci con un buono/ottimo stipendio (per un neolaureato). Insomma, anche senza uscire da Harvard si può tranquillamente iniziare un'ottima carriera in Italia e/o all'estero.

donald_zeka
Dipende da cosa studi, in un cdl scientifico-tecnico conta piú che altro la preparazione personale e il merito piú che l'universita frequentata, in cdl di tipo economico-marketing-finanza e altre amenità, non esiste un merito e una preparazione personale in sebso stretto (alla fine è economia, due cavolate in croce), quindi si guarda piú all'apparenza, insomma a dove ti sei laureato.

Grands
Non conosco la politica di assunzioni di Philip Morris però ti assicuro che entrare ad Enel non è per nulla difficile con una qualsiasi laurea in ingegneria. Su Eni e Terna non ho conoscenze dirette però credo abbiano una politica abbastanza standard.


Come ho ciò detto prima, a mio parere, è molto importante specificare anche il ruolo che si ricopre in queste aziende, non solo entrarci.
Si può essere assunti come direttore, manager, addetto alla produzione etc..
Ad esempio come direttore dell'Enel, sul settore dell'America Latina, si trova un laureato alla normale con un MBA.

Questo legame, spesso, è completamente sconnesso dal ranking dell'università.

Non ne sono molto sicuro che sia sconnesso.
Sicuramente non è un fattore che ha un grande peso nel ranking, però ho visto che le università più prestigiose hanno non solo più rapporti con grande aziende, ma anche con grandi università, come il MIT e Harvard.
Lo stesso vale per i programmi Erasmus.

E io ho studiato a Tor Vergata, non di certo nella Ivy League.

Ma infatti Tor Vergata è quotata bene in ranking ( rispetto alle altre università italiane).

Intermat
"civamb":
Philip Morris assume "cani e porci" e parlo ad ogni livello. Società serie del settore tecnologico come Terna, Enel, Eni ed altre fanno molta più selezione.

Non conosco la politica di assunzioni di Philip Morris però ti assicuro che entrare ad Enel non è per nulla difficile con una qualsiasi laurea in ingegneria. Su Eni e Terna non ho conoscenze dirette però credo abbiano una politica abbastanza standard.

Il senso di quello che volevo dire è che molte volte le università hanno legami (principalmente territoriali) con determinate multinazionali. Questo legame, spesso, è completamente sconnesso dal ranking dell'università.

Cioè non è che una multinazionale non ti assume se non esci dal PoliMI o dal PoliTO, ovviamente ci possono essere eccezioni ma si parla di casi particolari. Io ti posso dire che non conosco nessun amico/collega che abbia fatto fatica a trovare qualche lavoro (spesso anche ben pagato) in una qualche multinazionale. E io ho studiato a Tor Vergata, non di certo nella Ivy League.

PS: Logico che se poi uno avesse la certezza di voler lavorare per JP Morgan, Citi Bank e simili allora tanto vale che se ne va a studiare in UK o US. A patto di avere quei 30k € all'anno per vivere e studiare.

Grands
Che ci sta, perchè non conta ovviamente solo la didattica. Con criteri come questi, sarà piuttosto ovvio che le università inglesi e americane, con le loro rette annuali folli, domineranno la parte alta della classifica.

Nelle loro università c'è un rapporto studenti-docenti molto basso?


Se apri però le pagine rispettive sia del PoliMi che della Normale, vedrai che in effetti ci sono indici in cui vanno benissimo e indici in cui vanno malissimo.

Quali sono gli aspetti per cui il Polimi va malissimo?


Se le classifiche si usano in maniera intelligente si tirano fuori conclusioni intelligenti, se le si leggono da ritardati, si tireranno fuori analisi da ritardati. Tutto qui.

Basta pensare che in alcune classifiche la Bocconi è tra le ultime università, ma questo perché si tiene conto della ricerca e di quante volte il lavoro dei ricercatori viene citato in causa.
In poche parole la grossa opportunità di trovare lavoro una volta laureato alla Bocconi non bilancia la carenza di ricerca o di altri servizi, giusto?

Sì, è possibile, ma dipende in che ruolo. Nel Risk di solito è pieno di ingegneri. Se vuoi fare l'investment banker invece, è molto più probabile che ti serva un MBA o comunque un qualche Master in Finance che integri la tua preparazione tecnica con quella economica.

Non ho mai capito come è possibile che un ingegnere possa passare dal suo corso di laurea basato sulla tecnologia, a quello di un MBA di tipo amministrativo-organizzativo.
Il mio dubbio non sorge perché ritenga che agli ingegneri possano mancare le abilità, tutt'altro, tuttavia non capisco come un master di questo tipo possa aprire la strada verso la carriera di manager, che un laureato in economia riesce a raggiungerla con 5 anni di laurea ( e non sempre bastano).

Riguardo al topic che ho aperto, mi resta sempre il dubbio che ho posto all'inizio: conviene investire in un ateneo prestigioso, o che occupa una posizione alta in classifica ( rispetto agli altri atenei italiani), rispetto al frequentare un ateneo meno rinomato, considerando il mondo globalizzato in cui viviamo?
E' chiaro che non sto parlando di una differenze di 2-3-10 posti, ma di quasi 300 in classifica generale e anche 400 in quella per corso specifico.

Studente Anonimo
Studente Anonimo
"Grands":

Beh si, io quando parlavo intendevo proprio i ranking internazionali che vengono consultati in tutto il mondo.
Tra l'altro, se posso aggiungere una nota a parte, i nostri atenei non occupano chissà quali ottime posizioni, si mettono in evidenza il Politecnico, la Bocconi, Bologna, la Normale, Sant'anna ( dove per chiunque è difficile entrare) a poche altre.


Se guardi il ranking globale, la prima università italiana è il Politecnico di Milano, al 170° posto. La normale di Pisa è 192°.
La classifica globale è più un indice della qualità delle strutture e dei servizi. Ci sono parametri come il numero di posti a sedere in biblioteca rispetto il numero degli studenti. Che ci sta, perchè non conta ovviamente solo la didattica. Con criteri come questi, sarà piuttosto ovvio che le università inglesi e americane, con le loro rette annuali folli, domineranno la parte alta della classifica.

Se prendi invece il ranking per subject, molto più legato alla didattica, alla preparazione degli studenti e quindi al riconoscimento degli employers, la storia è un po' diversa.
Il Politecnico di Milano è 24° al mondo nell'area Engineering & Technology, 7° in Europa.
Ma anche questo può essere fuorviante: prendi la Normale di Pisa nell'area Natural Sciences è 450-500°. Se apri però le pagine rispettive sia del PoliMi che della Normale, vedrai che in effetti ci sono indici in cui vanno benissimo e indici in cui vanno malissimo. Per esempio è altissima l'employer reputation per il Poli, o altissima la citation per faculty per la Normale.
Quindi, la classifiche è naturale che siano quelle che sono: scegli dei criteri, ci associ un peso e cerchi di riassumere tutto in un numero a 2 cifre. Quel numero "totale" in certi casi è abbastanza ed è affidabile, in altri bisogna andare più a fondo.
Se le classifiche si usano in maniera intelligente si tirano fuori conclusioni intelligenti, se le si leggono da ritardati, si tireranno fuori analisi da ritardati. Tutto qui.

Stesso discorso per gli istituti finanziari, Mediobanca non è JP Morgan o Goldman Sachs.
Una curiosità, ci sono ingegneri che possono coprire ruoli finanziari senza avere un MBA?


Jean Tirole, Ingegnere francese, Ph.D in metodi matematici per le decisioni, Nobel per l'Economia.
Chiaramente è un estremo, ma regole assolute non esistono. D'ingegneri se ne trovano un po' ovunque in tutti i settori.
Rispondendo più direttamente alla tua domanda:
Sì, è possibile, ma dipende in che ruolo. Nel Risk di solito è pieno di ingegneri. Se vuoi fare l'investment banker invece, è molto più probabile che ti serva un MBA o comunque un qualche Master in Finance che integri la tua preparazione tecnica con quella economica.

Grands
Per altre società, anche internazionali, spesso conta un eventuale legame con l'università, indipendentemente dal ranking.


Purtroppo però, con qualche eccezione, le università più quotate nelle classifiche internazionali sono quelle che hanno migliori rapporti con le aziende, o sbaglio?

Dire che il ranking non conta, o che non conta uscire da un'università piuttosto che un'altra, o anche sinceramente dire "le università italiane sono tutte sullo stesso piano", son fesserie.

Concordo.
Lo Stato in teoria punta a assicurare una preparazione omogenea da qualsiasi ateneo, nella pratica la mia impressione è che non non sia proprio così.
Non sto dicendo che sia giusto, sto cercando di descrivere come è realmente la situazione.
L'ex primo Ministro ( senza nominarlo) ha persino detto che alcuni atenei stanno in piedi per mantenere il posto a certi baroni e che dovrebbero essere chiusi, concentrando le risorse solo su alcune università.


Quale ranking guardare? QS per B.Sc o M.Sc o qualunque altro percorso equivalente in ambito non scientifico, Financial Times per MBA e Master in Economics.

Beh si, io quando parlavo intendevo proprio i ranking internazionali che vengono consultati in tutto il mondo.
Tra l'altro, se posso aggiungere una nota a parte, i nostri atenei non occupano chissà quali ottime posizioni, si mettono in evidenza il Politecnico, la Bocconi, Bologna, la Normale, Sant'anna ( dove per chiunque è difficile entrare) a poche altre.

Resta il fatto che moltissime società, anche multinazionali, non tengono in considerazione il ranking: Amazon, IBM, Philip Morris, P&G, Unilever, GSK. Insomma non è che se si esce da atenei non top (per ranking) si abbia la carriera segnata.

Bisogna poi guardare il ruolo che si assume in una determinata azienda, e quanto sia esteso ( solo su una regione, sull'Italia, a livello europeo etc..) non conta solo il fatto di lavorarci.
Voi cosa ne pensate?

Stesso discorso per gli istituti finanziari, Mediobanca non è JP Morgan o Goldman Sachs.

Una curiosità, ci sono ingegneri che possono coprire ruoli finanziari senza avere un MBA?

civamb
Philip Morris assume "cani e porci" e parlo ad ogni livello. Società serie del settore tecnologico come Terna, Enel, Eni ed altre fanno molta più selezione.

Intermat
Infatti io non ho detto che tutte le società di consulenza lo facciano, ho anche dato un esempio di chi effettivamente il ranking non sappia neanche cosa sia (Accenture, Deloitte e molte altre). Sicuramente ci saranno società di consulenza che guarderanno il ranking ma io non ci credo molto. Come hai detto tu, ci possono essere dei casi in cui una società "scelga" determinati atenei da cui pescare gran parte dei neoassunti. Questo dipende dal ranking? Bah, non necessariamente.

Tra l'altro nessuno ha detto che tutte le università siano uguali (soprattutto in termini di voto di laurea all'uscita, la preparazione dipende molto dal singolo studente).

Resta il fatto che moltissime società, anche multinazionali, non tengono in considerazione il ranking: Amazon, IBM, Philip Morris, P&G, Unilever, GSK. Insomma non è che se si esce da atenei non top (per ranking) si abbia la carriera segnata.

Studente Anonimo
Studente Anonimo
"Intermat":
Senza entrare nel discorso ranking, le società di consulenza assumono un po' tutti senza guardare troppo all'università e al voto (almeno Accenture, Deloitte e altre). Per altre società, anche internazionali, spesso conta un eventuale legame con l'università, indipendentemente dal ranking.


Assolutamente no. Se proprio dovessimo dire quali società di consueto guardano queste cose, bè, sono proprio le società di consulenza (e istituti finanziari).
Seconda cosa, ci sono società di consulenza e consulenza. Accenture ha sempre un sacco di posizioni aperte e spesso non serve avere chissà che cv. Completamente un'altra storia nell'ambito della consulenza strategica, per citarne una, McKinsey. Sei uscito con 110L da, boh, Politecnico di Bari? Potrebbero non richiamarti nemmeno.
Stesso discorso per gli istituti finanziari, Mediobanca non è JP Morgan o Goldman Sachs.
Per quanto riguarda Milano, proprio le società di consulenza, fanno due pile di CV. Uno Bocconi e PoliMi, l'altro col resto d'Italia. Sentito e strasentito da parecchie persone.
Ranking e voto non dappertutto contano, sono d'accordo: ad esempio, General Electric e Amec Foster Wheeler sono due casi di società di fama internazionale dove di solito al colloquio ci arrivi senza problemi.
Dire che il ranking non conta, o che non conta uscire da un'università piuttosto che un'altra, o anche sinceramente dire "le università italiane sono tutte sullo stesso piano", son fesserie.

Ognuno poi, creda a ciò che vuole. Sono dibattiti sul quale non si converge mai ad una sola verità. Il ranking è lo strumento relativamente più oggettivo per fare questo tipo di confronti.
Quale ranking guardare? QS per B.Sc o M.Sc o qualunque altro percorso equivalente in ambito non scientifico, Financial Times per MBA e Master in Economics. Non sono da guardare in senso assoluto? Certamente. I rankings nazionali li lascerei completamente perdere.
Mi è piaciuta la risposta di Raptorista a riguardo, particolarmente quando dice i rankings sono da guardare in senso logaritmico.

Intermat
Senza entrare nel discorso ranking, le società di consulenza assumono un po' tutti senza guardare troppo all'università e al voto (almeno Accenture, Deloitte e altre). Per altre società, anche internazionali, spesso conta un eventuale legame con l'università, indipendentemente dal ranking.

Grands
Più rinomato rispetto a cosa?

Più conosciuto a livello nazionale e internazionale, come potrebbe essere il Politecnico e la Sapienza rispetto a altre come Perugia, Politecnico di Bari, Marche.

Io volevo solo delle opinioni di voi studenti in base ai ranking e al mio punto di vista.
Da quello che ho capito io, all'estero si tiene spesso conto della laurea del candidato, e quando vi parlo di estero non vi sto indicando uno specifico Paese, dato che viviamo in un mondo globalizzato.
Io intendo aziende che hanno un mercato globale e che aprono sedi in tutto il mondo, come potrebbe essere Google, Ford, Accenture, tanto per fare un esempio.
Questo significa che in Italia posso lavorare per un'azienda straniera, o magari posso andare in Olanda a lavorare per un'azienda americana.

Queste aziende, ricevono tantissimi CV, ed è ovvio che qualcuno dovrà selezionare i candidati.
Di fronte a questo tipo di lavoro, io credo, che anche per motivi di tempo, le aziende non hanno tempo di mettere alla prova tutti, perciò selezionano anche in base all'università che un candidato ha frequentato.
Qualcuno mi contraddica se non è così, sono qui per avere informazioni chiare.

Ecco che ritorna la domande che avevo posto inizialmente, ha senso investire in un'università prestigiosa, considerando i costi che uno studente fuori sede deve sostenere ?

Weierstress
Più rinomato rispetto a cosa? In Italia ci sono università eccellenti. Comunque, ti invito a leggere questa discussione, mi sembra sia vicina ai tuoi interessi.

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