Differenze tra Ingegnere Fisico e Matematico?
Girovagando online, in molti consigliano di studiare Ingegneria perché è più facile trovare lavoro. E a quanto pare, gli ingegneri sono molto richiesti, alcuni li assumono anche per svolgere lavori per i quali non hanno studiato nulla (in un altro post ho parlato di due ingegneri fisici.. Beh, lavorano uno in un enorme azienda di calzature e uno in un'azienda informatica).
In molti siti trovo frasi del tipo: "l'ingegnere fa molta matematica, quindi ha una forma mentis migliore di quella di altri corsi di studio".
Ma che significa che un ingegnere fa molta matematica? Se si ragiona così allora dovrebbero lavorare solo i matematici?
Non capisco perché il titolo di ingegnere è considerato così tanto, mentre fisica e matematica no.
Mi chiarite voi le idee?
PS: forse il titolo potrebbe portare qualcuno a pensare che io chieda la differenza tra Ingegnere fisico e ingegnere matematico. Mentre il mio dubbio è tra Fisica, Matematica e Ingegneria.
In molti siti trovo frasi del tipo: "l'ingegnere fa molta matematica, quindi ha una forma mentis migliore di quella di altri corsi di studio".
Ma che significa che un ingegnere fa molta matematica? Se si ragiona così allora dovrebbero lavorare solo i matematici?
Non capisco perché il titolo di ingegnere è considerato così tanto, mentre fisica e matematica no.
Mi chiarite voi le idee?
PS: forse il titolo potrebbe portare qualcuno a pensare che io chieda la differenza tra Ingegnere fisico e ingegnere matematico. Mentre il mio dubbio è tra Fisica, Matematica e Ingegneria.
Risposte
@SAPO
Non sto dicendo che certe materie non siano fatte bene a matematica e fisica. L'esame di meccanica razionale anche ad ingegneria viene chiamato fisica matematica o meccanica analitica in molti casi. Visto che fai questo esempio entro nello specifico. Ad ingegneria civile e navale ti becchi due moduli di fisica matematica più la parte squisitamente applicativa di meccanica dei solidi. In questi due corsi ingegneristici tradizionali i moduli di "fisica matematica" vengono fatti molto bene dal punto di vista metodologico perché rappresentano la base teorica di quello che verrà affrontato, appunto, in meccanica dei solidi e delle strutture. Nell'esame scritto solitamente vengono chiesti gli esercizi, mentre l'orale é dedicato alla dimostrazione dei teoremi. Quindi non sto dicendo che un ingegnere "tradizionale" vedrà tutti i corsi con il massimo standard di rigore, ma quelli alla base del proprio campo di applicazione senza alcun dubbio.
Un esame di elettrotecnica ad esempio sarà fatto molto bene ad ingegneria elettrica ed elettronica mentre avrà un taglio decisamente impiantistico a civile. Non é tutto bianco e nero nei corsi di ingegneria. Dipende cosa stiamo considerando e il CdL specifico.
@Intermat
Un ingegnere meccanico non si abbasserà a simili semplificazioni in fisica tecnica, meccanica applicata alla macchine e meccanica teorica ed applicata (giusto per citare alcuni esami base) . Detto questo é ovvio che in molte materie ingegneristiche pure un dato fenomeno o formalismo sarà dato per buono visto che in molti casi non rappresenterà l'oggetto del corso. In altri casi invece si approfondiranno argomenti simili ma su scale differenti. In un esame di acquedotti difficilmente verrà esposta la teoria dei profili di rigurgito e del risalto che vedi in meccanica dei fluidi, ad esempio.
Sul fatto dei costi nella progettazione di un prodotto non metto in dubbio la sua importanza. Posso condividere il fatto che questo argomento sarà caro ad un gestionale oppure ad un meccanico nell'orientamento produzione, ma da li a dire che nei cinque anni verrà affrontato seriamente il problema ce ne passa. Ogni prodotto é condizionato da una marea di variabili e solo caso per caso é possibile creare una strategia seria di pianificazione e contenimento dei costi (e comunque in azienda). Un ingegnere aerospaziale nella professione si scontrerà con questo tipo di vincoli ma se guardate i programmi degli insegnamenti nei 5 anni di studio (anche delle sole materie ingegneristiche più applicative) capirete cosa intendevo dire in precedenza. Senza considerare il fattore sicurezza, legato ad una giunga di normative che verranno studiate nella professione e in rari casi viste di sfuggita in un esame a scelta.
Capitolo ricerca. Un laureato in ingegneria una volta terminati gli studi deciderà cosa fare. Professione (libera o come dipendente) oppure ricerca accademica. Le grandi aziende ricercano ingegneri (senza scomodare ingegneri matematici, ingegneri fisici/nucleari) per fare ricerca e sviluppo e la maggior parte della forza lavoro in quel settore é composto da laureati in ingegneria, da ENI ad STM.
Per quanto riguarda la ricerca svolta nelle università i campi di ricerca sono estremamente vasti e con i nuovi corsi di laurea in ingegneria matematica e fisica (e relativi dottorati) vengono coperte aree squisitamente scientifiche, teoriche, ma di forte interesse ingegneristico. In verità questa tendenza iniziò con ingegneria chimica, nucleare e con civile o ambientale (in questo caso nei confronti del settore scientifico GEO/05).
Del resto fino a non molti anni fa in pochi avrebbero pensato che un CdL di un politecnico potesse essere basato sulla fisica teorica, mentre oggi é realtà. E lo stesso discorso sull'offerta formativa in scienze matematiche in una facoltà di ingegneria.
Non proseguo con i vari premi nobel di estrazione ingegneristica come quello per la fisica di poche settimane fa o Natta, unico in Italia per la chimica...
Non sto dicendo che certe materie non siano fatte bene a matematica e fisica. L'esame di meccanica razionale anche ad ingegneria viene chiamato fisica matematica o meccanica analitica in molti casi. Visto che fai questo esempio entro nello specifico. Ad ingegneria civile e navale ti becchi due moduli di fisica matematica più la parte squisitamente applicativa di meccanica dei solidi. In questi due corsi ingegneristici tradizionali i moduli di "fisica matematica" vengono fatti molto bene dal punto di vista metodologico perché rappresentano la base teorica di quello che verrà affrontato, appunto, in meccanica dei solidi e delle strutture. Nell'esame scritto solitamente vengono chiesti gli esercizi, mentre l'orale é dedicato alla dimostrazione dei teoremi. Quindi non sto dicendo che un ingegnere "tradizionale" vedrà tutti i corsi con il massimo standard di rigore, ma quelli alla base del proprio campo di applicazione senza alcun dubbio.
Un esame di elettrotecnica ad esempio sarà fatto molto bene ad ingegneria elettrica ed elettronica mentre avrà un taglio decisamente impiantistico a civile. Non é tutto bianco e nero nei corsi di ingegneria. Dipende cosa stiamo considerando e il CdL specifico.
@Intermat
Un ingegnere meccanico non si abbasserà a simili semplificazioni in fisica tecnica, meccanica applicata alla macchine e meccanica teorica ed applicata (giusto per citare alcuni esami base) . Detto questo é ovvio che in molte materie ingegneristiche pure un dato fenomeno o formalismo sarà dato per buono visto che in molti casi non rappresenterà l'oggetto del corso. In altri casi invece si approfondiranno argomenti simili ma su scale differenti. In un esame di acquedotti difficilmente verrà esposta la teoria dei profili di rigurgito e del risalto che vedi in meccanica dei fluidi, ad esempio.
Sul fatto dei costi nella progettazione di un prodotto non metto in dubbio la sua importanza. Posso condividere il fatto che questo argomento sarà caro ad un gestionale oppure ad un meccanico nell'orientamento produzione, ma da li a dire che nei cinque anni verrà affrontato seriamente il problema ce ne passa. Ogni prodotto é condizionato da una marea di variabili e solo caso per caso é possibile creare una strategia seria di pianificazione e contenimento dei costi (e comunque in azienda). Un ingegnere aerospaziale nella professione si scontrerà con questo tipo di vincoli ma se guardate i programmi degli insegnamenti nei 5 anni di studio (anche delle sole materie ingegneristiche più applicative) capirete cosa intendevo dire in precedenza. Senza considerare il fattore sicurezza, legato ad una giunga di normative che verranno studiate nella professione e in rari casi viste di sfuggita in un esame a scelta.
Capitolo ricerca. Un laureato in ingegneria una volta terminati gli studi deciderà cosa fare. Professione (libera o come dipendente) oppure ricerca accademica. Le grandi aziende ricercano ingegneri (senza scomodare ingegneri matematici, ingegneri fisici/nucleari) per fare ricerca e sviluppo e la maggior parte della forza lavoro in quel settore é composto da laureati in ingegneria, da ENI ad STM.
Per quanto riguarda la ricerca svolta nelle università i campi di ricerca sono estremamente vasti e con i nuovi corsi di laurea in ingegneria matematica e fisica (e relativi dottorati) vengono coperte aree squisitamente scientifiche, teoriche, ma di forte interesse ingegneristico. In verità questa tendenza iniziò con ingegneria chimica, nucleare e con civile o ambientale (in questo caso nei confronti del settore scientifico GEO/05).
Del resto fino a non molti anni fa in pochi avrebbero pensato che un CdL di un politecnico potesse essere basato sulla fisica teorica, mentre oggi é realtà. E lo stesso discorso sull'offerta formativa in scienze matematiche in una facoltà di ingegneria.
Non proseguo con i vari premi nobel di estrazione ingegneristica come quello per la fisica di poche settimane fa o Natta, unico in Italia per la chimica...
Lo psicologo non lo vuole nessuno?
p.s. è bellissima la teoria della pizza

p.s. è bellissima la teoria della pizza
Chiedo scusa per la digressione amena ma, anche se in modo scherzoso, questa citazione può illustrare le differenze di approccio tra un ingegnere ed un fisico (manca il matematico, ma in compenso c'è uno psicologo
). Nel suo libro "Paura della fisica", il fisico Lawrence Krauss, racconta questa storiella:
Ora...qualche azienda preferisce l'approccio dell'ingegnere, qualcun'altra quella del fisico

Un fisico, un ingegnere e uno psicologo furono chiamati per una consulenza in una fattoria dove la
produzione di latte era al di sotto della media. A ciascuno fu dato il tempo di esaminare i dettagli del
problema prima di presentare la propria relazione.
Il primo a essere interpellato fu l'ingegnere, che disse: "La dimensione dei recinti per i bovini dovrebbe
essere ridotta. Il rendimento potrebbe aumentare se le mucche fossero disposte in modo più compatto,
con un volume netto di 7,5 $m^3$ a disposizione di ciascun animale. Inoltre, il diametro delle condutture
per il latte dovrebbe essere aumentato del 4%, per consentire un aumento del flusso medio durante i
periodi di mungitura".
La seconda relazione fu quella dello psicologo, il quale propose: "Gli interni della stalla dovrebbero
essere tinteggiati in verde, un colore più piacevole del marrone e che dovrebbe agevolare un incremento
nel flusso del latte. Inoltre, sarebbe bene piantare più alberi nei prati, per movimentare il paesaggio che
si offre ai bovini mentre brucano l'erba e ridurre loro la noia".
Da ultimo fu convocato il fisico. Questi chiese una lavagna e disegnò un cerchio. Quindi cominciò:
"Assumiamo che la mucca sia una sfera...".
Ora...qualche azienda preferisce l'approccio dell'ingegnere, qualcun'altra quella del fisico

"civamb":
A mio parere in questo forum c'è un'idea distorta sulla laurea in ingegneria. Quanto hai descritto sarà caso mai la differenza tra fare ricerca in una determinata materia e lavorare in una grande industria. A livello formativo non è come dici, un ingegnere aeronautico saprà non solo meglio di qualunque altro la meccanica del volo (esami e settori di ricerca esclusivi di aeronautica e aerospaziale) e quindi il perchè un aereo può volare ed in quali condizioni, ma studierà anche in modo approfondito le teorie fisico matematiche che sono alla base del suo campo di applicazione. Cioè aerodinamica, meccanica del volo, aeroelasticità e fluidodinamica in generale.
Non dubito che sappia argomenti avanzati di fisica o matematica, ma la differenza sta nel come gli vengono presentati e a cosa gli serviranno poi nel futuro (la forma mentis di cui parlavo prima).
Un ingegnere studia analisi perchè la usa, gli interessano i campi con applicazioni "reali" e non ragionamenti astratti. Un matematico invece la studia dal punto di vista teorico, quasi fine a se stessa (in realtà poi viene usata in molti altre branche, ma non è con questo fine che viene presentata).
Puoi sempre dire che analisi non è un esempio calzante perchè è matematica e un matematico si specializza in quello. Prendiamo dunque un insegnamento tipo fisica. Un ingegnere apprenderà la fisica per quello che gli serve poi metterla in pratica negli ambiti ingegneristici, non interessandosi delle disquisizioni più teoriche (ad esempio nessuna discussione filosofica/astratta sulla conservazione dell'energia, la si prende come dato di fatto e la si usa). Un matematico studierà la fisica dal punto di vista più astratto, andando a cercare di capire la struttura matematica che sta sotto alla fisica, in modo da elevarla ad una notazione rigorosa (forse il concetto è però troppo influenzato dalla fisica matematica).
Ti faccio un esempio ancora più concreto, basato direttamente sulla mia esperienza (in base al confronto con un amico ingegnere)
Prendi meccanica razionale insegnata ad ingegneria e a matematica (dove si chiama alternativamente meccanica classica, meccanica analitica o fisica matematica). Ad ingegneria si da un taglio molto pratico alla materia, puntando alla risoluzione di problemi reali con strumenti matematici avanzati. A matematica (e a fisica), si studia la materia ponendo l'enfasi sull'astrazione matematica, sulle differenze riguardanti le strutture matematiche e in generale ad elevare il livello di presentazione degli argomenti rispetto a fisica I, per studiarli meglio e in modo più completo dal punto di vista teorico.
"civamb":
Il discorso economico (5 crediti di economia su 300 totali) è legato all'industria ma durante il percorso formativo è irrilevante.
Penso di essermi espresso male, come costo non intendo solo quello direttamente economico (che poi è quello preponderante in ambito lavorativo, e ad esso si rifanno tutti direttamente), ma intendo anche altri tipi di costi, quali il tempo (di progettazione, di costruzione fisica e di uso), la deperibilità (se costruisco un motore bellissimo ed efficentissimo al quale però bisogna cambiare tutti pistoni dopo una settimana di funzionamento, non penso che sia proprio un buon progetto), la difficoltà di riparazione e di modifica (se per cambiare una lampadina dovessi ricablare tutta la stanza, sarebbe abbastanza problematico), e la reperibilità dei materiali (non posso usare l'iridio per fare le carrozzerie delle automobili a causa del suo costo - tralasciando il fatto che farebbe abbastanza schifo per la sua durezza, anche se ha ottime capacità di resistenza alla corrosione chimica).
Civamb però non puoi negare che nei corsi di ingegneria si approssimano molte cose e non si è così precisi come negli omonimi corsi di fisica e matematica. In un corso che ho seguito con un prof. ingegnere meccanico lui invece che dire che un elettrone sale di livello energetico dice che l'atomo sale di livello energetico perchè "tanto a noi non interessa il dettaglio fisico". SIcuramente un ingegnere può fare ricerca ma teoricamente non sarebbe proprio quello il suo scopo tranne che in alcuni settori. Inoltre lo stesso professore diceva esattamente quanto tu dici non sia vero: un ingegnere meccanico/elettronico/aerospaziale deve tenere fortemente in considerazione il costo di ciò che progetta e questo deve essere chiaro sin dai tempi dell'università. Poi, che un ing. aerospaziale possa essere molto preparato nel suo campo e possa fare ricerca per far progredire quella tecnologia nessuno lo mette in dubbio.
A mio parere in questo forum c'è un'idea distorta sulla laurea in ingegneria. Quanto hai descritto sarà caso mai la differenza tra fare ricerca in una determinata materia e lavorare in una grande industria. A livello formativo non è come dici, un ingegnere aeronautico saprà non solo meglio di qualunque altro la meccanica del volo (esami e settori di ricerca esclusivi di aeronautica e aerospaziale) e quindi il perchè un aereo può volare ed in quali condizioni, ma studierà anche in modo approfondito le teorie fisico matematiche che sono alla base del suo campo di applicazione. Cioè aerodinamica, meccanica del volo, aeroelasticità e fluidodinamica in generale. Il discorso economico (5 crediti di economia su 300 totali) è legato all'industria ma durante il percorso formativo è irrilevante.
La formazione tecnica in senso stretto la troverete solo nell'esame di macchine e disegno.
La formazione tecnica in senso stretto la troverete solo nell'esame di macchine e disegno.
Da quello che posso dirti per la mia esperienza personale, il problema a livello di percezione è che un ingegnere è visto come una persona che sa molte cose a livello tecnico (meccanica, elettrotecnica, elettronica, informatica, economia) mentre un matematico o un fisico in pochi sanno cosa facciano.
Oltre a livello di come sono percepiti dall'esterno, c'è anche una forte differenza nella forma mentis.
Un ingegnere è molto pragmatico, punta all'ottimizzazione del costo e del rendimento.
Un fisico e un matematico invece tendono ad astrarre, a cercare strutture più generiche e a studiare le cose da un punto di vista anche più speculativo.
Ad esempio, prendi la meccanica. Ad un ingegnere aeronautico (supersemplificando) interesserà sapere quello che gli basta per far volare il suo aeroplanino, cercando di massimizzare la velocità per consumo, la portata massima di massa e di diminuire i costi.
Un fisico invece si farà domande più speculative cercando di capire il perchè delle cose, trattando lo stesso fenomeno da punti di vista differenti e introducendo vari formalismi per farlo, per giungere ad una descrizione teorica sempre più generale e completa.
Un matematico va oltre, egli infatti cerca strutture matematiche nelle rappresentazioni modellistiche dei fenomeni meccanici da usare per dettagliarlo nel modo più elegante e raffinato possibile (astraendo nel processo).
Questo non implica che un matematico o un fisico non possano lavorare in modo più tecnico, ma la differenza è il modo di vedere le cose che gli viene insegnato (poi bisogna comunque vedere quanto lo studente si faccia influenzare e dai suoi preconcetti
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Oltre a livello di come sono percepiti dall'esterno, c'è anche una forte differenza nella forma mentis.
Un ingegnere è molto pragmatico, punta all'ottimizzazione del costo e del rendimento.
Un fisico e un matematico invece tendono ad astrarre, a cercare strutture più generiche e a studiare le cose da un punto di vista anche più speculativo.
Ad esempio, prendi la meccanica. Ad un ingegnere aeronautico (supersemplificando) interesserà sapere quello che gli basta per far volare il suo aeroplanino, cercando di massimizzare la velocità per consumo, la portata massima di massa e di diminuire i costi.
Un fisico invece si farà domande più speculative cercando di capire il perchè delle cose, trattando lo stesso fenomeno da punti di vista differenti e introducendo vari formalismi per farlo, per giungere ad una descrizione teorica sempre più generale e completa.
Un matematico va oltre, egli infatti cerca strutture matematiche nelle rappresentazioni modellistiche dei fenomeni meccanici da usare per dettagliarlo nel modo più elegante e raffinato possibile (astraendo nel processo).
Questo non implica che un matematico o un fisico non possano lavorare in modo più tecnico, ma la differenza è il modo di vedere le cose che gli viene insegnato (poi bisogna comunque vedere quanto lo studente si faccia influenzare e dai suoi preconcetti
