La maschera
salve per favore potreste dare un parere sulla mia tesina "la maschera" ecco le materie: italiano-pirandello, filosofia-shopenauer e freud , inglese-oscar wild, latino-petronio o qualcun altro, storia????? , latino classico??????? e divina commedia????????? grazie in anticipo
Risposte
con storia potresti collegare il fascismo ovvero:
BENITO MUSSOLINI L’AVVENTO DEL FASCISMO
Il fascismo nacque in Italia in una situazione politica ed economica particolare. Il paese si ritrovava distrutto dalla guerra e sommerso dai debiti, gli agricoltori trovarono i campi incolti, e molti operai rimasero senza lavoro perché la maggior parte delle fabbriche era chiusa per mancanza di materie prime.
In questo clima di incertezza e malcontento generale, si fece avanti Benito Mussolini, un giornalista poi entrato in politica, che formò a Milano un’associazione chiamata Fasci di combattimento. In poco tempo vi aderirono numerose persone, convinte che solo l’ordine, l’autorità e la forza avrebbero potuto porre rimedio alle difficoltà del momento. I Fasci di combattimento erano chiamati anche Camicie Nere, dal colore della divisa.
Nel giro di pochi anni il fascismo assunse il potere assoluto in Italia. Il programma iniziale dei fasci, fondati da Mussolini nel 1919 era inizialmente repubblicano e anticlericale, con richieste democratiche (suffragio alle donne, abbassamento età pensionabile, riduzione orario di lavoro), ma si trattava in realtà di un programma falso, basato solo sul tentativo di ottenere consenso attraverso facili promesse, impossibili da mantenere. Il movimento fascista inizialmente mantenne un ruolo marginale nella politica italiana, ma in breve tempo assunse carattere sempre più aggressivo: sorsero le squadre d’azione fasciste, contrarie al socialismo. Le squadre erano composte soprattutto da giovani che si muovevano da un borgo all’altro di notte, distruggendo case, circoli, cooperative e intimidendo i militanti sindacali e politici. In breve tempo il fascismo salì al potere, favorito soprattutto:
• dall’appoggio della borghesia, che vi vedeva la forza che avrebbe sconfitto il movimento socialista;
• dalla crisi del sistema liberale;
• dalle debolezze all’interno del movimento socialista.
Inoltre, dalla fine della guerra nei successivi quattro anni, si erano susseguiti sei diversi governi, in quanto nessuno era più riuscito a governare con maggioranze stabili. Mussolini si inserì facilmente in questo contesto, trasformando il movimento dei fasci in Partito nazionale fascista, con un programma che esaltava la nazione e la competizione fa gli stati, proponeva la privatizzazione di molti settori gestiti dallo Stato e il divieto di sciopero negli esercizi pubblici.
Intanto il movimento socialista si indeboliva, divedendosi in due blocchi:
1. il partito comunista d’Italia;
2. il partito socialista unitario, formato dai riformisti e con segretario Matteotti.
Marcia su Roma e il primo governo
Nell’ottobre 1922 i fascisti organizzarono la marcia su Roma e il sovrano Vittorio Emanuele III si piegò i fronte alle armi e convocò Mussolini, affidandogli l’incarico di formare un nuovo ministero. Il 16 novembre Mussolini presentò il suo governo al parlamento.
I primi provvedimenti furono volti a consolidare il suo potere: fece approvare una legge che consentiva al governo di legiferare attraverso decreti, sottraendo autorità al parlamento; limitò la libertà di stampa. La stabilità del suo governo era però sempre minacciata. Decise quindi di guadagnare consensi nel mondo cattolico con alcuni provvedimenti contenuti nella riforma Gentile (istruzione obbligatoria della religione nella scuole elementari). Infine fece approvare una nuova legge elettorale (legge Acerbo) basata sul principio maggioritario: chi avesse ottenuto la maggioranza dei voti, avrebbe avuto i 2/3 dei seggi.
Alle elezioni del '23 il partito fascista si presentò all’interno di una lista nazionale (il “listone”), di cui facevano parte fascisti, nazionalisti, cattolici e liberali. Gli antifascisti si presentarono in ordine sparso.
Il listone ottenne un grande suffisso, e Mussolini poteva quindi contare su una maggioranza.
Dopo le elezioni, quando Matteotti esordì con un discorso in cui denunciava i brogli e le violenze elettorali, egli fu rapito da una squadra fascista e ucciso.
La dittatura fascista ('25 in poi)
Dopo le elezioni, il regime fascista assunse la posizione di regime totalitario a partito unico (gli altri partiti furono dichiarati illegali). Anche se si trattava di un totalitarismo imperfetto (non fu abolito lo Statuto Albertino, si riconosceva la presenza della chiesa e lo Stato non interveniva nell’economia). Furono approvate le leggi fascistissime (o leggi Rocco), con il quale il capo del governo era responsabile solo di fronte al re, il potere del parlamento viene subordinato al governo, vengono abolite le principali libertà, le associazioni e i sindacati.
Viene riformato il sistema elettorale, che diventa come un referendum (si può votare SI o NO ad una lista di candidati).
Il principio di Mussolini era quello dello Stato al primo posto, anche se è necessario sacrificare la libertà e il benessere degli individui.
Abolendo i sindacati, inaugura il corporativismo, creando delle corporazioni tipo quelle di arti e mestieri medioevali, con le quali cercava di evitare conflitti sociali. Nelle scuole divenne obbligatorio l’insegnamento delle nozioni della cultura fascista e tutti i giovani furono organizzati in associazioni di stampo militare: i Figli della Lupa radunavano i bambini dai 6 agli 8 anni, mentre i ragazzini dagli 8 ai 14 anni si dividevano tra le Piccole Italiane e i Balilla. Queste associazioni, che furono poi raggruppate nella Gioventù italiana del Littorio (GIL), impartivano ai giovani un addestramento di tipo militare, che prevedeva molti esercizi fisici. Tutte le feste pubbliche, la parate ufficiali, le gare sportive, le mostre e i raduni diventarono l’occasione per esaltare e festeggiare il fascismo.
Mussolini promosse poi una forte propaganda attraverso la radio e i giornali. I suoi slogan, come “credere, obbedire, combattere” o “meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora”, venivano ripetuti all’infinito. Per poter controllare i lavoratori, il Duce organizzò non solo il loro tempo lavorativo, ma anche quello libero: creò circoli ricreativi come le Case del Fascio, e istituì le colonie estive per i bambini più poveri.
Cercò di mantenere buoni rapporti con la chiesa e nel '29 firmò i Patti Lateranensi,
formati da:
• trattato, riconosceva la sovranità del papa sul territorio Vaticano;
• concordato, regolava i rapporti tra Stato e chiesa;
• convenzione finanziaria, risarcimento al papa per le terre espropriate.
Politica economica
La politica economica del fascismo attraversò diverse fasi. Inizialmente, tra il '22 e il '25 fu basata sul liberismo economico, quindi libera iniziativa economica e riduzione della spesa pubblica. Il risultato fu una fase di intenso sviluppo economico, anche se restava irrisolto il problema della stabilizzazione della lira.
Ciò comportò una svolta, attuata da Mussolini nel '26, spinta dall’emergere di alcune difficoltà economiche causate soprattutto da una continua svalutazione della moneta nazionale. Egli decise così la rivalutazione della lira. La manovra ottenne risultati positivi, l’inflazione fu limitata e cessò la speculazione contro la lira.
Il fascismo, con il suo intervenire massicciamente nella vita economica del paese, assunse la forma di dirigismo economico e di stato assistenziale, grazie alla creazione di enti pubblici assistenziali.
L’operazione più importante fu la creazione, nel '33, dell’Iri, ente pubblico che, per impedirne la rovina, acquisì la proprietà delle maggiori banche italiane, lo stato divenne così il proprietario di molte imprese prima private.
Politica coloniale
La dittatura fascista si prefisse l’obiettivo di consolidare i possedimenti italiani in Africa, indeboliti con la grande guerra. Si trattava quindi di riconquistare gran parte della Libia, della Somalia e l’Eritrea. Questa impresa può essere definita “ricerca di un posto al sole”, in quanto vi erano motivi di prestigio internazionale (far conoscere l’Italia come potenza di primo piano), motivi di carattere economico (stimolare la produzione industriale ridurre l’occupazione) e di politica interna (l’espansione coloniale era vista come mezzo per consolidare il consenso). Nell’ottobre del '35 iniziò l’invasione dell’Etiopia, che si concluse dopo pochi mesi, con la fondazione dell’impero dell’Africa orientale italiana.
L’obiettivo di guadagnare consensi fu pienamente raggiunto, ma la Società delle Nazioni condannò l’Italia a sanzioni economiche, che però non furono gravose.
La seconda guerra mondiale e la caduta del fascismo
Nel 1939 Mussolini decise di stringere ancora di più la sua alleanza con Hitler, perché era convinto che, al suo fianco, l’Italia avrebbe potuto diventare una grande potenza. Firmò quindi con la Germania nazista il Patto d’Acciaio, che prevedeva aiuto reciproco in caso di guerra. Nel 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, Mussolini fu colto di sorpresa, e decise di non entrare in guerra. Poi però, accorgendosi dei rapidi successi riportati da Hitler, temette di rimanere escluso dai benefici della vittoria e, il 10 giugno 1940, dichiarò l’entrata in guerra dell’Italia, a fianco della Germania.
La guerra, contrariamente alle speranze del Duce, non finì in pochi mesi. Anzi, si protrasse per tre lunghi anni, durante i quali l’esercito italiano subì dure sconfitte in Grecia e in Africa, oltre che gravi perdite in Russia.
Dopo lo sbarco delle truppe anglo-americane sulle coste della Sicilia (9 luglio 1943), il Gran Consiglio del Fascismo (presieduto dallo stesso Mussolini e composto da alti dirigenti del Partito nazionale fascista e dai presidenti della Camera e del Senato) decise di deporre il duce. Il 25 luglio, il re ordinò il suo arresto e diede l’incarico di formare il governo al maresciallo Pietro Badoglio.
Mussolini fu però liberato dai tedeschi e posto alla guida della Repubblica sociale italiana, o Repubblica di Salò (dal nome della cittadina di Salò, in provincia di Brescia, che era la sede del governo). La Repubblica di Salò era stata costituita dai nazisti per controllare l’Italia settentrionale e contrastare meglio l’avanzata dal Sud Italia degli Alleati.
Il 27 aprile del 1945, Mussolini cercò di scappare in Svizzera, ma fu riconosciuto dai partigiani a Dongo, sul Lago di Como. Catturato, venne giustiziato il 28 aprile 1945. Finiva così, dopo oltre vent’anni di potere, la dittatura fascista.
BENITO MUSSOLINI L’AVVENTO DEL FASCISMO
Il fascismo nacque in Italia in una situazione politica ed economica particolare. Il paese si ritrovava distrutto dalla guerra e sommerso dai debiti, gli agricoltori trovarono i campi incolti, e molti operai rimasero senza lavoro perché la maggior parte delle fabbriche era chiusa per mancanza di materie prime.
In questo clima di incertezza e malcontento generale, si fece avanti Benito Mussolini, un giornalista poi entrato in politica, che formò a Milano un’associazione chiamata Fasci di combattimento. In poco tempo vi aderirono numerose persone, convinte che solo l’ordine, l’autorità e la forza avrebbero potuto porre rimedio alle difficoltà del momento. I Fasci di combattimento erano chiamati anche Camicie Nere, dal colore della divisa.
Nel giro di pochi anni il fascismo assunse il potere assoluto in Italia. Il programma iniziale dei fasci, fondati da Mussolini nel 1919 era inizialmente repubblicano e anticlericale, con richieste democratiche (suffragio alle donne, abbassamento età pensionabile, riduzione orario di lavoro), ma si trattava in realtà di un programma falso, basato solo sul tentativo di ottenere consenso attraverso facili promesse, impossibili da mantenere. Il movimento fascista inizialmente mantenne un ruolo marginale nella politica italiana, ma in breve tempo assunse carattere sempre più aggressivo: sorsero le squadre d’azione fasciste, contrarie al socialismo. Le squadre erano composte soprattutto da giovani che si muovevano da un borgo all’altro di notte, distruggendo case, circoli, cooperative e intimidendo i militanti sindacali e politici. In breve tempo il fascismo salì al potere, favorito soprattutto:
• dall’appoggio della borghesia, che vi vedeva la forza che avrebbe sconfitto il movimento socialista;
• dalla crisi del sistema liberale;
• dalle debolezze all’interno del movimento socialista.
Inoltre, dalla fine della guerra nei successivi quattro anni, si erano susseguiti sei diversi governi, in quanto nessuno era più riuscito a governare con maggioranze stabili. Mussolini si inserì facilmente in questo contesto, trasformando il movimento dei fasci in Partito nazionale fascista, con un programma che esaltava la nazione e la competizione fa gli stati, proponeva la privatizzazione di molti settori gestiti dallo Stato e il divieto di sciopero negli esercizi pubblici.
Intanto il movimento socialista si indeboliva, divedendosi in due blocchi:
1. il partito comunista d’Italia;
2. il partito socialista unitario, formato dai riformisti e con segretario Matteotti.
Marcia su Roma e il primo governo
Nell’ottobre 1922 i fascisti organizzarono la marcia su Roma e il sovrano Vittorio Emanuele III si piegò i fronte alle armi e convocò Mussolini, affidandogli l’incarico di formare un nuovo ministero. Il 16 novembre Mussolini presentò il suo governo al parlamento.
I primi provvedimenti furono volti a consolidare il suo potere: fece approvare una legge che consentiva al governo di legiferare attraverso decreti, sottraendo autorità al parlamento; limitò la libertà di stampa. La stabilità del suo governo era però sempre minacciata. Decise quindi di guadagnare consensi nel mondo cattolico con alcuni provvedimenti contenuti nella riforma Gentile (istruzione obbligatoria della religione nella scuole elementari). Infine fece approvare una nuova legge elettorale (legge Acerbo) basata sul principio maggioritario: chi avesse ottenuto la maggioranza dei voti, avrebbe avuto i 2/3 dei seggi.
Alle elezioni del '23 il partito fascista si presentò all’interno di una lista nazionale (il “listone”), di cui facevano parte fascisti, nazionalisti, cattolici e liberali. Gli antifascisti si presentarono in ordine sparso.
Il listone ottenne un grande suffisso, e Mussolini poteva quindi contare su una maggioranza.
Dopo le elezioni, quando Matteotti esordì con un discorso in cui denunciava i brogli e le violenze elettorali, egli fu rapito da una squadra fascista e ucciso.
La dittatura fascista ('25 in poi)
Dopo le elezioni, il regime fascista assunse la posizione di regime totalitario a partito unico (gli altri partiti furono dichiarati illegali). Anche se si trattava di un totalitarismo imperfetto (non fu abolito lo Statuto Albertino, si riconosceva la presenza della chiesa e lo Stato non interveniva nell’economia). Furono approvate le leggi fascistissime (o leggi Rocco), con il quale il capo del governo era responsabile solo di fronte al re, il potere del parlamento viene subordinato al governo, vengono abolite le principali libertà, le associazioni e i sindacati.
Viene riformato il sistema elettorale, che diventa come un referendum (si può votare SI o NO ad una lista di candidati).
Il principio di Mussolini era quello dello Stato al primo posto, anche se è necessario sacrificare la libertà e il benessere degli individui.
Abolendo i sindacati, inaugura il corporativismo, creando delle corporazioni tipo quelle di arti e mestieri medioevali, con le quali cercava di evitare conflitti sociali. Nelle scuole divenne obbligatorio l’insegnamento delle nozioni della cultura fascista e tutti i giovani furono organizzati in associazioni di stampo militare: i Figli della Lupa radunavano i bambini dai 6 agli 8 anni, mentre i ragazzini dagli 8 ai 14 anni si dividevano tra le Piccole Italiane e i Balilla. Queste associazioni, che furono poi raggruppate nella Gioventù italiana del Littorio (GIL), impartivano ai giovani un addestramento di tipo militare, che prevedeva molti esercizi fisici. Tutte le feste pubbliche, la parate ufficiali, le gare sportive, le mostre e i raduni diventarono l’occasione per esaltare e festeggiare il fascismo.
Mussolini promosse poi una forte propaganda attraverso la radio e i giornali. I suoi slogan, come “credere, obbedire, combattere” o “meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora”, venivano ripetuti all’infinito. Per poter controllare i lavoratori, il Duce organizzò non solo il loro tempo lavorativo, ma anche quello libero: creò circoli ricreativi come le Case del Fascio, e istituì le colonie estive per i bambini più poveri.
Cercò di mantenere buoni rapporti con la chiesa e nel '29 firmò i Patti Lateranensi,
formati da:
• trattato, riconosceva la sovranità del papa sul territorio Vaticano;
• concordato, regolava i rapporti tra Stato e chiesa;
• convenzione finanziaria, risarcimento al papa per le terre espropriate.
Politica economica
La politica economica del fascismo attraversò diverse fasi. Inizialmente, tra il '22 e il '25 fu basata sul liberismo economico, quindi libera iniziativa economica e riduzione della spesa pubblica. Il risultato fu una fase di intenso sviluppo economico, anche se restava irrisolto il problema della stabilizzazione della lira.
Ciò comportò una svolta, attuata da Mussolini nel '26, spinta dall’emergere di alcune difficoltà economiche causate soprattutto da una continua svalutazione della moneta nazionale. Egli decise così la rivalutazione della lira. La manovra ottenne risultati positivi, l’inflazione fu limitata e cessò la speculazione contro la lira.
Il fascismo, con il suo intervenire massicciamente nella vita economica del paese, assunse la forma di dirigismo economico e di stato assistenziale, grazie alla creazione di enti pubblici assistenziali.
L’operazione più importante fu la creazione, nel '33, dell’Iri, ente pubblico che, per impedirne la rovina, acquisì la proprietà delle maggiori banche italiane, lo stato divenne così il proprietario di molte imprese prima private.
Politica coloniale
La dittatura fascista si prefisse l’obiettivo di consolidare i possedimenti italiani in Africa, indeboliti con la grande guerra. Si trattava quindi di riconquistare gran parte della Libia, della Somalia e l’Eritrea. Questa impresa può essere definita “ricerca di un posto al sole”, in quanto vi erano motivi di prestigio internazionale (far conoscere l’Italia come potenza di primo piano), motivi di carattere economico (stimolare la produzione industriale ridurre l’occupazione) e di politica interna (l’espansione coloniale era vista come mezzo per consolidare il consenso). Nell’ottobre del '35 iniziò l’invasione dell’Etiopia, che si concluse dopo pochi mesi, con la fondazione dell’impero dell’Africa orientale italiana.
L’obiettivo di guadagnare consensi fu pienamente raggiunto, ma la Società delle Nazioni condannò l’Italia a sanzioni economiche, che però non furono gravose.
La seconda guerra mondiale e la caduta del fascismo
Nel 1939 Mussolini decise di stringere ancora di più la sua alleanza con Hitler, perché era convinto che, al suo fianco, l’Italia avrebbe potuto diventare una grande potenza. Firmò quindi con la Germania nazista il Patto d’Acciaio, che prevedeva aiuto reciproco in caso di guerra. Nel 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, Mussolini fu colto di sorpresa, e decise di non entrare in guerra. Poi però, accorgendosi dei rapidi successi riportati da Hitler, temette di rimanere escluso dai benefici della vittoria e, il 10 giugno 1940, dichiarò l’entrata in guerra dell’Italia, a fianco della Germania.
La guerra, contrariamente alle speranze del Duce, non finì in pochi mesi. Anzi, si protrasse per tre lunghi anni, durante i quali l’esercito italiano subì dure sconfitte in Grecia e in Africa, oltre che gravi perdite in Russia.
Dopo lo sbarco delle truppe anglo-americane sulle coste della Sicilia (9 luglio 1943), il Gran Consiglio del Fascismo (presieduto dallo stesso Mussolini e composto da alti dirigenti del Partito nazionale fascista e dai presidenti della Camera e del Senato) decise di deporre il duce. Il 25 luglio, il re ordinò il suo arresto e diede l’incarico di formare il governo al maresciallo Pietro Badoglio.
Mussolini fu però liberato dai tedeschi e posto alla guida della Repubblica sociale italiana, o Repubblica di Salò (dal nome della cittadina di Salò, in provincia di Brescia, che era la sede del governo). La Repubblica di Salò era stata costituita dai nazisti per controllare l’Italia settentrionale e contrastare meglio l’avanzata dal Sud Italia degli Alleati.
Il 27 aprile del 1945, Mussolini cercò di scappare in Svizzera, ma fu riconosciuto dai partigiani a Dongo, sul Lago di Como. Catturato, venne giustiziato il 28 aprile 1945. Finiva così, dopo oltre vent’anni di potere, la dittatura fascista.