Dottorato in fisica dopo ingegneria

ozzyzig94
Buonasera a tutti.
Andrò dritto al punto: sono l'ennesimo caso di un ingegnere la cui vera passione è però rivolta alla fisica pura.
Mi è sempre interessata tutta la fisica in generale, fin da bambino. Però, tutta la pressione che in quinta superiore ci mettevano addosso sul futuro lavorativo (che ovviamente potrebbe essere non dei migliori per un ricercatore) mi ha spinto a iscrivermi a una triennale in ingegneria. Comunque, dato che uno degli argomenti che più mi affascinavano era la sfida verso la fattibilità dell'utilizzo della fusione nucleare come fonte di energia, la scelta è stata ingegneria energetica.
Ora, tra un mese mi laureo. Non sono pentito di aver fatto questa triennale, tutto sommato, anche se è certo che se tre anni fa avessi avuto gli stessi "dati" che possiedo ora, avrei cominciato direttamente con fisica, senza se e senza ma. Contando però che, di fatto, tra un mese sarò un laureato triennale in ingegneria, ed essendo che ora non credo di aver voglia e soprattutto tempo di ricominciare con una triennale in fisica, un ottimo compromesso mi sembra la scelta di una laurea magistrale in ingegneria nucleare. In particolare, presso il Politecnico di Milano vi è un curriculum molto "fisico" e con gran libertà di scelta di esami in cui, di fatto, oltre al classici Fisica del Reattore, Impianti Nucleari e Misura delle Radiazioni, posso metterci praticamente solo esami di fisica, comprendenti argomenti di meccanica quantistica e fisica atomica, fisica nucleare, struttura della materia e (soprattutto) fisica dei plasmi. Considerando ciò, e considerando anche che alla triennale come esami a scelta libera ho fatto un po' di metodi matematici e di meccanica analitica, facendo un paio di conti verrebbe fuori che praticamente, nonostante dopo sarei un dottore magistrale in ingegneria nucleare, avrei comunque più o meno tutte le conoscenze di un laureato triennale in fisica!
Per questo chiedo... visto che comunque, tra i vari rami della fisica, ad oggi continua comunque a interessarmi molto l'ambito della fisica della fusione (che, in linguaggio tecnico, equivale appunto alla fisica dei plasmi), ciò basterebbe, per il dopo, a potermi candidare seriamente per un dottorato in fisica della materia/fisica dei plasmi/fisica della fusione in qualche parte del mondo? Ok, il mio titolo di dottore magistrale in ingegneria andrebbe a farsi benedire in quanto praticamente dopo diventerei un fisico, ma non importa, la strada che voglio seguire è questa. Cosa ne pensate?
Mi scuso per la prolissità del post e vi ringrazio in anticipo per eventuali risposte :D

Risposte
Leonardo9P
"Vulplasir":
La più grande differenza la fa la persona e non tanto ciò che si studia. Nel tuo caso, a parte meccanica quantistica, se hai studiato meccanica analitica e metodi matematici, non dovresti avere nessun deficit particolare rispetto a un laureato triennale medio in fisica, dato che alla triennale in fisica, si fa più matematica che fisica (da me a Firenze nei primi due anni di fisica c'è praticamente solo fisica 1 e fisica 2, tutto il resto analisi, geometria, metodi e meccanica analitica). Comunque, se dal lato teorico hai pochi deficit, sicuramente ti manca tutto il lato sperimentale della fisica e i vari laboratori affrontati nella triennale di fisica.

Vero. Per lo meno è così anche a Torino.

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donald_zeka
La più grande differenza la fa la persona e non tanto ciò che si studia. Nel tuo caso, a parte meccanica quantistica, se hai studiato meccanica analitica e metodi matematici, non dovresti avere nessun deficit particolare rispetto a un laureato triennale medio in fisica, dato che alla triennale in fisica, si fa più matematica che fisica (da me a Firenze nei primi due anni di fisica c'è praticamente solo fisica 1 e fisica 2, tutto il resto analisi, geometria, metodi e meccanica analitica). Comunque, se dal lato teorico hai pochi deficit, sicuramente ti manca tutto il lato sperimentale della fisica e i vari laboratori affrontati nella triennale di fisica.

Leonardo9P
"civamb":
Quello che sarà dipenderà da quello che farà dopo il dottorato perché la forma mentis non é che si arresta con la laurea e soprattutto non é uguale per ogni persona!
Un esempio :

http://ricerca.gelocal.it/laprovinciapa ... PC104.html

É un ingegnere nucleare o un matematico secondo voi?

Mi fa piacere poter leggere quell'articolo perché mi ha fatto ricredere su questo argomento. Ovvero è importante la scuola ma ognuno ha un suo modo di pensare e perciò è grazie a quello che noi facciamo scoperte e non per via del modo di pensare impartito. Thanks per il link.

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civamb
Quello che sarà dipenderà da quello che farà dopo il dottorato perché la forma mentis non é che si arresta con la laurea e soprattutto non é uguale per ogni persona!
Un esempio :

http://ricerca.gelocal.it/laprovinciapa ... PC104.html

É un ingegnere nucleare o un matematico secondo voi?

Leonardo9P
"ozzyzig94":
beh ho appena detto, anche confrontandomi con miei amici, attualmente il mio modo di pensare e di affrontare un problema è più da fisico che da ingegnere... e considerando che con il percorso di laurea da me programmato più un dottorato in uno specifico settore avrò acquisito, come detto, tutte le conoscenze di base più conoscenze approfondite sul settore di studio del dottorato, non capisco come potrei non aver ancora acquisito tale forma mentis da fisico...
allora un laureato in fisica con soli 18 e 20 senza mai aver capito nulla della materia dovrebbe avere più di questo approccio mentale di quanto ne abbia io già adesso? non credo sinceramente...

Fai ciò che senti e vedrai che andrà bene

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ozzyzig94
beh ho appena detto, anche confrontandomi con miei amici, attualmente il mio modo di pensare e di affrontare un problema è più da fisico che da ingegnere... e considerando che con il percorso di laurea da me programmato più un dottorato in uno specifico settore avrò acquisito, come detto, tutte le conoscenze di base più conoscenze approfondite sul settore di studio del dottorato, non capisco come potrei non aver ancora acquisito tale forma mentis da fisico...
allora un laureato in fisica con soli 18 e 20 senza mai aver capito nulla della materia dovrebbe avere più di questo approccio mentale di quanto ne abbia io già adesso? non credo sinceramente...

Leonardo9P
Infatti sarà dottore in fisica sulla carta ma avrà la mentalità da ing e le capacità che ha acquisito come ing quindi in pratica non è un fisico per intenderci. Ma ha le competenze per integrarle all ing. Secondo me ci sta però non capisco.. a livello lavorativo come questo possa non rappresentare un limite!

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snake-16
"ozzyzig94":
[quote="civamb"]Considera anche fisica dei sistemi complessi del politecnico di Torino (che fra l'altro ha un bel dottorato in fisica).

Avevo visto anche quello... in generale, per la magistrale ho dato un occhio a un sacco di università e a un sacco di orientamenti diversi, e ad ora, se escludiamo un ricominciare da una triennale in fisica e un tuffarsi in una magistrale in fisica (le cui scelte richiederebbero entrambe ben più di due anni viste le varie integrazioni da fare), la scelta del curriculum Fisica dei Sistemi Nucleari presso il PoliMi mi sembra il miglior compromesso per continuare sulla strada dell'energia da fusione, e contemporaneamente a ciò riempire quelle lacune (in meccanica quantistica, struttura della materia e fisica nucleare) che mi ancora mi separano da un laureato in fisica (perlomeno uno triennale, si intende).

"civamb":

Il concetto è che, semplicemente, nonostante il titolo che avrò a breve, non mi sento affatto un ingegnere... nè nel modo di pensare, nè nel modo di risolvere i problemi. E non vi è ombra di dubbio che il mio obiettivo è, in futuro, di essere chiamato fisico, a tutti gli effetti. Il mio dubbio era proprio se ciò fosse possibile, seguendo il mio "piano" di pormi a cavallo tra l'ingegneria e la fisica con la magistrale, per poi scivolare nella fisica a tutti gli effetti con un dottorato.
[/quote]

Dubito che un ingegnere possa avere la forma mentis di un fisico .... Ma che significa?!?! ingegneria trasmette la forma mentis da ingegnere.

civamb
Si e viceversa. Ovviamente rappresenta lo sbocco naturale del percorso in ingegneria fisica e fisica dei sistemi complessi. La stessa ingegneria nucleare con l'indirizzo che ti interessa é particolarmente indicato per chi proviene da ingegneria fisica o ingegneria matematica.

Leonardo9P
"civamb":
Ci sono alcuni professori dei politecnici, ingegneri, con dottorato in fisica. I due politecnici hanno, non a caso, un dottorato in fisica.
Uno dei piú talentuosi matematici italiani é un ingegnere nucleare...tanto per fare un altro esempio.

È possibile che un ing possa avere un dottorato in fisica? Nel senso non dovrebbe avere delle "lacune"? In fondo il percorso di studi e la mentalità dei due indirizzi sono comunque diverse.

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civamb
Ci sono alcuni professori dei politecnici, ingegneri, con dottorato in fisica. I due politecnici hanno, non a caso, un dottorato in fisica.
Uno dei piú talentuosi matematici italiani é un ingegnere nucleare...tanto per fare un altro esempio.

ozzyzig94
"civamb":
Considera anche fisica dei sistemi complessi del politecnico di Torino (che fra l'altro ha un bel dottorato in fisica).

Avevo visto anche quello... in generale, per la magistrale ho dato un occhio a un sacco di università e a un sacco di orientamenti diversi, e ad ora, se escludiamo un ricominciare da una triennale in fisica e un tuffarsi in una magistrale in fisica (le cui scelte richiederebbero entrambe ben più di due anni viste le varie integrazioni da fare), la scelta del curriculum Fisica dei Sistemi Nucleari presso il PoliMi mi sembra il miglior compromesso per continuare sulla strada dell'energia da fusione, e contemporaneamente a ciò riempire quelle lacune (in meccanica quantistica, struttura della materia e fisica nucleare) che mi ancora mi separano da un laureato in fisica (perlomeno uno triennale, si intende).

"civamb":
Avevo letto alcune discussioni in questo forum con protagonista un ingegnere meccanico triennale del polimi che seguiva anche il laboratorio di ingegneria nucleare ed é finito ad occuparsi di ricerca sui plasmi negli USA...

Questo mi conforta... in quanto conferma il pensiero che già avevo secondo cui, se uno ha ben chiaro su cosa vuol far ricerca, il percorso di laurea che ha seguito non preclude tutte le possibilità (escludendo magari un laureato in [laurea random in facoltà umanistiche] che voglia fare ricerca in fisica teorica :lol: ). Ad esempio io, in quanto quasi ingegnere energetico e presumibilmente futuro laureato magistrale in ingegneria nucleare (con particolare aspetto alla fisica), sarei pure ben più propenso a una ricerca nell'ambito della fisica dei plasmi rispetto a un ingegnere meccanico!
Il concetto è che, semplicemente, nonostante il titolo che avrò a breve, non mi sento affatto un ingegnere... nè nel modo di pensare, nè nel modo di risolvere i problemi. E non vi è ombra di dubbio che il mio obiettivo è, in futuro, di essere chiamato fisico, a tutti gli effetti. Il mio dubbio era proprio se ciò fosse possibile, seguendo il mio "piano" di pormi a cavallo tra l'ingegneria e la fisica con la magistrale, per poi scivolare nella fisica a tutti gli effetti con un dottorato.

civamb
Considera anche fisica dei sistemi complessi del politecnico di Torino (che fra l'altro ha un bel dottorato in fisica). Comunque la scelta del polimi é molto interessante. Avevo letto alcune discussioni in questo forum con protagonista un ingegnere meccanico triennale del polimi che seguiva anche il laboratorio di ingegneria nucleare ed é finito ad occuparsi di ricerca sui plasmi negli USA...

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